GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia) – C’ero anche io allo Stadio di Via del Mare quel 27 Gennaio del 2002. Il Brescia del mio mito Baggio giocava contro un pezzo di cuore, quel Lecce di Cavasin che a fine anno sarebbe retrocesso in B.
Era un giorno speciale quello, il giorno che sanciva il ritorno in campo del Divino, dopo l’infortunio. Qualche sera prima la sensazione di tristezza ed impotenza aveva colpito tutto il calcio italiano, compreso il sottoscritto. La partita di Coppa Italia tra il Parma e le Rondinelle di Mazzone era stata interrotta, prima dell’inizio, da una notizia di quelle che si conficcano dritte nell’animo. Baggio e compagni avevano saputo della scomparsa di un loro compagno direttamente sul campo, in diretta televisiva. Vittorio Mero, difensore di quel Brescia dei miracoli, se n’era andato dopo un tragico incidente avvenuto mentre faceva ritorno a casa.
La domenica successiva, prima dell’inizio della sfida contro i salentini, un cerchio di mani si formò attorno alla maglia del compianto numero 13. Al Via del Mare c’era commozione, una commozione vera, sincera, sentita. Tutti applaudivamo, trasportati dal momento, stando accanto al dolore degli avversari. Il Lecce quel momento lo aveva vissuto due decenni prima, con la morte di Lorusso e Pezzella, anche loro coinvolti in un incidente automobilistico.
La partita fu di quelle combattute, con i lombardi pronti a rendere cara la pelle ed i salentini costretti sempre a rincorrere, dopo l’iniziale vantaggio siglato da un sinistro di rapina di Luca Toni. Il Lecce pareggiò con l’incursione di Chevanton, prima di capitolare sotto il colpo di testa dell’ariete della Nazionale e di un gemello Filippini.