GLIEROIDELCALCIO.COM (Eleonora D’Alessandri) – La storia di ogni squadra di calcio è la storia di un luogo. Non fa eccezione Genova, che sarà la prima città d’Italia a conquistare uno scudetto.
All’inizio del diciannovesimo secolo, grazie alla politica protezionista della sinistra liberale al governo, furono aperti grandi poli siderurgici, cantieri navali e linee di navigazione; il porto di Genova divenne il più importante d’Europa, tappa obbligata per tante compagnie straniere dirette al canale di Suez. Navi piene d’inglesi che, nei giorni di scalo, passavano il tempo ingaggiando furibonde partite di football tra connazionali.
Se vi doveste trovare dalle parti dello stadio Luigi Ferraris con abbastanza anticipo rispetto all’inizio di una partita, vi consiglio di farvi una bella passeggiata verso il mare, fino in via Palestro, al numero 10 di un palazzone di mattoni rossi.
In questo luogo, il 7 settembre 1893, dieci inglesi s’incontrarono nelle stanze del consolato di Sua Maestà la Regina Vittoria, per formalizzare un’associazione di cricket e atletica leggera che si chiamerà proprio come gli inglesi chiamavano la città: Genoa.
Il primo presidente è Charles De Grave Sells, designer, che manterrà l’incarico fino al 1897. George Blake, che nel 1900 si trasferirà a Palermo e contribuirà alla fondazione del club rosanero. Degli altri si sa solo il cognome: Green, Riley, Sandys, Henry Thierry, Jonathan Summerhill senior e Jonathan Summerill junior, Sir Charles Alfred Payton (console di Genova e primo patron della società) e George Dormer Fawcus, forse il più importante di tutti. Fu egli, infatti, che da semplice co-fondatore e capitano della squadra di cricket, diverrà presidente dal 1899 e poi anche ala sinistra di quel Genoa che vincerà lo scudetto nel 1900. Il primo e unico caso di presidente-giocatore della storia del calcio italiano.
Tutti questi nomi compaiono sull’atto di fondazione della squadra che, per anni, è passato di mano in mano di varie persone, ultimo il giornalista Gianni Brera. Alla sua morte, la famiglia ha riconsegnato l’originale al Genoa che oggi lo espone nel proprio Museo al Porto Antico.
La storia di questo club passa ancora attraverso la vita di altri personaggi fondamentali.
Primo tra tutti è James Richardson Spensley, un medico di Sunderland mandato a Genova da una società di assicurazioni marittime con il compito di dare assistenza ai marinai impiegati sulle navi britanniche. Spensley era un uomo molto colto e addirittura corrispondente per il Daily Mail ma nel Genoa era portiere con una tecnica di tutto rispetto, agilissimo e fortissimo, con un’ottima presa e soprattutto un gran coraggio. Fu il primo, infatti, a insegnare ai portieri italiani la respinta nella mischia con i pugni.
A differenza di quanto comunemente si pensava degli inglesi, Spensley si fece benvolere dalla città, dandosi molto da fare sia per gli abitanti sia per il Genoa, imponendo che il calcio arrivasse allo stesso livello di considerazione del cricket. Organizza partite amichevoli con gli equipaggi dei bastimenti britannici di passaggio, è portiere, allenatore e dirigente esecutivo. Insoddisfatto del campo da gioco di Sampierdarena, contatta un mecenate scozzese proprietario di un terreno con un vecchio velodromo nel quartiere di Staglieno, lo affitta e finalmente ci sono i pali, la traversa e poco altro.
In quel periodo il calcio non è ancora sport nazionale e solo con la mozione di Spensley per lasciare entrare nel club anche soci italiani, permetterà ai genovesi di avvicinarsi finalmente a questo sport che cominciava a incuriosirli parecchio. A Genova come a Torino, dove vengono fondate le prime società di calcio.
Nel frattempo la popolarità del Genoa comincia ad aumentare, fino a raggiungere Torino da dove arriverà il primo invito per partecipare ad un quadrangolare con tre società della città. A causa però di uno slittamento improvviso di ventiquattro ore il Genoa è costretto a disertare l’appuntamento di ottobre al nuovo anno. La partita si giocherà poi a Genova il 6 gennaio 1898 davanti ad un pubblico pagante di 208 persone e si conclude con la vittoria degli ospiti.
Solo a marzo, nella partita di ritorno il Genoa si prenderà la rivincita, vincendo per 1-0.
Queste due partite rappresentano gli albori del primo campionato ufficiale patrocinato dalla Federazione Italiana Football, che viene istituita in due sedute dai dirigenti genoani e torinesi. In una successiva riunione della Federazione, si decidono giorno, sede e squadre partecipanti al campionato: domenica 8 maggio, al Velodromo Umberto I di Torino, Internazionale Torino, Torinese, Società Ginnastica e Genoa si giocheranno il primo “scudetto” italiano.
A Torino il Genoa supera 2-1 in semifinale la Società Ginnastica, mentre l’Internazionale batte 1-0 la Torinese. Alle 15 è il momento della finale davanti a un centinaio di spettatori. Genoa in campo con Baird, De Galleani, Ghigliotti, Pasteur, Spensley, Ghiglione, Le Pelley, Bertollo, Dapples, Bocciardo, Leaver, schierati con un 2-3-5 d’ispirazione britannica. Tra gli avversari dell’Internazionale Torino c’è anche un certo Herbert Kilpin, che un anno e mezzo dopo, in una nebbiosa notte di metà dicembre, fonderà in una fiaschetteria del centro di Milano l’Associazione Calcio Milan.
I tempi regolamentari finiscono 1-1. Il Genoa è in dieci per l’infortunio del portiere Baird; ne prende il posto Spensley. Poi l’ala sinistra Norman Leaver segna il 2-1 della vittoria.
La vittoria del 1898 dà a Spensley lo slancio per proporre e vedersi accettare il cambio di denominazione in Genoa Cricket and Football Club, quando mancano ormai pochi mesi al Ventesimo Secolo, periodo che vedrà il Genoa vincitore del terzo scudetto consecutivo.
La prima squadra vincitrice del campionato italiano di calcio, il Genoa
Spensley è ormai genovese a tutti gli effetti, anche se, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolerà e partirà come medico. Le sue gesta però sono talmente famose da arrivare fino in Argentina, dove nel 1905, un gruppo di giovani liguri fonderanno una squadra scegliendo come colori sociali quelli della bandiera della prima nave che avrebbero avvistato dal porto di Buenos Aires: passerà una nave svedese e il Boca Junior, sarà da quel giorno e per sempre giallo blu.
Spensley morì in guerra nel 1915 ferito durante il suo lavoro di medico, la sua tomba però fu ritrovata solo nel 1992 da due scout tifosi genoani in un cimitero militare britannico in Germania. Anche se dedicherà il suo stadio a Luigi Ferraris, caduto come Spensley nell’estate del 1915, il filo rosso e blu che la lega al suo dottore/portiere fa di Genova la città più inglese d’Italia, tanto che, nel 1992, il Genoa è la prima squadra italiana ad espugnare Anfield e un grande striscione che recita “WE ARE GENOA”, ricorda ai calciatori del Liverpool le origini del calcio italiano.
Ora se vi va, torniamo allo stadio perché il derby più bello d’Italia sta per iniziare e la salita lunga quasi un chilometro che ci separa dal Ferraris non è semplice, ma ne vale sicuramente la pena.
Romana e romanista di nascita, trasferita in Friuli Venezia Giulia per sbaglio. Una laurea in scienze della comunicazione, un lavoro come responsabile marketing e un figlio portiere mi riempiono la vita. La mia grande passione è il calcio, la sua storia e tutto quello che ne fa parte.