GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“Credo in questo feeling che è nato tra me e questi colori e sicuramente cercherò in tutti i modi di portarlo avanti”
La storia d’amore tra la Roma ed il Principe finisce in un pomeriggio di 25 anni fa.
La Magica va a fare vista alla Fiorentina di Ranieri, in uno scontro decisivo soprattutto per le ambizioni UEFA dei capitolini.
Mazzone guarda dalla tribuna, sostituito da Menichini; l’arbitro Pellegrino dirige l’incontro nella splendida cornice del Franchi, per l’occasione tutto esaurito.
Quel 5 Maggio del 1996 sarà l’ultima del fantasista elegante con la squadra che lo aveva accolto più di un decennio prima.
Una trafila passata attraverso le vittorie nel Viareggio del 1983 e nel campionato di categoria dell’anno dopo. Giovanissimo testimone dello scudetto di Falcao e compagni, sarà in campo nella sciagurata sfida contro il Lecce di qualche anno dopo, quella della sconfitta in casa e dei sogni di gloria accantonati contro ogni previsione.
Un regista d’altri tempi Giuseppe, bandiera come pochi, schivo e rivoluzionario, con quel piede fatato che aveva sfiorato il Mondiale casalingo del 1990.
Amato dai tifosi e dai presidenti avversari che cercheranno di strapparlo, invano, alla fede smisurata per quei colori.
Quel giorno, con il numero 10 sulle spalle e con la fascia da capitano al braccio, guiderà la Roma ad una vittoria importantissima e netta. Una prestazione sontuosa, nel giorno della sua 500esima partita ufficiale, condita da tre assist illuminanti per le punte Balbo e Delvecchio.
L’unico neo una evitabile ammonizione per fallo da dietro. Quel cartellino lo priverà dell’emozione più grande: l’ultima partita con la squadra del cuore, davanti al pubblico dell’Olimpico.
La settimana dopo lo sostituirà il suo erede, quel Francesco Totti che diventerà il re dei capitolini nel ventennio successivo.
25 anni fa se ne andrà da grande, in silenzio, come le grandi bandiere del calcio che fu. L’ultimo saluto sotto la curva, prima dell’avventura austriaca.