GLIEROIDELCALCIO.COM (Eleonora D’Alessandri) – Che in Brasile il calcio sia parte integrante della vita di ogni cittadino è cosa risaputa. Che ogni brasiliano abbia il suo mito tra i tanti che hanno avuto i natali in questa nazione, anche.
Così anche per il padre di Jair da Costa. Fu proprio lui a scegliere questo nome per il suo terzogenito, ispirandosi al campione degli anni trenta Jair Ademir.
Jair da Costa nasce a Santo Andrè il 9 luglio 1940 con il destino già in tasca.
Fin da giovane si appassiona al calcio e al ciclismo, anche se, tra i due, alla fine sceglie – per fortuna – il primo.
Ancora giovanissimo, viene selezionato dal Portuguesa, che lo porta praticamente subito in prima squadra nel massimo campionato Paulista. Per questo motivo, a soli ventidue anni, veste già la gloriosa maglia verdeoro della Nazionale e di conseguenza comincia ad essere appetibile agli occhi dei maggiori club europei.
Il primo notarlo e poi a scartarlo, è il Milan, che lo ritiene troppo gracile per il nostro campionato, permettendo così all’Inter di Angelo Moratti e del grande Herrera di tesserarlo nelle fila nerazzurre.
Come molti brasiliani dell’epoca, anche per Jair da Costa la permanenza in Europa è sinonimo di “saudade”. Sente nostalgia di casa, è superstizioso e l’alloggio fornitogli dal club dalle parti di un cimitero non lo aiuta per niente, passando così buona parte del tempo in cui non gioca a pallone, chiuso in camera ascoltando la sua Samba a tutto volume.
A causa di lungaggini burocratiche tipiche dell’epoca per i calciatori extracomunitari, non poté esordire prima dell’ottava giornata, nonostante un grottesco tentativo di trovare una nonna del Polesine per il giocatore. Era il 1° novembre 1962 e l’Inter con soli 7 punti in classifica, era di scena a Marassi. In due minuti di gara segnò la sua prima rete nerazzurra, un vero colpo di fulmine. L’Inter vinse per 3-1 dando il via ad una rimonta in campionato che il 5 maggio 1963 li vedrà Campioni d’Italia.
Jair foto wikipedia
Da quel momento diventò titolare fisso della “Grande Inter” di Herrera con il numero sette. Jair da Costa è stato un’ala destra dal tiro potente, un atleta dotato di grande velocità. Un giocatore moderno che partiva sempre dalla corsia di destra, andando sul fondo campo per crossare oppure per arrivare in fondo fino in porta tirando con il destro o dal centro con il sinistro.
Lo scacchiere dell’Inter di Herrera prevedeva una squadra chiusa in difesa pronta a far partire il contropiede con Jair a destra e Mazzola a sinistra. Grazie alla sua grande tecnica e al suo scatto imprevedibile, sfondava le difese avversarie guadagnandosi i soprannomi di “Giaguaro” o “Freccia Nera”. Segnò il primo gol dell’Inter in Coppa Campioni nel 1963/64, anno in cui i nerazzurri portarono a casa il prestigioso trofeo e contro il Benfica in finale nello stesso torneo l’anno successivo, permettendo alla sua squadra di vincerlo per la seconda volta di fila.
Con l’Inter in nove anni ha totalizzato 260 presenze e 69 gol, vincendo 4 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe intercontinentali.
Il suo periodo italiano durò dieci anni, di cui nove all’Inter e uno (1967/1968) in prestito alla Roma.
Fece ritorno in Brasile per giocare nel Santos insieme a Pelè, dal 1972 al 1974, con il quale vinse il Campionato Statale nel 1973.
Chiuse la sua carriera nel 1976 dopo un biennio nel campionato Canadese giocando per i Windsor Star. Nella nazionale brasiliana purtroppo, ha collezionato un’unica presenza a causa della concorrenza nel suo ruolo del leggendario Garrincha.
Jair da Costa è stato, come tutti gli eroi della leggendaria squadra di Helenio Herrera, un tassello fondamentale nella storia del nostro calcio e del club nerazzurro, un indimenticabile eroe entrato nella leggenda di questo sport e nel cuore di tutti gli amanti di un calcio che, forse, non esiste più.