CALCIOCATANIA.COM (Salvatore Giovanni Emanuele) – Per il Popolo Rossazzurro, il 25 aprile, da ormai vent’anni, rappresenta il giorno della rivalsa, della rinascita, della liberazione dall’incubo materializzatosi il 31 luglio 1993. Dal declassamento in Eccellenza alla polvere dei dilettanti; dalle ingiustizie patite per mano del ‘Palazzo’ alla dolorosa perdita del Presidentissimo Angelo Massimino avvenuta il 4 marzo 1996; dall’amaro spareggio di Avellino contro la Turris alle quattro stagioni di fila in C2. Cinque anni di sofferenza per ritornare lì, in quella terza serie, sottratta con fin troppa leggerezza al Cavaliere e a tutta la città di Catania. Una promozione sofferta, desiderata come l’acqua nel deserto, sancita da una delle partite più significative dell’intera storia dell’Elefante. Il Catania aveva conquistato sul campo ciò che gli era stato tolto ingiustamente nelle aule dei tribunali. Per buona pace dei potenti.
L’URLO AL 92′
Il libro dei ricordi è aperto, come un cuore quando parla d’amore. Le immagini ritagliate dai giornali del tempo, dal quotidiano cittadino “La Sicilia”, sono conservate con attenzione estrema, come se fossero delle reliquie. Sono frame visti e rivisti, la cui vista fa sognare ancora. Venticinque aprile 1999 è il giorno di Catania contro Messina, nuovamente a dividersi il campo per la quarta volta in stagione. I tre precedenti hanno visto un solo risultato al termine dei tempi regolamentari, lo 0 a 0. Zero a zero nella gara di andata del 13 dicembre 1998, quando dalla gradinata centrale del “Celeste” piovvero centinaia di magliette rossazzurre; doppio zero a zero anche nel doppio confronto in Coppa Italia di Serie C, disputato fra febbraio e marzo, concluso con la vittoria dei peloritani al termine della lotteria dei rigori. Nessuna rete in trecento minuti di battaglia. Il quarto faccia a faccia è quello decisivo: in palio c’è la vetta del girone C di Serie C2. In campo prima (il Catania) contro seconda (il Messina) con un distacco di appena due punti. Gara aspra, per uomini veri: Passiatore contro Torino, Marziano contro Scaringella, Monaco contro Bertoni, Bifera contro Manitta. E ancora: Brutto contro Del Nevo, Furlanetto contro Corino, Tarantino contro Milana. Alla fine, al minuto 92, ad evitare il quarto 0 a 0 della serie, fu un attaccante sardo servito splendidamente dal miglior cross mancino mai fatto da un terzino destro romano. I loro nomi? È inutile scriverli, perché sono scolpiti nel cuore e nella mente di chi era presente quel giorno nella fornace del Cibali. Vinse il Catania di Piero Cucchi, all’ennesima promozione da allenatore. I suoi calciatori, che sgomitavano nella vecchia Serie C2, divennero eroi tra sudore e sangue, con umiltà ed attaccamento alla maglia, con volontà e spirito di sacrificio, tutte qualità che permettono di annullare i limiti tecnici ‘imposti’ dalla categoria. Dopo vent’anni tondi tondi i loro nomi sono ancora freschi, freschissimi, come se fossero passati venti giorni. Catania onora chi combatte per la sua maglia. Catania non dimentica e ringrazia. Grazie ragazzi, gladiatori su prato verde. Eroi di ieri, eroi di oggi, eroi immortali.
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