PASSIONEINTER.COM (Lorenzo Della Savia) – […] A voler tracciare una controstoria di quello che Helenio Herrera fu in vita – e persino dopo la morte – non si può non dare spazio alle donne dell’ex allenatore: tante donne, tante mogli (forse tre, o forse di più, di cui l’ultima, Fiora, la più famosa) e pure tante spasimanti. Che Herrera fosse uno stimolatore erotico del desiderio di una miriade di signore e signorine degli anni Sessanta che gli sbavassero dietro a getto continuo […] è un fatto.
[…] una volta smaltita la sbornia di successi in nerazzurro – solo quando si accasò alla Roma riuscì a trovare un matrimonio durevole, con la sopra citata Fiora, che di Herrera ebbe a dire: “Era un uomo onesto, spiritoso e ahimè gran seduttore. Ma io lo perdonavo sempre. Un furbetto mica da ridere, aveva un sacco di amanti, e io non me ne accorgevo. Ci provava con tutte, lo faceva con discrezione, ma non se ne lasciava scappare una”. […]
Donne che non finirono di ronzare attorno a Herrera nemmeno dopo che questo se ne fosse andato: basta andarsi a ripescare qualche cronaca del 2010, quando scoppiò una guerra legale tra la moglie Fiora e la figlia – o presunta tale – di lui, una certa Maria Susana. Una delle tante: perché sì, non è ben chiaro nemmeno quanti figli avesse Herrera: c’è chi dice tre, chi quattro e chi di più […] Successivamente vennero fuori anche delle incongruenze sulla data di nascita di Herrera, perché – mentre la data naturale risultava essere il 1910 – sui documenti appariva che fosse nato nel 1916. “La data di nascita se l’è cambiata quand’era in Spagna, un piccolo vezzo”, commentò la moglie […]
[…] dopo il decesso, ci pensarono altri personaggi a far rivoltare l’allenatore nella tomba: nel 2004, per dire, Ferruccio Mazzola, ex giocatore dell’Inter, accusò Herrera di somministrare sostanze dopanti ai propri giocatori. Accuse che finirono nel niente, visto che l’unico ad unirsi alle parole di Mazzola fu Franco Zaglio, e visto che il dottore che esaminò il caffè di un altro Mazzola, il fratello Sandro, che avrebbe dovuto contenere il famoso doping, “si mise a ridere, perché secondo le analisi non c’era nulla di strano”.
[…] era noto, il tecnico, per le sue doti da motivatore, messe in luce sia verbalmente che attraverso i famosi cartelli con cui negli anni tappezzò la Pinetina (“Classe + Preparazione atletica + Intelligenza = Scudetto”, “Difesa: non più di trenta goals! Attacco: più di 100 goals!”, “Chi non dà tutto non dà niente”, “Tacalabala”, eccetera). Joaquin Peirò, riserva dell’Inter ai tempi di Herrera, disse di lui: “Non mi faceva giocare, lo detestavo. Non ci parlavamo, non mi rivolgeva la parola. Ma quando succedeva che aveva bisogno di me, per infortunio dei titolari 0 per altre ragioni, era diabolico. Si trasformava. Dal lunedì fino alla domenica mi prendeva da parte come se ci legasse un rapporto affettivo, mi diceva che ero il migliore. E io ci cascavo: gli credevo, andavo in campo motivatissimo, galvanizzato”. Magia.
[…] fu in grado di tracciare un solco non solo nella storia dell’Inter (che con lui passò da grande a grandissimo club), ma anche nel modo di intendere la figura dell’allenatore: il quale diventò uno psicologo, un tecnico, un tattico: Herrera fu il primo a capire che i calciatori andassero allenati non come atleti ma come calciatori di calcio […]
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