Le parole del buon Giovanni Loseto mi sono rimaste sempre in mente. Quell’Enrico Catuzzi doveva proprio essere un allenatore speciale, con un’idea di gioco differente e innovativa, diversa dalle altre. Spulciando tra i giornali di 40 anni addietro, mi sono imbattuto in una prestazione di quel mitico “Bari dei ragazzi” nella fase preliminare della Coppa Italia. Un altro calcio, un altro ritmo, un altro romanticismo.
E così vengo a sapere che il 30 Agosto del 1981, in uno stadio marchigiano che si apprestava a vivere i fasti degli ’80, l’Ascoli di un giovane Carletto Mazzone si trovò ad affrontare il Bari di Catuzzi. Niente di strano e di speciale, penserete voi.
Cosa ci potrà essere di così particolare in una partita d’Agosto, magari giocata tra compagini di serie differenti? Nulla … o quasi. Perché quella partita terminerà con un punteggio rocambolesco, deciso negli ultimi 10 minuti.
Il buon Carletto, sapendo che non bisognava abbassare la guardia davanti ai giovani galletti, rimaneggiati anche da infortuni e reingaggi, aveva preparato una struttura di gioco in grado di creare occasioni da gol e controllo del pallone. Ed infatti, dopo soli venti minuti, il buon Pircher era riuscito a portare in vantaggio i marchigiani grazie ad un bel diagonale, che si era andato ad infilare alle spalle di Venturelli, dopo aver toccato il palo interno. Da quel momento sarebbe iniziata una partita di controllo da parte dell’Ascoli, che avrebbe portato ad altri due gol (quello di Torrisi su rigore e l’ultimo di Perico al 67esimo) e una melina bella da vedere e difficile da gestire.
Tutto finito a venti dalla fine? Macché.
La vendetta dell’ex era dietro l’angolo. Il furetto Iorio, futuro scudettato con la maglia giallorossa della Roma, avrebbe cambiato le sorti della partita e condotto il suo Bari ad una rimonta epica. Tre gol in soli dieci minuti, di cui due con la sua firma. Il primo al minuto 80′, su calcio di rigore dopo fallo di mano di Perico. L’ultimo allo scadere, dopo una mischia in area di rigore. In mezzo, il 3-2 di Bagnato, scaltro ad infilarsi tra le maglie bianconere e a bucare il buon Pulici.
Quell’incontro di 40 anni fa, apparentemente senza storia, svelò un Bari in grado di competere anche con il decisivo apporto dei giovani, attraverso una struttura di gioco disegnata dal 35enne stratega Catuzzi, il più giovane allenatore di club professionistici dell’epoca. Quel giorno, perfino il vulcanico presidente Rozzi rimase sorpreso dal risultato, tuonando negli spogliatoi parole forti e decise: “Farsi prendere in giro da una squadra di ventenni è il colmo, questi presuntuosi giocatori che prendono decine e decine di milioni per gli ingaggi, sono stati ridimensionati per bene”.