GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia) – E’ stato, per almeno un triennio, il miglior portiere del mondo. Aria strafottente e manone paratutto. Silenzioso in campo e fuori. Un portiere atipico Nelson Dida, con quelle gambe longilinee e magre, non esplosive, apparentemente poco reattive.
Il Milan di Berlusconi, rinvigorito dallo scudetto del ’99, insperato ed ottenuto non da prima della classe, aveva deciso di puntare su quel ragazzone brasiliano del Cruzeiro. In quattro anni era stato capace di vincere il Campionato Mineiro e la Copa Libertadores. E così, dopo un giro di prestiti passato anche per il Corinthias vittorioso nel primo mondiale per club, Nelson arriva in Italia.
La prima grande stagione, che poi in realtà sarà la seconda, lo vedrà sostituire Abbiati per buona parte dell’anno, consegnandogli le chiavi di una porta che non lascerà più.
Diventerà, in un anno, il portierone del Milan di Ancelotti, splendido vincitore della Champions tutta italiana di Manchester. Tre rigori parati ed un trofeo che avrebbe riportato Berlusconi sul tetto d’Europa, 9 anni dopo il trionfo di Atene.
Da quel momento e per i futuri tre anni, Dida diventerà l’oggetto del desiderio di molte squadre, sorprese dalle capacità impressionanti di un portiere esile e longilineo. Se dimentichiamo qualche scena da melodramma per via di fumogeni vari, ci rimane l’immagine della impossibile parata contro un calciatore dell’Ajax. Un tiro forte nell’area piccola, sul quale Dida ci arriva nonostante fosse già dall’altra parte. Roba da Holly e Benji.