LAROMA24.IT (Federico Baranello) – Nell’anno dell’ultimo scudetto c’è una giornata particolare: lunedì 9 aprile 2001. Per scongiurare l’esodo del popolo romanista a Firenze, si decide che Fiorentina-Roma debba giocarsi durante un giorno lavorativo. Diventerà quindi la partita del “Semo tutti parrucchieri”, striscione esposto dai 3.500 sostenitori della “Magica” all’Artemio Franchi. Contestualmente all’Olimpico si danno appuntamento venticinquemila giallorossi per seguire la partita trasmessa in diretta sui tabelloni. L’aria è di festa ma la sonora sconfitta, 3-1, rende tutti più tristi. È anche la prima volta che una squadra di serie A quotata in Borsa disputa l’incontro mentre le contrattazioni sono in corso. Infatti, essendo lunedì, si gioca a “Borsa aperta” e le quotazioni riflettono il risultato: ogni gol incassato è un segno meno. Ma in tutto ciò c’è ancora una curiosità. A salire i gradini che consentono l’accesso al campo e lo portano in panchina c’è un giovane ragazzo biondo, il diciottenne Daniele De Rossi. È una giornata importante per lui, è la sua prima convocazione con i “grandi”. Questo segna un grande passo in avanti, vuol dire che Mister Capello ha messo gli occhi su di lui.
A Giugno la Roma è Campione d’Italia e Daniele ha gioito insieme a tutto il popolo giallorosso. Inizia il ritiro, il ritiro dei Campioni d’Italia. Per lui, romano e romanista che ha festeggiato al Circo Massimo, Kapfenberg è un sogno che si realizza. Si mette in mostra con grande impegno e colleziona qualche apparizione nelle amichevoli estive. Deve attendere ancora per poter giocare una partita ufficiale. Arriva il 30 ottobre 2001 e la Roma, già matematicamente qualificata al turno successivo, affronta all’Olimpico l’Anderlecht. Una gara in cui il grande atteso è Cassano. Una gara in cui qualcuno vuole vedere in campo Cufrè. Invece, al 26’ del secondo tempo in sostituzione di Tomic, entra lui: “Il pubblico vorrebbe vedere in azione l’oggetto misterioso Cufrè, difensore argentino, ma Capello continua a non dargli spazio, concedendo invece questa soddisfazione al ragazzino De Rossi, che trova il modo di toccare un paio di palloni nonostante l’emozione (Cit. l’Unità, 31 ottobre 2001). L’emozione si prova quando i sentimenti sono forti.
Anche nell’esordio De Rossi è particolare, non avviene in campionato come per tutti, come per la maggior parte dei calciatori. No, il suo esordio è in Champions League.
Il resto è già storia: 396 partite in campionato, 78 nelle coppe europee, 57 partite nelle coppe nazionali, 108 partite e 19 gol in nazionale risultando il giocatore della Roma con più presenze e maggior numero di reti in azzurro, Campione del Mondo nel 2006, una Supercoppa Italiana e per due volte vincitore della Coppa Italia. Ma soprattutto un grande rammarico, “quello di poter donare alla Roma una sola carriera”. E a chi da Torino lo sta inseguendo lui ha già risposto… da romanista!