La stagione 1961/62 in casa Milan era iniziata con un innesto non da poco. I rossoneri avevano deciso di affidare le chiavi della squadra ad una allenatore triestino dal grande carattere e dalla stazza imponente. Veniva dal Padova ed aveva avuto trascorsi importanti da calciatore, riuscendo anche a vestire la maglia della Nazionale che si apprestava a giocare i mondiali casalinghi.
Il 4 Marzo del 1962, in quel campionato che aveva visto l’alternarsi di compagini al vertice, era arrivata la capolista Fiorentina, squadrone in vetta alla classifica e proiettato a grande velocità verso lo Scudetto. Quel giorno il Milan scese in campo con una organizzazione tattica di prim’ordine e con un diciannovenne Rivera in stato di grazia. Fu lui il faro dei meneghini, il tessitore delle trame offensive che distrussero le pretese dei Viola. Fu lui a segnare il primo gol della partita, con un tiro di rara precisione e potenza che si andò ad insaccare alle spalle di Sarti. Fu lui a dettare il passaggio filtrante per l’accorrente Barison, in occasione del due a zero.
Dopo il gol della Fiorentina, messo a segno da Milani, i Diavoli caleranno tris e poker grazie a Josè Altafini (capocannoniere a fine stagione), lestissimo a beffare la difesa gigliata con un uno-due micidiale.
Quell’incontro terminò con un rotondo cinque a due, con le ultime due segnature ad opera di Barison e Milan (doppietta per entrambi).
Il Milan, a fine stagione, conquistò uno Scudetto che gli aprì le porte della Coppa dei Campioni. La Fiorentina giunse terza a sette punti dai rossoneri.
La prima pagina de La Gazzetta dello Sport del 5 Marzo 1962