GLIEROIDELCALCIO.COM (Francesco Quattrone) – Il 28 luglio di 55 anni fa a Lujan, in Argentina, nasce Pedro Antonio Troglio: il play davanti alla difesa con un’ottima visione di gioco. L’ esordio a soli 18 anni con la maglia del River Plate fa capire le qualità importanti: il suo modo di giocare, tanto da classificarsi come promessa del calcio argentino. Forte tecnicamente e, soprattutto, con la capacità di far partire l’azione offensiva con precisione senza lasciare nulla al caso. Un giocatore completo; infatti, anche in fase difensiva il suo contributo era fondamentale: schermo davanti alla difesa nei momenti di difficoltà. Nel suo curriculum da calciatore spicca l’Italia: il Verona è la squadra che lo portò per la prima volta nella stagione 1988-1989. Si va a formare una coppia tutta argentina con Claudio Caniggia, e i due trascinano il club alla salvezza.
Troglio sigla la prima rete nella massima serie italiana contro il Como (1-1, 9 Aprile 1989). Una stagione tutto sommato positiva con l’obiettivo raggiunto. L’ anno successivo arriva la chiamata della Lazio, una sorta di premio personale. Due stagioni da incorniciare in un’epoca di livello del calcio italiano: da Maradona al Milan di Gullit e Van Basten. A proposito dei rossoneri, l’unico gol in biancoceleste è arrivato proprio contro milanese nella sconfitta di San Siro (17 febbraio 1991, 3-1). Troglio riesce a instaurare un rapporto speciale con tutto l’ambiente laziale, tant’è che è rimasto nei cuori dei tifosi. Non è da tutti lasciare il segno e soprattutto finire in un coro da stadio insieme a campioni come Ruben Sosa e Amarildo, lui ci è riuscito. Eppure l’inizio è stato difficile, dall’esclusione al reintegro grazie a Dino Zoff. L’ultima avventura italiana da calciatore all’Ascoli, dove esce fuori un altro aspetto di Troglio: l’umiltà e il prendersi le proprie responsabilità.
Infatti, resta in maglia bianconera anche in Serie B per due campionati dopo la retrocessione nel 1991/1992. L’ Italia è stata sempre nel suo destino: con la Nazionale argentina, infatti nei mondiali del 1990 realizzò una rete, quella che sbloccò il risultato, in Argentina-URSS (2-0), e in più la soddisfazione di giocare sia nella semifinale (Argentina-Italia (1-1 d.t.s, 4-3 d.c.r.) che nella finale (Germania Ovest-Argentina (1-0). Il rammarico di non aver vinto c’è, ma quella del vicecampione del mondo resta comunque un’esperienza positiva. Poi la parentesi in Giappone e il ritorno nella terra madre. Naturalmente in patria ha lasciato il segno da calciatore, in particolare modo nel Gimnasia La Plata. Troglio entra nella storia della sua nazione: per la prima volta un club argentino ritira una maglia, quella maglia. La 21.
Tuttavia quello per l’Italia è un amore incondizionato, chissà forse un giorno le due strade si rincontreranno nuovamente in un’altra veste: quella di allenatore.