GLIEROIDELCALCIO.COM (Paolo Laurenza) – Ci sono imprese che forse trovano nella loro rarità il fatto di essere poco conosciute: nessuno le raggiunge, nessuno le supera, nessuno ne parla, in pochi le conoscono.
Per questo oggi a 50 anni dalla seconda Coppa Campioni del Milan ci piace ricordare Pierino Prati che di quella finale è stato il mattatore mettendo a segno una tripletta risultando ancora oggi l’ultimo a riuscirci, prima di lui solo Puskas e Di Stefano.
Puskas fa il suo secondo Hattrick nella finale del 1962, tra il 17° ed il 38°, porta tre volte in vantaggio il Real sul Benfica che risponde per due volte colpo su colpo; nel secondo tempo tra il 51° ed il 68° i portoghesi segnano tre reti, fissano il 5 a 3 finale rendendo incredibilmente vana la sua prima tripletta segnata in una finale. Prima perché nel perentorio 7 a 3 contro l’Eintracht di Francoforte del 1960, dopo il vantaggio tedesco al 19°, Di Stefano ne segna tre e Puskas quattro, tra il 71° ed il 76° si passa dal “6 a 1” al “7 a 3” finale con quattro gol in cinque minuti.
Pierino Prati quando mette a segno la sua tripletta è un ragazzo di 23 anni alla sua seconda stagione da titolare ad alti livelli ed è, da sempre, avvezzo a segnare gol importanti. Ne sa qualcosa da subito l’imponente palmares rossonero, perché è alla sua doppietta in finale contro la Lazio che deve il suo unico Scudetto Primavera.
Il prezioso programma della Finale, dall’immensa collezione di Matteo Melodia
La finale di Coppa Campioni del 1969 è un atto imponente di un Milan fortissimo con molti campioni prossimi alla fine della carriera, contro un Ajax emergente che negli di lì a poco scriverà alcune delle sue più belle pagine di storia. Ma contro la sorpresa Ajax è forse destino che non siano gli “anziani” i protagonisti, Pierino “La Peste” Prati, non sente le “botte” di Hulshoff che perde la sfida sia sul piano fisico che su quello tecnico. Il primo gol Pierino lo segna con una torsione di testa che corona al meglio un’imponente discesa di Sormani. Il ”2 a 0” è figlio della sua splendida intesa con Rivera, che lo serve di tacco da dove Pierino segna con un gol da fuori area. Dopo il rigore per l’Ajax ed il 3 a 1 di Sormani, è sempre la coppia Rivera – Prati a porre la firma sul “4 a 1” finale.
Prati è un giocatore che non ha lasciato solo celebri reti, una personalità forte unita alla sua rapida ascesa, hanno colpito Nereo Rocco ed i tifosi milanisti che oggi ancora lo ricordano con sincero affetto ed ammirazione, forse ancora rammaricati per quella pubalgia che ne causò l’assenza forzata per un periodo consistente nell’amara stagione della “Fatal Verona”. Per Prati inizia poi una nuova vita sportiva a Roma, in uno dei periodi meno fortunati nella storia del giallorossi, questo non gli impedisce di lasciare un segno indelebile anche nella Capitale, che si entusiasma per lui, gli dona mazzi di fiori dalla curva. Chi ha vissuto quel periodo non lo ha dimenticato nemmeno con le gesta di Falcao, Conti, Pruzzo degli anni seguenti.
Prati è uno di quegli atleti di classe che hanno sfruttato il loro talento per comunicare altro, “sturm und drang” direbbero forse i tedeschi, “Pierino la Peste” diciamo noi, e basta questo per risvegliare ammirazione in chi lo ha vissuto e rimpianto e in chi ne ha solo sentito parlare.
Nato a Roma nel 1975 si appassiona ben presto al calcio ed allo sport in generale. La prima partita di calcio che vede in diretta è Italia-Germania dell'82, il primo "libro" che consuma è l'Almanacco Illustrato del calcio di quello stesso anno. Vive con la sua compagna ed i suoi 2 figli a Roma e di professione è informatico. A chi sottolinea gli errori altrui o si deprime per i propri risponde con una frase di Newton "Non ho fallito, ho solo scoperto una soluzione che non funziona". Da oltre 10 anni collabora con Wikipedia, da lettore de "Gli Eroi del Calcio" ne diventa collaboratore.