GLIEROIDELCALCIO.COM (Eleonora D’Alessandri) – Come sarebbe cambiata la storia del mondiale se venticinque anni fa fosse esistita la VAR? Di sicuro il quarto di finale Italia – Spagna di USA ’94, avrebbe avuto un risultato diverso, in quanto condizionato da un episodio che in un primo momento non fu visto dall’arbitro e in seguito fu corretto per la prima volta dalla prova tv.
L’episodio vide coinvolti un giovane Luis Enrique e l’esperto Mauro Tassotti alla sua prima esperienza mondiale nonostante l’età.
Sotto un sole rovente, il 9 luglio del 1994, l’ltalia di Maldini, Pagliuca, Donadoni e la Spagna di Guardiola, Hierro, Bakero si giocavano l’accesso alla semifinale con la Bulgaria.
Dopo un primo vantaggio azzurro firmato Dino Baggio al 25’, le Furie Rosse avevano pareggiato con Caminero al 58’. È all’88’ che, un colpo di genio di Roberto Baggio, ci porta di nuovo in vantaggio. Berti prende palla a centrocampo, Signori la gira sopra uno spagnolo e di fronte al divin codino si apre tutto il campo per la sua storica falcata. In area, il portiere Zubizarreta gli si mette di fronte e lo fa girare a destra, lui lo dribbla, si decentra riducendo la luce della porta ad uno spicchio e tira centrando l’angolo. 2-1 per i nostri azzurri.
La stanchezza e il gran caldo del Foxboro Stadium di Boston, fecero perdere lucidità ai 22 in campo, in particolare a Mauro Tassotti, il quale, su un traversone fuori misura al 93’, rifilò una gomitata in aera a Luis Enrique, che finì ko con le mani sul volto e il naso fratturato. Questo gesto così ingenuo, sfuggì all’arbitro Puhl, che lasciò correre, scatenando grandi proteste della panchina spagnola e del diretto interessato, il cui viso arrabbiato con il naso sanguinante diventerà, suo malgrado, un simbolo di quell’edizione del mondiale. Solo il replay chiarì come si svolse l’azione e, a causa della prova televisiva, Tassotti concluse la sua esperienza mondiale con otto giornate di squalifica.
Tassotti cercò inutilmente di scusarsi: «Stavamo lottando per la posizione, l’ho colpito, ma non so in che modo», disse il giocatore italiano a caldo. E poi, dopo la squalifica: «La cosa che più mi dispiace è aver fatto male a un avversario senza alcuna volontà. Vorrei stringergli la mano al più presto», cosa che però non avvenne fino al 2011, anno nel quale lui era viceallenatore del Milan e il rivale tecnico della Roma.
«Purtroppo è una cosa che è diventata parte integrante della mia carriera. Ho fatto una stupidata, una grossa stupidata di cui ero già pentito un minuto dopo», confessò anni dopo in un’intervista.