GLIEROIDELCALCIO.COM (Anna Belloni) – Dopo l’amarissima retrocessione in serie C avvenuta alla fine del campionato 1934/1935, il Vicenza si vede costretto a rinunciare a tre pilastri biancorossi: Bruno Camolese ceduto alla Lazio, Umberto Menti alla Juventus e Mario Zordan al Milan. Il capitano Silvio Griggio, con uno slancio di generosità e amore per la smaglia decide di rimanere, rinunciando ad allettanti offerte pervenutegli da grossi club.
Nonostante il declassamento di categoria, era evidente a tutti l’inadeguatezza del Campo di Viale Verona che durante i due precedenti consecutivi campionati in serie B aveva dimostrato tutti i suoi limiti e tutte le sue carenze e aveva spronato quindi il Potestà comm. Cebba e l’Amministrazione Comunale a realizzare quanto prima un impianto più idoneo.
Lo “Stadio del Littorio”, progettato dall’ing. Pedrina e realizzato con la collaborazione del capo cantiere geom. Zanardo, entrambi dell’Ufficio Tecnico del Comune di Vicenza è un moderno impianto che oltre al campo di calcio presenta anche una pista per le gare di podismo. L’esatta ubicazione citata nei testi dell’epoca è la seguente “eretto sui terreni di proprietà Monti, tra Viale Margherita, il fiume Bacchiglione, via Colonnello Alberi e Borgo Casale. Coincide più o meno con il vecchio campo di Borgo Casale (attivo dal 1911 fino allo scoppio della Grande Guerra n.d.r.) in quella zona conosciuta come “Campo de Nane”.
All’uopo viene costruita una nuova strada per consentire il comodo accesso di mezzi e spettatori al bellissimo ingresso principale, con il portale d’ingresso in stile impero.
La tribuna coperta originaria in una foto della metà degli anni trenta, vista dall’attuale settore dei “distinti”. Notare sulla destra l’ingresso al campo (Foto Wikipedia)
Viene realizzato il campo di gioco che misura 110 x 66 metri, sopraelevato di circa 40 cm dal piano campagna e dotato di un ottimo sistema di drenaggio delle acque piovane. La pista podistica a sei corsie misura complessivamente 430 metri di lunghezza e 7,70 metri di larghezza. Uno stadio di tutto rispetto, atto a ospitare sia le partite di calcio che le manifestazioni di atletica leggera (gare di corsa, salto in lungo, in alto, salto con l’asta e lancio del peso, del martello e del giavellotto). A corredo dell’impianto sportivo trovano spazio l’abitazione del custode, le biglietterie, i magazzini e gli uffici. Ma soprattutto vengono allestiti dei confortevoli spogliatoi con docce per i giocatori.
La capacità dello stadio viene fissata in 5.360 posti. Ottima la visuale garantita da 1.360 posti a sedere e dai restanti 4.000 posti in piedi suddivisi in gradinate e parterre.
Da “La Provincia di Vicenza” del 27 agosto 1935
“L’inaugurazione del nuovo Campo Sportivo di Viale Margherita che il Potestà di Vicenza ha realizzato interpretando una delle più sentite aspirazioni cittadine, avverrà l’8 settembre- Era stato detto, tempo addietro, che probabilmente un incontro fra la Juventus e i biancorossi avrebbe inaugurato il nuovo stadio, ma ora è quasi certo che, in luogo dei campioni d’Italia – che ci auguriamo di applaudire in un’altra occasione – avremo a Vicenza un incontro internazionale. Sarà fra noi uno squadrone ungherese, quello del Soroksar che annovera parecchi giocatori nazionali. Il campo sportivo di Viale Margherita non potrebbe dunque, ricevere battesimo più degno. È nei nostri voti, quindi, che la notizia di tale incontro abbia definitiva conferma. “
La cerimonia di inaugurazione viene fissata per l’8 settembre, giorno dedicato alla Madonna di Monte Berico Patrona della città, con un’amichevole in cui i biancorossi incontrano la forte formazione ungherese del Soroksàr, fondata nel 1905, che poteva contare su alcuni dei più temibili giocatori del calcio danubiano. In questa occasione l’allenatore biancorosso Giuseppe Viola fa esordire – a sorpresa – in prima squadra il sedicenne Romeo Menti, sul quale il cronista annota quanto segue:
“Ma un’altra nota interessantissima offrirà l’inquadratura del Vicenza, si tratta del debutto in prima squadra di un autentico balilla, il quindicenne Menti III, fratello dell’ex biancorosso Menti Umberto che milita oggi nelle file juventine. Viola è entusiasta di questo ragazzo e se lo custodisce gelosamente perché ha ravvisato in lui la stoffa del grande calciatore. Intanto domenica lo farà giocare in prima squadra da mezzo o ala destra, ed è certo che il gioco del quindicenne Menti III conquisterà il pubblico vicentino. Noi con particolare curiosità di vedere all’opera codesto …. fringuello alle prese con un volpone della classe di Dudas. Basta questo solo numero per conferire alla partita di domenica grande attrazione …”
Indubbiamente l’incontro internazionale é favorito dai buoni auspici dell’allenatore ungherese del Vicenza Giuseppe Viola (all’anagrafe Jozsef Violak, nome italianizzato dal regime fascista, modifica indispensabile per la concessione della cittadinanza italiana), già centrocampista negli anni 20/30 in diverse squadre italiane che, pur mancando da diverso tempo dall’Ungheria, aveva mantenuto ottimi rapporti calcistici nella madre patria. Il club biancorosso, nonostante i problemi cronici di bilancio, si accolla volentieri le spese per la trasferta della fortissima formazione danubiana che presenta in campo due giocatori nazionali del calibro di Dudàs e Takàcs.
Foto tratta dal libro “La Nobile Provinciale” di Antonio Berto
8 settembre 1935, ore 16, Stadio del Littorio
A.C.F. VICENZA vs SOROKSAR F.C. 2 a 1 (primo tempo 1 a 1)
“Una folla numerosa ha fatto cornice al nuovo campo polisportivo, il quale è piaciuto agli sportivi e alle autorità per la sobrietà delle linee e per la tecnica della costruzione che rispondono alle moderne esigenze. Rallegramenti quindi all’ing. Pedrina, sportivo oltre valente professionista che ha coadiuvato efficientemente il progettista. Presenziavano alla partita il Podestà comm. Cebba – al quale va rivolta la riconoscenza dei vicentini per la bella opera realizzata, i generali Tentori, Porta, Zamboni e Modiano.
Non certo un combattimento ad oltranza né una lotta accanita, ma una buona partita giocata ieri giocata con spiccata cavalleria d’ambo le parti, ed indicatissima, peraltro, per saggiare le forze della compagine locale alla vigilia della Coppa Italia e del Campionato. Non merita eccessivamente sapere se ha vinto il Vicenza per 2 goal a 1 perché tutti e due i punti che ho visto marcare erano parabilissimi. Interessa invece senz’altro dire che la prova dei calciatori biancorossi ha soddisfatto il pubblico.
Il cronista pone in evidenza la prova del piccolo Meo Menti, che incanta il pubblico esibendo oltre a grandi doti tecniche e di palleggio una maturità tecnica impressionante, sfoderando oltre a inebrianti azioni personali anche precisi passaggi smarcanti ai compagni. Il giovanissimo biancorosso non si dimostra affatto intimorito dai più corpulenti avversari, non prova un timore reverenziale per i famosi giocatori danubiani, corre e combatte e lotta su ogni pallone. Un battesimo del fuoco, visto che a lui si oppone in difesa un giocatore storico del calcio ungherese, il trentacinquenne Gyula Dudàs, dal 1925 al 1932 titolare della nazionale e approdato a fine carriera nelle fila del Soroksar.
Una gioia per gli occhi dell’allenatore Viola, che decide di non sostituirlo e di fargli giocare tutta la partita, tra gli scroscianti applausi dei tifosi vicentini.
È così che nasce una leggenda del calcio italiano, il piccolo Meo debutta nella sua Vicenza, inconsapevole che, soltanto quattordici anni più tardi, subito dopo la sciagura di Superga, quello stadio si onorerà di portare per sempre il suo nome.
L’ingresso del campo alla metà degli anni trenta. Notare la scritta “Campo sportivo del Littorio”. Oggi da qui si accede agli Uffici del L.R. Vicenza e alla zona VIP della tribuna coperta (Wikipedia)
Bibliografia:
La Provincia di Vicenza anno 1935
Menti del cuore – Antonio Di Lorenzo e Andrea Mason