MEDIAPOLITIKA.COM (Marco Milan) – Quando oggi si parla dell’Associazione Calcio ChievoVerona, meglio conosciuta come Chievo, si identifica una realtà ben consolidata in serie A, categoria alla quale la compagine gialloblu milita quasi ininterrottamente dal 2001, anno della storica prima promozione della società veneta in massima serie. Ma c’è stato un momento in cui tutto ebbe inizio, una data precisa in cui il Chievo si è affacciato nel calcio che conta dopo decenni di anonimato fra le categorie dilettantistiche. Un momento in cui perfino la serie B scrutava con curiosità quegli strani calciatori vestiti di giallo e provenienti da un sobborgo cittadino.
Chievo è una frazione del comune di Verona, non è un quartiere (come spesso viene erroneamente definito) pur non essendo autonomo dal lontano 1923. La squadra di calcio si chiama ChievoVerona, più facilmente abbreviata in Chievo, viene fondata nel 1929 ma sino agli anni ottanta milita nei campionati dilettantistici senza far parlare di sè neanche in Veneto, forse nemmeno nella stessa città di Verona. Proprio a cavallo con lo scudetto storico dell’Hellas nel 1985, il Chievo (assorbito dal colosso dolciario Paluani) raggiunge la promozione in serie C2, ripescato al posto del Bassano dopo aver perso lo spareggio, a causa di un illecito sportivo dei corregionali. Nel 1989 arriva anche la promozione in C1 ed il Chievo del presidente Luigi Campedelli (proprietario della già citata Paluani) si assesta in terza serie con ambizioni che inizialmente nessuno riconosce, anche perchè in pochi danno credito ad una squadra che vive all’ombra di una città calcisticamente importante come Verona, gioca le partite casalinghe nell’enorme stadio Bentegodi che l’Hellas riempie ma che col piccolo Chievo diventa un deserto assoluto con poche migliaia di spettatori a seguire la formazione in maglia gialla, spesso fra sbadigli, panini e radioline attaccate all’orecchio per sentire cosa accade in serie A. Nel 1992 muore improvviamente Campedelli e la sua eredità, sia nella ditta di famiglia che nel calcio, viene presa dal giovane figlio Luca che si mette a lavorare con dedizione e sacrificio, si affida ad un direttore sportivo esperto e bravo come Giovanni Sartori e rinforza la squadra, già ormai una realtà consolidata della C1.
Alla vigilia del campionato 1993-94, il Chievo viene indicato come una delle possibili sorprese del girone A, ma certo in pochi identificano i veneti come favoriti di un raggruppamento in cui militano nobili del calcio come Como, Mantova, Spal e soprattutto Bologna. Il tecnico si chiama Alberto Malesani, è un veronese sanguigno, ama il vino ed il calcio offensivo, è molto giovane ma assai preparato, sa di non avere per le mani l’organico migliore del campionato, ma è consapevole di guidare un gruppo discretamente dotato e molto unito. Nessuno ci dà credito? Pensa Malesani ad inizio stagione. Tanto meglio così. In effetti, in pochi pronosticano il Chievo vincitore del torneo, in più l’avvio dei gialloblu è da incubo, dopo tre giornate con una sconfitta e due 0-0, i veneti si impongono di misura in casa contro il modesto Carpi senza destare particolare impressione e rimanendo poi a secco di successi per altri 4 turni. La svolta avviene all’inizio del girone di ritorno quando la squadra di Malesani inanella una serie consecutiva di 7 vittorie e due pareggi, arrivando sino al secondo posto della classifica, in lotta col Mantova per il primato. I lombardi perdono la testa alla 31.ma giornata quando perdono col Bologna, mentre il Chievo liquida al Bentegodi la Pistoiese e vola al comando del campionato, fino alla promozione aritmetica ottenuta nell’ultimo turno il 29 maggio 1994 dopo il 2-1 ottenuto a Carrara. Nel piccolo borgo veronese nessuno crede ai propri occhi: il Chievo è in serie B a meno di dieci anni dal suo debutto in C, è riuscito a vincere il campionato nonostante uno stadio semi vuoto e rivali assai più attrezzate. Il gruppo e la bravura di Malesani hanno condotto i veneti ad un traguardo fin lì impensabile; e pensare che questo sarà solo l’inizio.
Altra griglia di partenza, stavolta della serie B, altro scetticismo nei confronti del Chievo: dove vuole andare questa piccola squadra che non ha neanche una città vera e propria? I gialloblu, insomma, vengono dati per spacciati in maniera più o meno unanime dai pronostici estivi, anche perchè la rosa viene puntellata ma è di fatto la stessa che giocava in serie C e il torneo cadetto 1994-95 si presenta pieno di insidie, i nomi di Atalanta, Cesena, Lecce, Piacenza, Udinese e Verona fanno paura solo a sentirli e per il piccolo Chievo sembra esserci davvero poco spazio per i sogni. Alberto Malesani, però, non si scompone, anzi, è convinto che ancora una volta partire a fari spenti possa essere l’elemento determinante per disputare una buona stagione e conquistare quella salvezza che per tutti appare un miraggio o poco più. La squadra si regge sul capitano Maurizio D’Angelo, difensore, su un centrocampo di corridori come Antonioli, Rinino e Valtolina, e sugli attaccanti Cossato, Giordano e Spatari; nomi che, francamente, la serie B non conosce e che appaiono realmente come l’insieme di una meteora destinata a restare tale e a tornare in serie C in meno di 365 giorni. Ma il Chievo è società solida economicamente, organizzata dal punto di vista sportivo e magistralmente condotta da un tecnico sì giovane ma con davanti a sè una brillante carriera perchè abile nella guida tecnica e ottimo gestore di un gruppo piccolo, inesperto ma determinato.
Il debutto del Chievo in serie B avviene il 4 settembre 1994 quando al Bentegodi arriva la neo retrocessa Atalanta, una delle migliori formazioni del campionato, forse la favorita numero uno per la promozione. E’ la sfida fra due allenatori agli antipodi: da una parte l’esordiente Alberto Malesani, amante del gioco offensivo, dall’altra il veterano Emiliano Mondonico, fautore del calcio all’italiana; lo stadio veronese si presenta più gremito del solito, complice anche qualche migliaio di tifosi atalantini, mentre la partita è condizionata da caldo, afa e condizione fisica precaria. Il Chievo appare emozionato, ma regge bene l’urto di una grande come l’Atalanta che non sembra esattamente insuperabile, anzi, sono i veneti a spingersi più spesso in avanti. Nella ripresa la gara si spegne, poi nell’ultimo quarto d’ora ha un sussulto: al 78′ l’Atalanta passa in vantaggio col talentuoso centrocampista Scapolo, ma il Chievo non demorde e appena passato il 90′ raggiunge il pareggio con una rete dell’attaccante Andrea Giordano, uno dei nuovi acquisti della squadra, prelevato dal Padova e fresco di promozione in A coi biancoscudati. E’ suo, dunque, lo storico primo gol del ChievoVerona in serie B che va a coincidere anche col primo punto dei clivensi nel torneo cadetto; e forse, insomma, nella seconda serie italiana c’è posto anche per la piccola società della provincia di Verona.
Dopo l’1-1 con l’Atalanta, i veneti perdono a Udine e in casa contro la Fidelis Andria che è in quel momento la squadra più in forma del campionato, quindi alla quarta giornata, il 25 settembre 1994, arriva la prima storica vittoria del Chievo in B, 3-0 sul campo dell’Acireale, vanno in gol Curti, Rinino e Bracaloni. A sorprendere, nelle settimane a venire, è la personalità della squadra di Malesani, soprattutto in trasferta: i gialloblu, infatti, vincono sia a Salerno (e la Salernitana si giocherà la promozione in A fino all’ultima giornata) che a Venezia, poi battono 3-1 il Pescara e perdono solamente di misura al Bentegodi contro la capolista Piacenza che passa a venti minuti dalla fine grazie ad un giovane Filippo Inzaghi. L’11 dicembre Verona si appresta a vivere lo strano derby fra Hellas e Chievo, una partita che volgarmente ed erroneamente viene definita “stracittadina veronese”, ma che comunque molto assomiglia ad una gara fra squadre della stessa città; lo stadio è quasi interamente schierato per il Verona, anche se è curioso vederlo completamente gialloblu essendo gli stessi colori di entrambe le società. Inutile dire che il pronostico verte tutto per l’Hellas che tra l’altro è nelle primissime posizioni di classifica, ma il Chievo vuole assolutamente rovinare la festa dei cugini. Il Verona segna ad inizio ripresa con Fermanelli che trasforma un calcio di rigore, ma ad un quarto d’ora dalla fine il Chievo raggiunge il pareggio grazie a Gori: 1-1 ed altro esame di maturità superato per la compagine di Malesani, una formazione che ora inizia veramente a farsi notare e che non sta occupando le ultime posizioni della graduatoria cadetta come si pensava alla vigilia della stagione.
Dal pari nel derby di provincia, però, parte il periodo più nero dell’annata clivense: i gialloblu incappano in una serie negativa che ha inizio il 18 dicembre con la sconfitta casalinga 0-3 contro il Palermo al 26 febbraio 1995, giorno del ritorno alla vittoria grazie al 2-1 sull’Acireale; 8 partite con 5 pareggi e 3 sconfitte che riportano il Chievo nei bassifondi della classifica, col morale sotto tacchi, senza l’aiuto di un pubblico che conta appena poche migliaia di sostenitori, ma con la forza di un gruppo che non ha mai creduto che la permanenza in serie B potesse essere impresa semplice, anzi, Malesani non si scompone e nello spogliatoio sprona i suoi ragazzi a comportarsi come hanno sempre fatto, senza guardare la classifica e senza innervosirsi alla prima difficoltà. Così, anche le due sconfitte di fila contro Perugia e Salernitana e quella in casa del Lecce fanalino di coda non scalfiscono le certezze di un Chievo che nel momento di massima tensione batte tre colpi vitali per il suo campionato: in tre settimane, fra il 23 aprile ed il 7 maggio, i veneti pareggiano 0-0 a Piacenza contro la capo classifica, poi battono in casa 4-1 la Lucchese e 3-1 il Verona nel ritorno di un derby che vede gli uomini di Malesani con l’acqua alla gola e l’Hellas più demotivato ed ormai lontano dalla zona promozione; Cossato, Valtolina e Giordano battono il Verona e rilanciano le ambizioni di salvezza del Chievo, ora molto più fiducioso nei propri mezzi e nel finale di campionato. Nelle ultime 5 giornate, infatti, i veneti perdono solamente 4-1 al Bentegodi contro il Vicenza che proprio quel giorno festeggia il ritorno in serie A, mentre nelle restanti 4 gare pareggiano a Palermo e a Como, vincono 1-0 ad Ancona con rete di Giordano al 90′ e battono in casa il Cosenza. La salvezza arriva con 44 punti totali, 3 in più dell’Acireale che accompagna Ascoli, Como e Lecce in serie C, quella stessa categoria da cui il Chievo proveniva e in cui tutti pensavano potesse tornare in men che non si dica.
Nulla di tutto questo, la formazione di Malesani si è dimostrata combattiva ed organizzata al punto giusto, appoggiata anche da una società che ha avuto pazienza e capacità di gestione, oltre alla bravura di aver allestito un organico competitivo per il primo campionato di serie B di una storia, quella del Chievo, che continuerà ancora a lungo. I veneti, infatti, conquisteranno altre 5 salvezze fra i cadetti, prima dell’enorme salto in serie A, altra avventura partita fra scherno ed incredulità e non ancora terminata.
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