GLIEROIDELCALCIO.COM – “Con Facchetti, Cabrini e Maldini è considerato uno dei più grandi interpreti, se non il più grande, del ruolo di terzino sinistro in Italia. Per anni, provando a spiegare lo 0-4 azzurro del 1948 contro l’Inghilterra, si disse che quel giorno mancava Maroso, sostituito da Eliani. Il giorno della tragedia di Superga non aveva ancora 24 anni: ma la sua dimensione di fuoriclasse era già nota nel mondo. Giocava d’anticipo, sempre sulle punte: quasi mai un fallo, mai un’entrata scomposta. Bravo nell’azione offensiva grazie alla sua velocità, all’eleganza e al tocco virtuoso”, così viene descritto Virgilio Maroso nella Treccani “on line” (TRECCANI.IT), e potrebbe bastare per definire questo sfortunato calciatore al pari di tutti coloro che perirono nella tragedia di Superga.
Si, perché Maroso è uno di quei nomi che riecheggia nei cuori granata e non solo, è uno degli Immortali, è uno del Grande Torino. Aveva solo 24 anni quando il 4 maggio del 1949 alle 17:03 quel maledetto Fiat G.212 si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga. Maroso Nacque infatti il 26 giugno del 1925 a Crosara di Marostica in provincia di Vicenza. Un calciatore elegante quindi, al contempo potente ma con una particolare fragilità muscolare che lo costrinse spesso a ricorrere all’infermeria e a lunghi stop, in particolare anche per una mal diagnosticata pubalgia ricorrente.
In granata conta 103 presenze e una rete. L’ultima presenza in campo è del 17 aprile 1949 quando al Filadelfia disputa 19 minuti contro il Modena per poi lasciare causa infortunio. Rimarrà fuori per un po’ di tempo e anche per la trasferta di Lisbona sa di non poter scendere in campo. Ma il suo amore per la squadra e i compagni sarà per lui fatale; si aggregherà comunque. Questo era lo spirito degli IMMORTALI.
La maglia granata di Virgilio Maroso Campionato 1948/49 (Museo di Coverciano – Foto figc.it)