GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“Deliravo per Sivori e sognavo un figlio che giocasse come lui. Eccolo”
Le parole del signor Maradona riecheggiavano come premonitrici, sugli spalti di uno Stadio San Siro pieno solo a metà (o meno). La sera di 40 anni addietro si giocava l’ultima partita prima dell’inizio del campionato.
Di fronte al Milan di Gigi Radice, fresco di promozione dopo il primo anno in cadetteria il Boca Juniors di Maradona e di quel geniaccio di Luis Carniglia, squadra argentina piena di blasone e prestigio, capace di vincere il torneo Metropolitano grazie ad una formazione rognosa e incredibilmente solida.
L’ex allenatore del Real, con un passato italiano costellato di vittorie e sconfitte (vedi la Coppa delle Fiere vinta con la Roma o la Coppa Intercontinentale persa con il Milan), era stato richiamato dal presidente Noel per risollevare una compagine in piena crisi. Carniglia ci era riuscito, mettendo in panchina Silvio Marzolini e riorganizzando un settore giovanile costruito con il solo intento di produrre altri campionissimi.
In quel giro per l’Europa, che aveva toccato anche Parigi e che avrebbe toccato Barcellona, la stellina da ammirare in tutto il suo splendore era quel riccioluto numero 10 di Vila Fiorito, talmente fenomenale da “costringere” gli avversari a pagare 120 milioni di lire per vederlo da vicino. Tanto, infatti, costava una amichevole contro i giallo blu di Buenos Aires. Bisognava ancora finire di pagare i 4 milioni di dollari all’Argentinos Juniors e tutto quello che era calcio internazionale faceva cassa.
Il pubblico sugli spalti, reduce dalla sbornia post derby, non era quello delle grandi occasioni. Soltanto 23.000 presenze, contro le 70.000 di qualche giorno prima.
Spettacolo di palleggi in puro stile maradoniano e poi via all’incontro. Per dirla tutta, non un grandissimo incontro. La stanchezza per entrambe le compagini era palpabile. Le fatiche mentali del derby avevano segnato i ragazzi di Radice, quelle fisiche della tournée i forti argentini.
Finirà 2-1 per il Boca, grazie alla punizione deviata di Maradona e al pallonetto dello scaltro Brindisi; in mezzo, il colpo di testa di Mandressi su cross di Moro (tanto per non far rimpiangere l’assente squalo Jordan).
Quella dell’8 Settembre 1981 sarà la partita di un giovane mediano di nome Sergio Battistini, capace di fermare Maradona in molte delle sue sortite offensive; sarà la partita dell’estasi di Rivera nel vedere le giocate dell’asso sudamericano; sarà la partita dei complimenti delle bandiere nerazzurre ai cugini rossoneri.