Ancelotti e Giannini ricordano Agostino Di Bartolomei
Il 30 maggio del 1994, ci lasciò Agostino Di Bartolomei. Una notizia improvvisa e che sconvolse il mondo della Roma e del calcio. L’ex capitano giallorosso era triste, si sentiva messo da parte dal mondo del calcio. Un mondo che aveva lasciato quattro anni prima e che non gli aveva riaperto le porte. Questa tristezza lo portò a commettere quel gesto che creò sgomento nei suoi familiari ed in tutte le persone che lo conoscevano. Un colpo di pistola dritto nel petto ed un biglietto lasciato: “mi sento chiuso in un buco.”
Nell’anniversario della sua scomparsa, Carlo Ancelotti e Giuseppe Giannini ex compagni di Di Bartolomei lo hanno ricordato in un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Tempo”.
Queste le parole dell’attuale allenatore del Real Madrid:
“Agostino è stata una figura importante per la Roma, per il calcio italiano, ma soprattutto a livello personale per ognuno di noi. Aiutava molto i nuovi arrivati, era un capitano vero. Aiutava i nuovi, non solo i giovani, con l’ambientamento. Era abituato a invitarci a casa sua a cena. In questo era molto sensibile, si comportava veramente da capitano. Un esempio sul campo e anche fuori dal campo. È stato un centrocampista molto intelligente, non veloce, ma tatticamente molto bravo, con un cambio di gioco fantastico.
Tant’è che Liedholm nell’anno dello scudetto l’aveva fatto giocare difensore proprio per la sua intelligenza, per la sua capacità di fare passaggi sempre al momento giusto, nel posto giusto, al tempo giusto. “Abbiamo passato tanto tempo insieme perché a Liedholm piacevano molto i ritiri. Con Agostino abbiamo passato tanto tempo insieme a parlare, a scherzare, a giocare a carte. Non c’era la solitudine del telefono. Eravamo una famiglia.”
Un capitano vero
Inizia così l’omaggio di Giannini che ricorda sia la scomparsa di Di Bartolomei, sia la finale di Champions League persa esattamente dieci anni prima: “Sono state situazioni di grande amarezza, sia per la sconfitta che per la perdita di una persona come Agostino. Di un uomo e di un capitano che tutti amavamo e rispettavamo, e che ancora oggi consideriamo un simbolo per tutti gli altri capitani. È stato un esempio per me, così come per De Rossi, Totti e tutti quelli che sono venuti dopo. Incarnava con i suoi comportamenti il ruolo del capitano. Era silenzioso ma sempre vigile. Sempre presente per compagni, magazzinieri, massaggiatori: chiunque.
Lui era il punto di riferimento di un intero gruppo, sia in campo che fuori. Ho sempre avuto grande rispetto per lui, ma con i giovani era schivo. Il suo carattere riservato lo portava a dare meno confidenza. Scherzavamo di rado, ma conoscevo il suo carattere e in quel momento lui era il capitano e io provavo un’enorme ammirazione. Spesso mangiavo vicino a Falcao, ma quando parlava Agostino, restavo vicino a lui. Era una figura che rappresentava per me sia il club che tutto il gruppo. Io l’ho vissuto così.”
Il ricordo della Roma
Attraverso i profili social, la Roma ha ricordato il capitano. Ecco il post:
Anche noi