GLIEROIDELCALCIO.COM (Anna Belloni) – Romeo Menti nasce in una famiglia numerosa: è l’ultimogenito di sette fratelli, cinque maschi e due femmine. La famiglia vive in Via Legione Antonini a Vicenza, dove il papà e la mamma gestiscono, agli inizi del novecento, una rinomata trattoria. Il campo di calcio di San Felice é solo a pochi passi dall’abitazione e dalla trattoria, impossibile per i ragazzi Menti resistere alla curiosità di andare a sbirciare i più grandi che giocano, e provare a loro volta a tirare quattro calci al pallone. Impara a giocare per primo Pietro, poi via via tutti gli altri. L’Associazione Calcio Vicenza accoglie prima Mario (classe 1913), inserito nei ranghi dal 1930 al 1933 ma con solo cinque presenze in campo, e poi Umberto (classe 1917) che esordisce a sedici anni in prima squadra nella stagione 1932 e che avrà poi una brillantissima carriera prima come giocatore e poi come allenatore. Nello stesso anno viene tesserato anche il piccolo Romeo (classe 1919), che l’8 settembre 1935, a pochi giorni dal compimento del suo sedicesimo compleanno, gioca nelle due partite di inaugurazione del “Campo del Littorio” contro la fortissima squadra ungherese del Soroksar. “Meo” rimane a Vicenza tre anni, collezionando 79 presenze e ben 34 gol, e il Vicenza riprende quota. L’eco delle sue talentuose prodezze calcistiche si propaga velocemente e così, per rimpinguare le sterili casse sociali, nell’estate del 1938 viene venduto a malincuore alla Fiorentina che era appena retrocessa nella serie cadetta. Fu uno scambio tra aristocratici: il Presidente del Vicenza Marchese Roi lo cede al Marchese Ridolfi per la bella somma di 68.000 lire. Romeo si trasferisce così a Firenze e affitta una camera in via Spartaco Lavagnini. È anche grazie ai suoi 17 gol che la squadra gigliata risale nella massima serie dopo un solo anno di purgatorio in serie B.
Romeo é una persona molto riservata e schiva. Incontra la nobile Giovanna Baldisseroni, che abita in Viale dei Mille, il lungo tratto di strada in terra battuta che conduce allo stadio Berta e se ne innamora. Lei è una bellissima ed estroversa ragazza dell’aristocrazia fiorentina, lui un aitante, timido e silenzioso giovanotto della provincia veneta. Sembra che nulla possa legarli e invece nasce un grande amore. Nel frattempo la squadra viola vince la Coppa Italia, primo prestigioso trofeo della sua storia e l’anno successivo Menti contribuisce con i suoi gol al raggiungimento del terzo posto in classifica. Romeo Menti era un giocatore completo, con un repertorio molto ampio di giocate: inebrianti e incontenibili azioni personali sulla fascia destra, veloci serpentine e potentissimi calci di punizione e di rigore. Per questo motivo era soprannominato “Volpina” dai compagni di squadra e dai tifosi viola. Nel 1941 la Fiorentina naviga in brutte acque e così, per motivi economici, viene ceduto al Torino, dove rimane due anni. Nel 1942 Romeo sposa la sua Giovanna e i due si trasferiscono nella villa dei Baldisseroni in Via dei Mille, dove la coppia conduce una vita tranquilla e agiata. Con la maglia granata nel campionato 1942/1943 Menti vince il suo primo scudetto e la Coppa Italia. Nel febbraio del 1943 nasce la figlia Titti e nell’estate dello stesso anno Romeo è costretto – a causa dei bombardamenti anglo-americani – a lasciare la città con la famiglia, come aveva già fatto metà della popolazione torinese.
Ma nonostante tutto si riesce ancora a giocare a calcio, grazie alle agevolazioni che il regime fascista concede a favore degli atleti. Con la caduta del fascismo, la Federcalcio è costretta a passare di mano e il marchese Ridolfi lascia la presidenza della Fiorentina nelle mani di Giovanni Mauro. Da quel momento in poi è un gran caos, il governo militare di Badoglio revoca le agevolazioni ai calciatori e li costringe a presentarsi ai reparti di assegnazione. Romeo riesce a farsi destinare al Servizio di difesa aerea di Firenze, ove rimane fino al settembre del 1943 quando i tedeschi ne prendono possesso. Quel giorno è in servizio nell’antica Fortezza da Basso; per evitare l’arresto e la deportazione in Germania riesce a fuggire in modo rocambolesco con l’amico Ferruccio Valcareggi attraverso la rete fognaria della Fortezza. Messosi in salvo, risale al nord e si iscrive al campionato 1943/1944 dell’Alta Italia, evitando così la chiamata alle armi nella Repubblica Sociale. L’Italia è già divisa in due parti e al nord la situazione è catastrofica, ma il Reggente della Federcalcio riesce comunque a organizzare un Campionato di Calcio limitato alle aree non ancora occupate dalle truppe anglo-americane. Romeo gioca così – solamente per due mesi nella primavera del 1944 – con la maglia del Milan e poi, come molti altri giocatori famosi, riesce a raggiungere con la famiglia – ma non si è mai saputo come – il Sud Italia e a firmare un contratto con la Juve Stabia, vincendo il Campionato Campano.
Nel 1946 torna a indossare la maglia granata del “Grande Torino”, collezionando in tre anni 81 presenze e 31 gol. Gioca anche sette partite nella Nazionale Italiana dove segna 5 reti, di cui tre in trenta minuti nella partita contro la Svizzera a Firenze.
Nel 1948 nasce il suo secondo figlio, Cristiano.
Romeo torna spesso a trovare i parenti nella sua amata Vicenza ed è sempre una festa. Coglie così l’occasione per salutare i vecchi amici e per mangiare un buon piatto di baccalà alla vicentina in loro compagnia.
Il 27 febbraio 1949 la Nazionale Italiana incontra a Genova in amichevole il Portogallo, battendolo per 4 a 1, e un gol lo segna anche Romeo Menti. I capitani delle due squadre sono molto amici e Valentino Mazzola si lascia convincere a partecipare con la squadra granata alla gara di addio del capitano lusitano Luisito Ferreira, che vuole chiudere in bellezza la sua carriera. Fu così che il Grande Torino parte per il Portogallo, a gioca a Lisbona l’ultimo incontro della sua incredibile e ineguagliabile storia. La partita termina 4 a 3, e il fato vuole che sia proprio di Romeo Menti l’ultimo gol degli “Invincibili”, su calcio di rigore. Il 4 maggio 1949, al rientro in Italia, l’aereo e tutti i suoi 31 passeggeri si schiantano sulla collina di Superga. Nessun superstite, il grande Torino non esiste più. Una squadra leggendaria che viene consegnata al ricordo eterno dei tifosi granata ma anche di tutto il mondo del calcio in generale.
Romeo Menti muore con il distintivo della Fiorentina appuntato sulla giacca, segno di un legame profondo che non si é mai interrotto.
Il destino è strano e imprevedibile e spesso bizzarro. Ardea Grezar e Cristiano Menti avevano rispettivamente sette anni e 13 mesi quando a causa della tragedia di Superga sono rimasti orfani. Vanno avanti con le loro vite in due città diverse, lui cresce a Firenze, lei a Torino. Si incontrano ogni anno alle commemorazioni di maggio. Ardea si sposa, ma il suo non è un matrimonio fortunato e rimane molto presto vedova. I due si rivedono, nasce l’amore, e si sposano nel 1976. Dalla loro unione nasce il piccolo Nicolò Menti. Un bambino unico e speciale, nipote di due nonni “invincibili”. Meo Menti riposa nel cimitero monumentale dell’Antella, frazione di Bagno a Ripoli in provincia di Firenze.
Nel luglio del 1949 il Comune di Vicenza decise di intitolare lo Stadio Comunale a Romeo Menti come a un Eroe del Calcio e della città di Vicenza, ma per un disguido dell’epoca la delibera di intitolazione ufficiale viene approvata formalmente solo nel 2017.
Altri tre stadi sono stati intitolati a suo nome: a Castellammare di Stabia, a Montichiari e a Nereto (gli ultimi due purtroppo recentemente dismessi).
Nel corso degli anni alla sua memoria sono stati intitolati il Gruppo Sportivo Romeo Menti a Vicenza e più recentemente la squadra di calcio Romeo Menti di Allerona Scalo che partecipa al campionato di Promozione Regionale Umbro.
A suo ricordo, un sonetto inedito del grande scrittore e poeta romano Fernando Acitelli, autore de “La solitudine dell’ala destra”:
ROMEO MENTI
Debbo rilassarmi col pensiero
Di sera le memorie fanno male
Mi libero da tutto e sto nel vero
Ed è per tutti l’esito finale
Le fughe evento raro per davvero
Ma il viso buono sfiora il celestiale
Sul serio descrivesti quel sentiero
In cui l’accelerata è micidiale
Arrivi primo ad ogni appuntamento
Sei tu che dai colore a quella festa
Quando in piazza s’attende un grande evento
Più degli altri aspetta una fanciulla
Mica per raccontarle le tue gesta
Perché in amore il bene si trastulla
(La vita privata di Romeo Menti è estratta dal Libro “SOLOLANE” – 2012 di Anna Belloni – puoi comprarlo qui)