CALCIOWEB.EU (Danilo Loria) – Nicolò Carosio nasce a Palermo il 15 marzo 1907 e muore a Milano, il 27 settembre 1984, è stato un giornalista e radiocronista italiano, per oltre trent’anni voce delle cronache della Nazionale italiana di calcio. Figlio di un ispettore di dogana, nasce a Palermo nel quartiere Seralcadi, dove suo nonno, omonimo, Nicolò Carosio, gestiva un negozio di libri, divenuto anche casa editrice e cenacolo letterario. La madre era una pianista maltese, Josy Holland. Si laureò in giurisprudenza a Venezia. Inaugurò per la EIAR le radiocronache della Coppa del Mondo del 1934 di calcio, che l’Italia padrona di casa vinse; a seguire, fu la voce della Nazionale di calcio alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 e alla Coppa del Mondo del 1938 in Francia. Nel 1949, a causa della concomitante cerimonia della cresima del figlio, dovette rinunciare alla trasferta di Lisbona al seguito del Grande Torino, circostanza che gli salvò la vita. Nel viaggio di ritorno, difatti, l’aeroplano della squadra si schiantò contro la Basilica di Superga (Tragedia di Superga). In televisione nel 1954, anno dell’inizio ufficiale delle trasmissioni, divenne famoso per il suo «quasi goal» che corredava un’azione da gioco conclusa di poco fuori dallo specchio della porta. Commentò i trionfi in Coppa Campioni del Milan e dell’Inter nel 1963, 1964, 1965 e 1969. Fu la voce anche al mondiale del 1966 in Inghilterra, poi, dopo la parentesi di Nando Martellini che seguì l’Italia vittoriosa al europeo del 1968 (Carosio commentò la prima finale, Martellini la seconda), riprese il microfono in occasione dei mondiali del 1970 in Messico. Durante Italia-Israele (0-0) del girone eliminatorio, su segnalazione del guardalinee etiope Seyoum Tarekegn, l’arbitro dell’incontro annullò due goal italiani apparentemente regolari. Pensionato dal 1971, con l’avvento dell’emittenza privata si dedicò sporadicamente al commento di incontri di campionato per l’utenza locale. Nel film L’arbitro apparve anche nella parte di se stesso, usando una fraseologia tipica dei suoi commenti reali. Curò a lungo anche una rubrica sul settimanale a fumetti Topolino (Vi parla Nicolò Carosio) e per la stessa testata disneyana firmò alcuni ritratti di personalità dello sport, dello spettacolo e dell’arte (I grandi amici di Topolino). È morto a Milano il 27 settembre 1984: ricoverato da tempo nella clinica “Città di Milano” per disturbi polmonari, non resse a una crisi respiratoria. Lasciò la moglie, Eugenia Zinelli, e due figli, Paolo e Giovanna. Nel centenario della nascita, il 15 marzo 2007, le poste italiane hanno dedicato un francobollo alla sua memoria.
Vai all’articolo originale