7 – Sette, il settimanale del venerdì del Corriere della Sera pubblica oggi una bellissima intervista ad Adriano Galliani che ripercorre il suo rapporto con Berlusconi. Di seguito un estratto …
Mi racconta il momento esatto in cui la sua vita è cambiata?
“Lo ricordo come fosse ora: 1° novembre 1979. Berlusconi mi invitò a cena ad Arcore. Mi chiese se con la mia Elettronica industriale, piccola azienda che portava in Italia il segnale delle televisioni straniere (Telemontecarlo e Tv Svizzera) fossi in grado di costruire tre reti nazionali. Io dissi di sì. Lui mi rispose: “Bene, il prezzo lo faccia lei”. Pagò un miliardo delle vecchie lire per il 50% della mia azienda […]”
Dopo 42 anni vi date ancora del lei?
“Il lei ha un senso. Mi ricordo una risposta di Cesare Romiti quando gli chiedevano perché desse del lei all’Avvocato: “Il lei non toglie intimità, ma dà più autonomia”». Poi avete vinto tutto con il Milan… «Abbiamo vinto 29 trofei dei 48 totali del Milan, dal 1899. E adesso abbiamo vinto Serie C e B con il Monza”
Come rubò al Parma Carlo Ancelotti? Cosa vide di così speciale nel suo ex giocatore poi diventato mister, che poi ha vinto 4 Champions League?
“Pensi che sono appena stato a Siviglia per il matrimonio di suo figlio. Nel 2001 stava andando da Calisto Tanzi per firmare con il Parma. Al Milan decidiamo di cambiare allenatore: chiamo Ancelotti. Mi disse: “Ho dato la parola a Tanzi”. La mattina dopo andai a casa di Carlo. Fu la prima volta in vita mia in cui facemmo colazione con lambrusco, culatello, salame e parmigiano. E lo convincemmo”
Il colpo di mercato di cui va più orgoglioso?
“Beh, dal Milan sono passati otto Palloni d’oro… Ma il giocatore più forte è di certo Marco Van Basten. Ariedo Braida capì che era un fenomeno. Andammo diverse volte ad Amsterdam a vederlo con Berlusconi: c’era anche suo padre Luigi. Ci accorgemmo che era un grandissimo. A sinistra Adriano Galliani con Ruud Gullit, allenatore ed ex calciatore olandese. Mentre la cosa più simpatica fu Gullit. Agosto 1986, eravamo alle Bermuda. A un certo punto il presidente disse: “Stasera il Milan gioca a Barcellona un quadrangolare”. Prendemmo l’aereo e volammo là. Berlusconi, da uomo di spettacolo, notò subito questo gigante del Psv, con grande presenza scenica: con le trecce, di colore, faceva il difensore. B presidente impazzì: “Dobbiamo prenderlo!”. Però nel 1986 non si potevano comprare giocatori stranieri. Un anno di corteggiamento e nel 1987 ci riuscimmo, dopo una lunghissima trattativa […]”
Ci racconti di quando fece arrabbiare il Cavaliere…
“Sicuramente (sorride, ndr). Mi ricordo di quando Franco Tatò era amministratore delegato di Fininvest. il gruppo era piuttosto indebitato e, prima della quotazione in Borsa, mise un grosso freno: tutti gli investimenti dovevano essere preventivamente approvati da lui. Mandò una lettera per dire: stop. Io quella sera comprai Marcel Desailly, 10 miliardi di lire, all’insaputa di tutti. Stetti nascosto per un po’ di giorni, perché avevo fatto l’operazione senza avvertire il presidente. Ma Boban si fece male e fu l’unico anno in cui vincemmo Campionato e Coppa dei Campioni […]”