Simonsen: l’unico Pallone d’Oro danese
Salvo errore da parte mia, il Pallone d’Oro a Simonsen dovrebbe essere l’unico caso di un giocatore originario dei paesi nordici che ottiene questo prestigioso riconoscimento.
Simonsen nasce in una famiglia di modeste condizioni economiche a Vejle, nel dicembre del 1952, e a poco più di 10 anni entra a far parte delle giovanili del club cittadino.
Secondo fonti francofone, a 17 anni Simonsen partecipa ad un torneo giovanile a Düsselforf. In quella occasione, il giovane attaccante danese si impone come capocannoniere e come migliore giocatore del torneo. Alla competizione è presente Hennes Weisweiler, allenatore del Borussia Mönchengladbach (venuto per osservare di persona i giovani del suo club). Weisweiler rimane impressionato da Simonsen e da quel momento decide di farlo seguire.
Simonsen fa il suo esordio con la prima squadra del Vejle nel marzo 1971, in un match contro una squadra svedese e in quello stesso anno vincerà il campionato danese. Erano 13 anni che i tifosi del Vejle Boldklub aspettavano quel momento: l’ultima vittoria nazionale risaliva infatti al 1958. E con loro grande piacere, il club fa il bis l’anno dopo. Alla fine della stagione 1971-1972, dopo 42 match giocati nel Vejle, con un bottino di 16 gol, il ventenne Simonsen passa alla corte di Weisweiler.
In Germania gli inizi sono duri e nelle prime due stagioni il danese non trova molto spazio. Ma, a partire dalla stagione 1974-1975, Simonsen diventa una figura sempre più importante all’interno del Borussia Mönchengladbach. La sua evoluzione in squadra coincide con un periodo d’oro del club tedesco: conquista della Coppa Uefa nel 1975 e tre vittorie di seguito del titolo nazionale dal 1975 al 1977.
A coronamento di questi successi, il 27 dicembre 1977 il Pallone d’Oro viene dunque assegnato a questo calciatore danese.
La vittoria in classifica, che sancisce l’assegnazione, ha luogo grazie ad una manciata di voti di vantaggio su due grandi rivali. Non a caso, nell’articolo di France Football che attesta l’attribuzione di questo trofeo si sottolinea d’entrata che “indubbiamente, la lotta per il titolo di calciatore europeo numero uno dell’anno non era mai stata così serrata”. L’articolo continua dicendo che, fino dai primi momenti del conteggio delle preferenze, tre candidati erano emersi piuttosto rapidamente: il danese Simonsen, l’inglese Kevin Keegan e il francese Michel Platini. La lotta -si legge nel prosieguo del resoconto- era stata dall’esito incerto perché nessuno dei tre era riuscito a staccare gli altri in modo netto, a differenza di quanto avevano fatto i loro predecessori. Predecessori che rispondevano ai nomi di Gerd Müller, Johan Cruijff, Franz Beckenbauer e Oleg Blochin.
Poco sotto, però, l’autore del pezzo sottolinea come nonostante l’appartenenza ad una “piccola nazione”, a margine dei grandi giochi, alla fine sia stato proprio Simonsen a riportare la vittoria, seppure di stretta misura.
L’autore dell’articolo, Jean-Philippe Rétacker, rende omaggio al danese anche in virtù del fatto che la “piccola ala del Mönchengladbach” -per usare le sue testuali parole- appartiene a un paese che non è solito proporre candidati al Pallone d’Oro. Anche se, precisa il giornalista francese, la Danimarca aveva già espresso figure di livello eccellente: Praest e Hansen della Juventus degli anni Cinquanta e Nielsen nel Bologna e nell’Inter degli anni Sessanta. Quanto ai due inseguitori, Kevin Keegan superava di una lunghezza Michel Platini (il fuoriclasse francese era comunque in una fase di miglioramento rispetto alla quinta posizione dell’anno prima).
Il periodico francese sottolinea poi due aspetti di Simonsen che potrebbero apparire contraddittori: la sua forza fisica (paragonata a quella di un toro) e la sua leggerezza tipica di un “peso piuma”. In effetti, sembrerebbe che siano stati gli stessi compagni di squadra a dare alla piccola ala il soprannome di “toro”. Oltre a tali caratteristiche fisiche, l’articolo accenna pure a qualche dato biografico e all’evoluzione di questo giocatore: Simonsen era arrivato dal Vejle al Borussia Mönchengladbach, nel 1972, su segnalazione del connazionale Henning Jensen. Da ala destra con caratteristiche un po’ da “solista”, Simonsen aveva saputo trasformarsi in “direttore d’orchestra”.
Si era trattato di una trasformazione in qualche maniera dettata dalle partenze di Netzer e dello stesso Jensen (entrambi finiti al Real Madrid). In questo modo, secondo Rétacker, il Borussia Mönchengladbach aveva ritrovato un suo equilibrio, con meccanismi e automatismi ben collaudati e con lampi di genio e brio che mancavano proprio dai tempi della partenza di Netzer per la Spagna. Il giornalista transalpino continua la sua disamina dicendo che in Simonsen c’è un po’ di Keegan, poiché il danese cambia continuamente posizione in differenti zone di campo, può dribblare tre avversari nello spazio di un fazzoletto ed è capace di seminare con una finta di corpo anche i difensori più attenti. Ma, soprattutto, questo attaccante è capace di segnare dei gol, molti gol, gol decisivi e inverosimili, gol meravigliosi che il rallenty delle immagini alla TV ha permesso agli spettatori di ammirare in ogni dettaglio alla domenica sera.
Continuando la lettura sull’assegnazione del Pallone d’Oro ad Allan Simonsen, troviamo poi alcuni ricordi della stagione 1976-1977. In particolare, viene ricordata la splendida prestazione di Simonsen nella semifinale di Coppa dei Campioni contro la Dinamo Kiev e poi il gol del momentaneo pareggio nella finale contro il Liverpool. Gol che purtroppo non riuscì ad evitare la sconfitta (tre a uno a favore degli inglesi). Anche nel caso della finale, comunque, superba performance del danese: gol, assist, recuperi, interdizione, occupazione degli spazi. E se in Coppa dei Campioni Simonsen non ha potuto cambiare il corso del destino -si legge nell’articolo- il danese ha dato invece un contributo decisivo nella vittoria del Borussia nel campionato tedesco.
Nella chiusura del pezzo, si ritorna ancora sul parallelo tra Keegan e Simonsen. Entrambi possono essere associati per caratteristiche fisiche e di peso, per la brillantezza dei gesti, per l’agilità e per una abilità quasi diabolica da cui scaturiscono una serie di finte e di dribbling, per una combattività e una solidità fisica che permettono loro di sopportare le cariche. Infine, i due attaccanti hanno in comune una capacità di essere d’aiuto agli altri. Dote -quest’ultima- che nel caso di Simonsen ha permesso di trasformarsi anche in uomo assist a beneficio di Heynckes.
E tutte queste doti e questi riconoscimenti, ribadisce Rétacker nelle ultime righe, nonostante Simonsen non possa esprimersi nei grandi palcoscenici delle finali mondiali o europee, cioè nelle competizioni riservate alle nazionali, poiché la Danimarca, pur continuando a produrre grandi giocatori, non ha la possibilità di competere ai massimi livelli con le squadre delle grandi nazioni in campo calcistico.
SCHEDA DEL GIOCATORE.
Nome: Allan Simonsen.
Nazionalità: danese.
Nato il 15 dicembre 1952 a Copenhagen (Danimarca).
Ruolo: attaccante, centrocampista.
Clubs. 1968-1972: Vejle BK.
1972-1979: Borussia Mönchengladbach. 1979-1982: F.C. Barcellona.
1982-1983. Charlton Athletic.
1983-1986. Vejle BK.
Palmares: Campionato di Danimarca 1971, 1972 e 1984. Coppa di Danimarca 1972. Coppa di Germania 1973. Campionato RFT (Germania Ovest) 1975, 1976, 1977. Supercoppa di Germania 1976. Coppa Uefa 1975 e 1979. Coppa di Spagna 1981. Coppa delle Coppe 1982.
Nazionale Danimarca: 56 presenze dal 1972 al 1986 e 21 gol.
Carriera da allenatore:
1990-1991: Vejle BK.
1994-2001: Isole Faroe.
2002-2004: Lussemburgo.
CLASSIFICA PALLONE D’ORO 1977.
1) Allan Simonsen (Danimarca, Borussia Mönchengladbach). 74 punti.
2) Kevin Keegan (Inghilterra, Amburgo). 71 punti.
3) Michel Platini (Francia, Nancy). 70 punti.
4) Bettega (Italia, Juventus). 39 punti.
5) Cruijff (Olanda, Barcellona). 23 punti.
6) Fischer (Germania Ovest, Shalke 04). 21 punti.
7) Nylasi (Ungheria, Ferencváros), Rensenbrink (Olanda, Anderlecht). 13 punti.
9) Georgescu (Romania, Dinamo Bucarest). 6 punti.
10) Hughes (Inghilterra, Liverpool), Vogts (Germania Ovest, Borussia Mönchengladbach), Heighway (Eire, Liverpool). 5 punti.
13) Brooking (Inghilterra, West Ham), Causio (Italia, Juventus), Hellström (Svezia, Kaiserlautern), Batenay (Francia, Saint-Etienne), Linderoth (Svezia, Olympique Marseille). 4 punti.
18) Trevor (Francia, Olympique Marsiglia), Krol (Olanda, Ajax). 3 punti.
20) Flohe (Germania Ovest, Colonia), D. Müller (Germania Ovest, Colonia), Pirri (Spagna, Real Madrid), Shilton (Inghilterra, Nottingham Forest), Gees (Olanda, Ajax), Bonhof (Germania Ovest, Borussia Mönchengladbach). 2 punti.
26) Antognoni (Italia, Fiorentina), Grabowski (Germania Ovest, Eintracht Francoforte), McQueen (Scozia, Leeds), Krankl (Austria, Rapid Vienna), Toroczik (Ungheria, Ujpest), Janvion (Francia, Saint-Etienne), Kennedy (Inghilterra, Liverpool). 1 punto.
Il secondo e il terzo classificato dell’edizione 1977 si rifaranno ampiamente negli anni seguenti: Kevin Keegan vincerà il Pallone d’oro nel 1978 e nel 1979, mentre Michel Platini conquisterà il trofeo tre volte di seguito, nelle edizioni 1983, 1984 e 1985.