LAROMA24.IT (Federico Baranello) – “Inferno a Trigoria” è il titolo del Corriere dello Sport all’indomani della contestazione avvenuta il 24 settembre 2000 per l’eliminazione dalla Coppa Italia, al primo turno, ad opera dell’Atalanta.
Il 17 Settembre la Roma non va oltre l’1 a 1 in casa contro gli “Orobici”. Il ritorno, fissato per il 22 di Settembre, va anche peggio: 4 a 2 per i padroni di casa e i giallorossi fuori dalla Coppa Nazionale. Complice la delusione per la precedente annata, acuita dal successo di coloro che a Formello hanno il quartier generale, monta la contestazione. Il termometro della piazza aveva segnato già dei picchi molto alti in occasione dell’addio al calcio del “Principe” Giannini a maggio: contestazione, invasione di campo e sospensione della gara d’addio.
Il 24 settembre un migliaio circa di tifosi fissano l’appuntamento a Trigoria per esprimere il loro malcontento. La protesta comincia assume toni decisamente forti. Vengono danneggiate le auto di Assunçao, Zago, Montella e Poggi. Anche l’auto di Cafu viene presa a calci e pugni. Nella sua auto ci sono anche i figli e lui ne rimane terrorizzato tanto da meditare di lasciare la Capitale.
Arrivano le pattuglie di Polizia e Carabinieri.
Intorno alle 17,30 i tifosi vengono fatti entrare per assistere agli allenamenti dalle tribune di Trigoria. Gli striscioni recitano: “Noi l’amore, voi il disonore” e “Senza palle, senza core, di Roma il disonore”. Solo Totti e Batistuta si salvano dagli insulti, per gli altri il classico coro “Andate a lavorare” oltre a svariati inviti a tirare fuori…il carattere.
Totti, anche in risposta all’allenatore Capello che in qualche modo accusa la squadra, dichiara che “Le responsabilità vanno divise al 50% tra noi e l’allenatore. L’unico incolpevole è Sensi”. La stagione che risulterà poi trionfale inizia davvero male. Nel numero di Ottobre 2000 della rivista
“La Roma”, mensile ufficiale dell’ As Roma, nell’analizzare la partita conclude: ”Se è vero che non tutti i mali vengono per nuocere, speriamo che sia servito da monito….”.
Con il senno di poi quasi una profezia.