GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Nessun dubbio: ha vinto la squadra migliore
E’ il 3 Giugno del 2001 e lo Stadio Bentegodi assiste ad un trionfo atteso e poco prevedibile. I 15.000 tifosi accorsi per l’occasione, festeggiano la storica promozione in A della seconda squadra di Verona, quella cresciuta nel quartiere di Chievo, alle porte della città scaligera.
Artefice del miracolo sportivo, è un allenatore friulano con un passato da calciatore in molte piazze d’Italia e con una idea di calcio semplice e innovativa. Il 4-4-2 è il suo mantra, le ali sono la sua spinta, la solidità difensiva la sua certezza. In quella stagione 2000/01, arriverà un terzo posto finale in serie cadetta, condito da 70 punti e 19 partite vinte.
Dopo quel successo sulla Salernitana, rimanevano soltanto tre mesi per preparare lo storico esordio nella mitica Serie A di inizio millennio.
Il passaggio sarebbe stato traumatico, pensavano in molti. Normale per una squadra di provincia, quasi di quartiere. E poi il Chievo la sua vittoria più grande l’aveva ottenuta l’anno precedente, grazie ad una gestione oculata che aveva portato a risultati poco prevedibili. Bisognava godersi quella nuova sfida e, magari, sperare in qualcosa di buono.
E così, il 26 Agosto del 2001, in un Franchi voglioso di protesta nei confronti della dirigenza, la truppa del baffuto Delneri si trovò a giocarsi la sua prima partita in massima serie, contro la Fiorentina di Mancini.
Sarà un incontro quasi a senso unico, con Corini e compagni guidati dalla fame di vittoria e da un gioco semplice, veloce e pulito. Ci penserà un certo Simone Perrotta a siglare il primo storico gol, dopo appena cinque minuti: palla di Eriberto per Corradi, cross sulla fascia opposta per l’accorrente Manfredini, tiro al volo dell’ala italo-ivoriana e rete del centrocampista calabrese.
I viola, per l’occasione vestiti con una casacca bianco rossa (scelta dovuta ai 75 anni di vita del club), stenteranno a riprendere un ritmo partita accettabile. I veneti ne approfitteranno, invece. Corradi colpirà un montante alto, dopo un tiro di prima su passaggio dell’inarrestabile Eriberto; nella ripresa, poi, darà inizio al raddoppio gialloblu, che arriverà grazie alla rapidità di Marazzina, veloce e scaltro a bruciare la difesa toscana dopo una respinta del palo sul tiro del solito Corradi.
Il Chievo Verona la vincerà quella prima partita in A, sfiorando il titolo di campione d’inverno a Dicembre. Il miracolo sportivo, poi, si compirà con un quinto posto finale che significava qualificazione UEFA, a meno uno dalla zona Champions.
Una squadra costruita con sapienza e negli anni, fondata su colonne come il portiere Lupatelli, i terzini Lanna e Moro, gli arcigni centrali D’Anna e D’Angelo, il geometrico Corini, l’uomo dai mille inserimenti di nome Perrotta, i velocissimi Eriberto e Manfredini, gli affamati Corradi e Marazzina.