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L’eroe fragile
Si dice che il destino possa cambiare in un giorno, in un momento, senza preavviso, e che possa farti passare dalla gioia istantanea al baratro dell’incubo.
Succede così che in un pomeriggio primaverile di 30 anni fa, lo Stadio Rigamonti di Brescia diventi il teatro di una vicenda unica e triste, una vicenda da ricordare per evitare che possa riaccadere. E’ appena finita la partita tra i padroni di casa ed il Modena, uno 0-0 non proprio atipico per quegli anni; i controlli antidoping chiamano due calciatori per squadra e per le rondinelle esce fuori anche il nome di Edoardo Bortolotti.
Quel ragazzo dai capelli lunghi e dallo sguardo fiero è un talento quasi unico, talmente forte da essere entrato nelle grazie di Cesare Maldini e nel mirino di una grande come la Roma. E’ appena rientrato, dopo i 4 mesi di stop dovuti alla brutta fattura del perone, rimediata contro la Lucchese.
Quel 28 Aprile del 1991 Edoardo è sicuro che andrà in tribuna. Sarà il destino a giocargli un brutto scherzo. Andrà in panchina, per volere di mister Bolchi, uno intenzionato a ridare fiducia ad un talento troppo importante per i lombardi.
Chissà come sarebbe andata la sua vita se il destino avesse deciso di aspettare, di dargli un’altra possibilità. Invece, il responso delle analisi, arrivato il 19 Maggio, sarà lapidario: tracce di benzoilecgonina nelle urine (una metabolita della cocaina).
Sarà il punto di non ritorno di una carriera destinata ad essere unica e, improvvisamente, ridotta alla condanna sportiva e mediatica.
Quel ragazzo semplice e dagli occhi educati se ne andrà il 2 Settembre del 1995.
La sua storia l’abbiamo raccontata in una puntata del Podcast “La Voce della Storia”.
Il nostro omaggio ad un eroe fragile.