GLIEROIDELCALCIO.COM (Francesco Fanini) – Martedì 4 agosto 2020, all’età di 96 anni, si è spento presso la sua residenza di Trevignano sul Lago di Bracciano Sergio Zavoli, giornalista, scrittore, intellettuale, tra le firme più autorevoli del Novecento, un maestro per intere generazioni di giovani avviati alla professione nel mondo dell’informazione. Nato a Ravenna il 21 settembre 1923, è però a Rimini (da cui in seguito riceve la cittadinanza onoraria nel 1972) che svolge il proprio apprendistato, vivendoci a lungo negli anni della giovinezza e della formazione e muovendo i primi passi in qualità di cronista dopo aver frequentato il Liceo Ginnasio Giulio Cesare; proprio come l’amico fraterno Federico Fellini accanto al quale, con una lettera intima rivolta al sindaco della città romagnola, lo stesso Zavoli ha chiesto di poter far riposare le proprie spoglie mortali presso il locale Cimitero Monumentale e Civico. “…Perché bisogna morire a casa, sentendo i rumori della tua strada, sapendo che da quella finestra entra odore di mare, contando le ore sui suoni e le luci che sono trascorse intorno a te dall’infanzia”. Zavoli e Rimini si diceva.
Il viaggio di una delle voci passate alla storia del giornalismo del nostro Paese parte da lì, da quello che nell’immediato dopoguerra appariva come un enorme mucchio di macerie, imbiancato come un ossario dalle luci fotoelettriche delle prime truppe alleate che il 21 settembre 1944 avevano forzato le linee tedesche. Una città che, con 396 bombardamenti aerei, navali e terrestri subiti, aveva pagato un pegno altissimo in termini di perdite e distruzione, che risultava la più distrutta d’Italia tra quelle con oltre 50.000 abitanti e che il 16 gennaio del 1961 verrà insignita della Medaglia d’Oro al Valor Civile con decreto del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. “La città era priva di notizie anche e soprattutto di sé stessa” – racconta Zavoli nelle sue memorie riminesi – così, nell’intento di restituirle un’anima, si decise di risollevarne il morale attraverso una sorta di notiziario parlato trasmesso quotidianamente al megafono e allestito con un paio di amici. Nacque la “Publiphono” grazie al genio del signor Renato De Donato, maresciallo dell’Aeronautica ed esperto di elettronica, che mise insieme un gruppo elettrogeno rinvenuto all’aeroporto, un microfono proveniente da Radio Tripoli, due giradischi per fare un po’ di musica e una decina di altoparlanti dell’ex deposito dei pompieri da piazzare in cima alla manciata di edifici rimasti in piedi e collegati via cavo.
L’invenzione giornalistica, che assume i connotati di uno sforzo civile, intrapresa all’indomani della Liberazione accompagna i riminesi raggiungendoli attraverso le finestre sin dentro le proprie case per due volte al giorno, alle 13 e alle 19, con un vero e proprio giornale (“Voci della città”) narrato dallo stesso Zavoli e dal collega Glauco Cosmi, uomo di cultura diventato poi opinionista de Il Corriere della Sera, autorevole critico musicale, regista di opere liriche, autore teatrale e infine tipografo. Una iniezione di ottimismo sociale. È in quegli anni, quando anche lo sport assume il valore di rinascita e simbolo di aggregazione per intere comunità, che il giovane Zavoli matura l’amore per il calcio, una passione portata dentro per decenni, che vede i colori biancorossi del Rimini affiancati nel tempo a quelli della Roma: “croce e delizia di tante stagioni”. Una passione di gioventù mai abbandonata, né tradita, come avrà modo di affermare in prima persona. Ecco dunque che lo ricordiamo tra i primissimi cantori della Rimini Calcio attraverso pioneristiche radiocronache in presa diretta, con tanto di sponsorizzazione offerta dalla “Cioccopanna” del Bar Dovesi irradiate lungo le vie e le piazze del centro ad accompagnare le gesta dei ragazzi in maglia a scacchi nell’arco della storica stagione 1947/48, quella rimasta nella memoria dei tifosi di lungo corso come “l’Anno del Campionato”. Ghezzi, Pinardi, Bettoli; Bombardieri, Mantovani, Ravaglia; Ballardini, Zalateu, Tramontana, Brando, Massari. I nomi dell’undici biancorosso allenato dal veronese Chiecchi vengono irradiati nell’etere come un “melodioso scioglilingua” e i “Burdèll” vincono, vincono, vincono. Lo faranno sino al fotofinish coi rivali di sempre del Cesena, aggiudicandosi – primi nella storia del Club – la vittoria assoluta di un campionato di Serie C. Successo tanto esaltante, quanto platonico, reso purtroppo vano ai fini del salto nella categoria superiore da una riforma dei campionati portata a compimento proprio in quella stagione.
Zavoli riceve la cittadinanza onoraria di Rimini nel 1972 – foto Biblioteca Civica Gambalunga di Rimini
Una domenica di primavera poi, durante l’appassionata radiocronaca del match da Ravenna (1-1 con rete riminese del centravanti Silvio Tramontana), “l’orecchio coltivato” dell’ingegner Bevilacqua, direttore di Radio Venezia in transito da Rimini e seduto in un caffè della piazza in mezzo ad una folla trepidante, coglie la forza di quella voce che scalda i cuori degli sportivi e spinge quest’ultimo ad alzare la cornetta per comporre il numero romano della Rai facendo il nome di quello sconosciuto narratore. Tre giorni dopo a casa Zavoli, un telegramma del capo della redazione radiocronache Vittorio Veltroni (padre di Walter) fa sobbalzare il giovane Sergio: è l’invito a recarsi la domenica successiva a Bologna per la registrazione di Bologna – Genoa, prima tappa di una brillante carriera e di “un destino che si stava avverando in una manciata di giorni”. Infine la chiamata verso la Capitale. Via Asiago10 viene raggiunta in treno; otto ore di viaggio ripensando agli esordi, alle prime imprese avveniristiche, fatte di “parole libere come uccelli”, quando tutto volava via sulle ali di un “entusiasmo innocente e impunito”. Accanto a lui ora, al tavolo della redazione sportiva, i migliori professionisti del tempo: Bersani, Martellini, Giubilo, Di Schiena… Quindi, a soli quattro giorni dall’arrivo a Roma, il debutto in diretta per trasmettere Roma – Fiorentina dallo Stadio Flaminio, vista la concomitante indisponibilità di Carosio, Ferretti e Martellini, performance che fa da preambolo ad una carriera che lo consacra tra i più grandi cantori dell’Italia dal primo dopoguerra sino ai giorni nostri. Ricordato per essere stato con Roberto Bortoluzzi e Guglielmo Moretti tra gli ideatori di “Tutto il calcio minuto per minuto” nel 1959, ha mostrato di intuire anche in quel caso tutta la potenza evocativa della radio, quale mezzo ideale per raggiungere e appassionare milioni di italiani.
Un passo indietro. Riavvolgendo il film dei primordi riminesi come in una sorta di Amarcord, il giovane cronista sportivo ci appare in azione lungo quella linea ideale che taglia in due il centro della città, muovendo dalla Via Flaminia che scorre nei pressi del Polisportivo Comunale (teatro delle gesta della squadra di calcio biancorossa), risalendo verso Nord, oltre l’Arco d’Augusto, là dove ha inizio l’antica Via Emilia, punto in cui nel mese di maggio di ogni anno attraverso il Ponte di Tiberio sfila tra due ali di folla festante e avvolta da nubi polverose la carovana del Giro d’Italia. Sergio Zavoli e il ciclismo, il suo secondo grande amore, vissuto da ragazzo come spettatore lungo il ciglio delle strade, occupando con ore d’anticipo il posto migliore per non lasciarsi sfuggire “l’abbagliante prodigio” che prende forma quando appaiono in lontananza le prime teste, seguite da tutto il plotone in solenne rassegna, sino alla sua scomparsa, lasciando dietro di sé una malinconica solitudine. E’ così che, durante la sua militanza in Rai, a partire dal ‘62 Zavoli propone di portare il volto del ciclismo in tv; lo fa attraverso il “Processo alla tappa”, una sorta di analisi tecnica in onda in appendice ad ogni frazione del Giro, impreziosita da pennellate che, cogliendo il sentimento popolare dello sport, raccontano di un’umanità varia, da dietro le quinte, dell’umiltà dei gregari, di atleti e maestranze che corrono nell’ombra, da lui descritti come “mondo che non è fatto di primi, vincitori e vincenti, ma di secondi, terzi, ultimi, di gente che arriva fuori tempo massimo pur sputando sangue”.
Sergio Zavoli in compagnia di Federico Fellini e Giulietta Masina – foto ANSA.IT
Il nome e il volto di Sergio Wolmar Zavoli, così all’anagrafe, sono legati a programmi e lavori di successo e di alto valore; memorabili affreschi rimasti nella memoria come veri e propri riferimenti storici, per aver portato sullo schermo televisivo reportages e giornalismo di inchiesta con un approccio popolare e un linguaggio pacato e comprensibile a tutti, proprio di chi ha raccontato e dato voce all’anima del Paese e alle sue genti. Il suo profilo e il suo straordinario spessore lo hanno condotto a ricoprire incarichi prestigiosi quali la presidenza della Rai tra il 1980 e il 1986 e, successivamente come Senatore, la presidenza della Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
“LA MIA RIMINI – 100 ANNI DI SPORT (1900-2000)”, a cura di Sergio Zavoli, Sergio Neri, Italo Cucci. Ed. Tuttostampa-Rimini, 1999