Ferrini era il simbolo del Torino di battaglia (1)
Quando si raccontano le storie dei calciatori e si pensa alla loro carriera, spesso ci si immedesima, con la mente rivolta a quei tempi passati che dipingevano un calcio differente, genuino, di tutti.
Questa storia, però, è una storia speciale, che narra di un giocatore speciale. Se si pensa al Toro e non si conosce il calcio, l’idea va subito al Grande Torino degli anni ’40 o alla farfalla Meroni. Entrambi simboli di una Torino tenace, lottatrice, battagliera. Accanto a loro, però, bisogna certamente aggiungere Giorgio Ferrini, il capitano, la diga, l’uomo con più presenze nella storia di questa squadra leggendaria.
Giorgio aveva giocato nel settore giovanile torinista, prima di essere spedito a Varese, in B, a farsi le ossa. Sarà Giovan Battista Fabbri a indirizzarlo nuovamente verso il Piemonte, dicendo ai dirigenti che il giovanotto valeva. E così ci saranno sedici stagioni con il Toro, prima della sua ultima partita nella Coppa Italia del 1975. Dopo, a 36 anni, il suo posto sarebbe stato in panchina, sempre con quei colori, accanto ad un giovane tecnico di nome Gigi Radice. E quei due avevano portato bene, con quello storico scudetto arrivato nel 1976, quasi un trentennio dopo l’ultimo.
Giorgio Ferrini era stato un duro in campo, uno silenzioso, che ci metteva piede e faccia. Il suo essere schietto, il suo attaccamento alla maglia (anche azzurra) lo avevano portato a combattere sul campo di Santiago, ricambiando il favore di un pugno senza senso. Quel giorno ci volle la polizia per farlo uscire dal terreno di gioco.
E poi l’Europeo del 1968, la fiaccolata della vittoria.
Tutto perfetto, fino a quel 26 Agosto del 1976, quando ci pensò una emorragia cerebrale a cercare di spezzare il sogno del grande Giorgio. Si riprenderà, da buon triestino, andando a salutare i suoi ragazzi dopo un allenamento, nel suo Filadelfia. Gli sarà fatale, però, una seconda emorragia ad Ottobre.
Quell’8 Novembre del 1976 ci sarà tutto il popolo granata a rendere omaggio ad un calciatore diventato iconico …
“Una grande bandiera granata listata a lutto tinge di malinconia l’ingresso del vecchio Stadio Filadelfia” (2)
Un omaggio che abbiamo voluto fare anche noi de Gli Eroi del Calcio, a 45 anni dalla sua scomparsa.
La prima pagina de La Gazzetta dello Sport del 9 Novembre 1976
(1) e (2) da La Gazzetta dello Sport del 9 Novembre 1976.
Classe '83, viaggiatore instancabile ed amante del calcio e dello sport tutto.
Una Laurea in Comunicazione, una tesi sul linguaggio giornalistico sportivo degli anni '80 ed una passione per il collezionismo, soprattutto quello inerente la nazionale italiana.
Alla sua attività turistica, associa collaborazioni con giornali del mondo travel.
Testata preferita: GLIEROIDELCALCIO.COM"