GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – È il 30 dicembre del 1989 e al Dall’Ara si gioca Bologna – Roma, ultima giornata del girone d’andata. Fa freddo, molto freddo. I tifosi ospiti forse presi un po’ alla sprovvista accendono alcuni falò per scaldarsi, si coprono con dei giornali. La temperatura tocca i 5 gradi sotto zero. Dopo appena 5 minuti di gioco Lionello Manfredonia, centrocampista giallorosso, si accascia al suolo… non è stato colpito da nessuno. Si percepisce con chiarezza immediatamente che non si tratta di qualcosa di lieve. Infatti il referto dirà poi “arresto cardiaco”. A soccorrerlo per primo è Bruno Giordano, suo ex compagno di squadra nella Lazio ora centravanti del Bologna. Accorrono prontamente il dottor Ernesto Alicicco e il massaggiatore Giorgio Rossi, che gli praticano il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.
Viene trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna in coma e si risveglierà solo 42 ore dopo. Non sarà più in grado di poter giocare a calcio e si ritira a soli 33 anni.
Nato il 27 novembre 1956, Manfredonia cresce nel Don Orione, a Roma. La Lazio ne intuisce le enormi potenzialità tecniche ed atletiche e se lo “accaparra”. L’esordio in serie A avviene nel novembre del 1975, allo stadio “Olimpico” contro il Bologna. Nel 1985 passa alla Juventus, dove vince uno scudetto, e poi nel 1987 alla Roma. Quest’ultimo trasferimento scontenta tutti: è visto come un “tradimento” dai tifosi laziali e tra quelli giallorossi provoca una spaccatura profonda: nascono infatti i “GAM”, i “Gruppi Anti Manfredonia”. In Nazionale ha collezionato 4 presenze e ha fatto parte dei 22 che hanno preso parte ai Mondiali del 1978 in Argentina.
Manfredonia ha poi rivestito incarichi da Ds per il Cosenza, Cagliari, Vicenza e Ascoli. Dal 2004 è agente Fifa.
C’è poi una curiosità inerente il malore dello sfortunato calciatore che lo lega, involontariamente, al rapimento di Cesare Casella. Si, perché i rapitori utilizzeranno proprio una copia del Corriere dello Sport del 31 dicembre 1989 con la notizia del malore di Manfredonia in primo piano per certificare il fatto che Casella è nelle loro mani ed è ancora in vita. La sua prigionia, durata ben due anni, terminerà proprio poco dopo, il 30 gennaio 1990. “Una fotografia di Cesare Casella che ha in mano la copia di domenica scorsa del “Corriere dello Sport” con la notizia del malore del calciatore Lionello Manfredonia (avvenuto durante la partita di sabato tra la Roma e il Bologna) è stata recapitata stamane alla procura di Locri …” (Cit. Stampa Sera, 3 gennaio 1990).