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8 febbraio 1995 – Il Milan conquista la Supercoppa Europea

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Luca Negro) – L’8 febbraio del 1995, esattamente 7 giorni dopo lo 0-0 di Highbury, Londra, storica casa dei “Gunners”, Milan e Arsenal si ritrovarono di fronte a San Siro, nel mitico stadio intitolato alla memoria di Giuseppe Meazza, per quella che fu la finale di ritorno della 19ma edizione della Supercoppa Europea. Il clima non era certamente dei più sereni per il calcio italiano, finito nuovamente nell’occhio del ciclone a causa di gravi episodi di violenza. Il 29 gennaio 1995, infatti, solo pochi giorni prima della attesa sfida europea, a Genova, pochi minuti prima dell’inizio di Genoa-Milan, il tifoso genoano, allora 25enne, Vincenzo Spagnolo, venne accoltellato a morte, nei pressi di Marassi, da un ragazzo di 18 anni, Simone Barbaglia, che all’epoca dei fatti frequentava la curva del Milan. Dopo lo 0-0 del primo tempo, le due squadre (Genoa e Milan) scelsero di non rientrare in campo sdegnate dalla gravità della notizia appresa da pochi istanti, mentre sugli spalti e per la città si instaurò un clima di guerriglia. Le immediate riflessioni sugli avvenimenti accaduti condussero il calcio italiano a fermarsi per una domenica, precisamente quella del 5 febbraio 1995. Il silenzio sugli spalti e gli striscioni rovesciati, fecero dunque da sfondo a quel Milan-Arsenal. Almeno nel primo tempo. La ferita era ancora aperta quell’8 febbraio 1995. La campagna mediatica di sensibilizzazione e la reazione inorridita del pubblico e della cosiddetta “società civile”, fu testimoniata dalla vendita di poco più di venti mila biglietti. Davvero pochi per quella partita che avrebbe messo di fronte il Milan campione d’Europa, che circa 8 mesi prima aveva schiantato ad Atene il Barcellona allenato da Johan Cruijff e l’Arsenal, che il 4 maggio 1994, aveva vinto la coppa delle coppe grazie a un gol di Alan Smith contro il Parma allenato da Nevio Scala che schierava in attacco il tandem formato da Zola e Asprilla. Come detto, dunque, una atmosfera surreale e surreale fu, quella sera, la divisa indossata dal Milan, che si presentò in tenuta gialla. Poco dopo il fischio di inizio del match, il Milan diede la sensazione di essere in una di quelle serate che avevano contraddistinto quella epopea dorata. Zvonimir Boban, Daniele Massaro e il genio, Dejan Savicevic apparvero subito ispirati. Proprio Massaro al 7° minuto provò a sorprendere il portiere inglese David Seaman con un missile da fuori area che trovò la pronta risposta in tuffo dell’estremo difensore dei “gunners”. La risposta dell’Arsenal pochi minuti più tardi col centravanti gallese, John Hartson, che dopo aver superato Franco Baresi, il totem rossonero, mise i brividi a Sebastiano Rossi con un tiro da 18 metri terminato a lato ma non distante dall’angolo basso alla destra della porta difesa dal portiere del Milan. I ritmi sostenuti dai britannici, non trovarono impreparati i rossoneri, che anzi, nella battaglia si esaltarono.

Boban ci provò un paio di volte. Prima su una punizione, calciata troppo centralmente e poi, convergendo dalla destra, con un tiro di sinistro che sfiorò il secondo palo di circa un metro. Poi, nel giro di pochi minuti, si passò dall’occasione mancata da Wright, bravissimo a controllare in area e calciare un pallone pennellato da Winterburn, trovando la risposta poco plateale di Rossi, al gol del vantaggio rossonero, con una splendida ripartenza in verticale e concretizzata in tre passaggi. Da Rossi a Donadoni che servì Massaro, splendido filtrante per l’inserimento di Boban che in percussione centrale, dopo trenta metri di corsa fra le maglie rosse della difesa inglese, infilò con la punta del piede David Seaman in uscita, firmando così al 41° minuto di gioco il vantaggio milanista. Boban e Savicevic prima del riposo regalarono ancora un saggio del loro talento con uno splendido dialogo di prima al limite dell’area londinese. Con l’inizio della seconda frazione di gioco, mentre gli striscioni dei vari Milan Club, vennero srotolati e affissi, a colorare il “Meazza” di rossonero e con essi tornarono a farsi udire i cori da stadio, il Milan tentò di abbassare il ritmo nel tentativo di addormentare la partita, portando pericolosamente l’Arsenal nella propria trequarti di campo. Al 60° minuto di gioco, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Wright depositò in rete, ma l’arbitro tedesco Krug fischiò fallo su Costacurta di Hartson annullando la rete. Lo spavento portò il Milan ad alzare nuovamente il ritmo e Dejan Savicevic a salire in cattedra sfiorando il gol con una splendida azione personale che trovò pronto Seaman dopo aver seminato il panico fra la difesa inglese e pennellando poi da corner la palla del raddoppio sulla testa di Massaro al 65° minuto di gioco. Ancora Savicevic devastante sulla destra trovò l’appoggio a Marcel Desailly dopo aver resistito ad una carica, ma il mediano francese mise a lato con un tiraccio, sbucciando la palla. Poi nulla fino al triplice fischio di Krug, che sancì la fine del match e con esso l’ennesimo trionfo europeo del Milan, la conquista della terza supercoppa europea e tredicesimo titolo internazionale dei rossoneri. All’indomani di quella vittoria, mentre in senato si consumavano ore di dibattito su come arginare la violenza negli stadi, alcuni quotidiani, vollero invece sottolineare l’importanza dell’atto sportivo, nel tentativo di liberarlo dalle catene della violenza e del fanatismo.

Il tabellino della partita :

MILAN – ARSENAL  2-0
Reti: 41° Boban, 65° Massaro

MILAN: S. Rossi, Tassotti, Panucci, Albertini, Costacurta, Baresi, Donadoni, Desailly, Boban, Savicevic (88′ Eranio), Massaro (81′ Di Canio).
All.Capello

ARSENAL: Seaman, Dixon (67′ Keown), Winterburn, Scwarz, Bould, Adams, Campbell (77′ Parlour), Wright, Hartson, Merson, Selley.
All.Graham

Arbitro: Krug

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Nato nel 1976, ho iniziato ad amare il calcio, dal 1983, da quelle prime figurine attaccate al mio primo album Panini. Un calcio romantico ormai scomparso che aveva il potere di far sognare tutti, proprio tutti. Fotografo artistico, fotoreporter e opinionista sportivo. Racconto la realtà ma amo scrivere di quel passato che mi fa tornar bambino.

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