Storie di Calcio

7 Luglio 1961: Helenio Herrera e la rosa non adeguata

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

“Taca la bala, taca la bala”

Per costruire una grande squadra bisogna partire dal progetto. Senza progetto niente vittorie e, senza vittorie, niente gloria. Questo lo sapeva benissimo quell’argentino con il naso schiacciato che, nell’estate del 1960, arrivò alla corte dell’Inter del presidente Moratti.

Helenio Herrera da Buenos Aires, faccia da sergente e metodi di gestione piuttosto militareschi.

Il 7 Luglio del 1961, durante una vacanza nella splendida cornice di Sanremo, il non ancora mago si lasciava sfuggire delle dichiarazioni piuttosto forti all’indirizzo del suo grande presidente: “Tutte le squadre si rafforzano, noi siamo squilibrati in attacco e in difesa”.

Parole decise che avevano come unico obiettivo quello di smuovere le acque e di portare l’organico nerazzurro a competere con le maggiori formazioni italiane ed europee. Un progetto avveniristico, basato sulla consapevolezza delle idee e su uno stile di gioco oleato negli anni del Barcellona, squadrone che aveva battuto l’Inter in più di una occasione.

E di fatti, Herrera non era la prima scelta del segretario Valentini. Quando Angelo Moratti gli chiese di cercargli il miglior tecnico sulla piazza, il telegramma internazionale partì alla volta del Brasile, destinazione Vicente Feola, colui che aveva vinto il mondiale con il Brasile nel 1958. Ma quel telegramma venne letto tardi e allora le attenzioni italiane si riversarono su un ex calciatore che amava il rigore e la disciplina. Si raccontava che quando arrivò a Milano per intavolare i contatti che gli avrebbero garantito una retribuzione record per i ’60, la sua proverbiale diffidenza costringesse i dirigenti interisti a fissare un incontro in un bar vicino alla stazione.

Moratti, da grande presidente, gli regalerà il mitico Luisito Suarez in quel Luglio di 60 anni fa. In squadra, oltre al fenomeno spagnolo, c’erano anche tre promettenti giovani di nome Mazzola, Corso e Facchetti.

 

Fonte LA GAZZETTA DELLO SPORT del 7 luglio 1991

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