GLIEROIDELCALCIO.COM (Luca Negro) – Il 7 Dicembre 1989, nel giorno della festa patronale milanese, il Milan disputò a San Siro la finale di ritorno della Supercoppa Europea. Avversario il temuto Barcellona detentore della Coppa delle Coppe, allenato da Johan Cruijff, che un paio di settimane prima, precisamente il 23 novembre, davanti ai 55 mila spettatori del Camp Nou, stadio tanto caro ai colori rossoneri, aveva bloccato la corazzata allenata da Arrigo Sacchi sull’1-1: Van Basten su rigore e Amor. Il diavolo partì dunque, in quella sfida di ritorno, in una posizione di vantaggio. Tutto stava nel contenere i contropiedisti “azulgrana”, Beguiristain e Roberto, bloccare i rifornimenti per “El Torpe”, Julio Salinas, mostrando una particolare attenzione alle giocate di Jose Mari Bakero, giocatore capace di accendere la luce. Naturalmente obiettivo dei rossoneri, come in tutte le partite disputate nel periodo Sacchiano, imporre il proprio gioco agli avversari, sempre, in modo ossessivo, per quanto difficile, sempre e comunque provarci. In quella fredda e umida serata, lo stadio intitolato a Giuseppe Meazza, si mostrò con un pubblico di circa 52mila unità, corse ad assistere a quello che fu presentato come una sorta di derby della zona e del calcio totale. Un’orgia di pressing e tattica del fuorigioco che avrebbe preparato il Milan al meglio per la supersfida di Tokyo del 17 dello stesso mese, con un altro maestro di tattica e fanatico di quel tipo di calcio. Francisco Maturana e il suo Atletico Nacional de Medellin, campione del Sudamerica. Nella prima mezz’ora di gioco i rossoneri faticarono e molto a trovare spazi ma senza correre particolari rischi. La pericolosità del Barcellona si sintetizzò in una incursione di Soler, subentrato all’infortunato Roura, che chiamò all’uscita provvidenziale al limite dell’area di rigore del Milan l’attento Giovanni Galli. Poi la forza del centrocampo rossonero, con Rijkaard e Donadoni in cattedra, cominciò a produrre assist e tiri da lontano e quando anche il giovane Diego Fuser, prelevato in estate dal Torino, seminò un paio di avversari sulla destra, le sensazioni divennero più che positive. Seppur il primo tempo si chiuse sullo 0-0, il Milan sembrò in crescita costante e il Barcellona in crescente difficoltà. Le paure palesate da Sacchi alla vigilia del match, circa un possibile eccesso di fiducia dei suoi giocatori, in seguito alle 4 vittorie consecutive in campionato, decisamente non facile da ottenere nel calcio d’epoca, furono smentite sul campo. Vincere aiuta a vincere. E al rientro dagli spogliatoi i diavoli suonarono la carica, palesando però scarsa concretezza nella bellezza di qualche giocata e un tandem Van Basten-Massaro piuttosto evanescente e impreciso. Ma al 53° minuto una nuova serpentina di Donadoni, decisamente il più ispirato fra i suoi, provocò il fallo di Milla a circa 20 metri dalla porta difesa da Andoni Zubizarreta. In barriera nervi tesi, qualche gomitata. Eusebio, non rispettando la distanza, si prese un cartellino giallo dall’arbitro austriaco Kohl. Sul pallone da calciare Rijkaard, Donadoni e Alberigo Evani, per tutti “Chicco”, per qualcuno “Bubu”, come il piccolo amico dell’orso Yoghi. Zubizarreta sembrava oscurato dalla corposa presenza di uomini in barriera e disposti al limite dell’area di rigore. Tensione sempre più alta, come se nell’aria si avvertisse il momento decisivo, un momento che sarebbe rimasto scolpito nella storia di quella partita. Kohl fischiò, ma ancora una volta interruppe il gioco per fare rispettare la distanza della barriera, rimproverando i giocatori rei di scorrettezze. Poi finalmente, la regolarità stabilita, permise a Kohl di portare il fischietto alle labbra e fischiare il via alla ripresa del gioco. Mentre Rijkaard si defilò velocemente, Donadoni appoggiò il pallone ad Evani, che indossava quella maglia numero 10 orfana di Ruud Gullit. Il potente esterno sinistro di “Chicco” si andò a infilare imparabilmente nell’angolino in basso alla destra della porta difesa da Zubizarreta. Una meravigliosa prodezza balistica che lo consegnò alla storia, in quel dicembre 1989, per sempre, il mese di Evani. “Chicco”, per favore non chiamatelo “Bubu”, un nomignolo che proprio non gli piace, diede ad Arrigo Sacchi il quarto trofeo della sua gestione, in quel match, poi comodamente controllato senza correre rischi, fino alla fine. Ma soprattutto, quel potente tiro dalla distanza di Evani, permise al Milan di mettere in bacheca la prima Supercoppa Europea della storia del club rossonero. Il tutto, pochi giorni prima della partenza per Tokyo, dove Evani, sarebbe divenuto per tutti, l’eroe dei due mondi.
SOTTO IL TABELLINO
MILAN vs BARCELLONA 1-0
Reti: 55′ Evani
MILAN: G. Galli, Carobbi, P. Maldini, Fuser, Tassotti, Costacurta, Donadoni, Rijkaard, Van Basten, Evani, Massaro (65′ Simone) – All.: Sacchi