Addio a Carmine Tascone
Il mondo del calcio, nella sua vastità, è pieno di personaggi che all’apparenza sembrano minori, ma che hanno invece avuto una grande importanza, soprattutto in quel calcio di periferia, lontano dai riflettori, ma capaci di portarli loro all’attenzione generale. È il caso di Carmine Tascone, scomparso in queste ore a 86 anni.
Si può dire, senza tema di smentite, che Tascone è stato il calcio campano, ma anche di più, per quasi dieci lustri, un cinquantennio che ha attraversato con la decisione di chi sa di potere scrivere, in qualche caso, la storia. E la storia l’ha scritta, non solo quella della sua regione, ma addirittura quella della sua nazione.
Chi non conosce Beppe Bruscolotti? A quanti è ignoto Ciro Ferrara? Ci può essere nella Penisola, ma dirò di più senza esagerare, nel globo terracqueo che calpestiamo, qualcuno che non conosce Fabio Cannavaro, campione del mondo con l’Italia nel 2006, tra l’altro uno dei pochi difensori insigniti del Pallone d’Oro? Questo è stato il suo retaggio, perché questi sono solo alcuni campioni, i principali, forse, che ha scoperto e lanciato Tascone in quello che è stato il suo vero talento, quello di talent scout.
Brillante e veloce attaccante in gioventù, appese le classiche scarpette al chiodo subito Tascone intraprese la carriera di allenatore, anche con buoni risultati, ma presto si rese conto che la sua capacità maggiore era appunto quella di scovare giovani nella sua regione che potessero assurgere al grande calcio.
Carattere forte, spesso collerico, la sua dote di scovare giovani pronti per i grandi palcoscenici lo portò presto a diventare un punto di riferimento nazionale, contribuendo a far sì che la Campania, terra dove abbondano talenti calcistici, iniziasse ad esportare in giro per l’Italia e per il mondo i suoli “figli” calcistici. Proprio ai giovani ha dedicato l’ultima parte della sua esistenza, attraverso la sua scuola calcio, la “Damiano Promotion”, nata, sostanzialmente, da un profondo dolore, quello della scomparsa di Raffaele Damiano, un’altra sua scoperta che si stava affermando alla Sampdoria, dopo un fortuito scontro di gioco che spezzò la sua vita e i suoi sogni.
Un dolore che portò Tascone a creare questa sua creatura che, seguendo suoi dettami consolidati, si impose presto all’attenzione generale vincendo due titoli italiani nel 2000 e nel 2001 nella categoria Giovanissimi, evento più unico che raro in Campania. Qui si è formata una delle ultime sue scoperte, Danilo D’Ambrosio, roccioso difensore dell’Inter già campione d’Italia un paio di stagioni orsono.
Un tale personaggio ha rappresentato al massimo livello la sua regione, contribuendo a farla conoscere nel mondo calcistico, non abbandonando, alla fine, il culto per l’amicizia, quella vera, con i compagni di sempre, che riuniva settimanalmente alla Chiesa del Carmine, a Napoli, per una rituale messa, gente di un calcio a misura d’uomo di cui si vanno, ormai, perdendo le tracce.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Raffaele Ciccarelli)
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