Amarildo Souza do Amaral, ex attaccante, tra le altre, di Lazio e Cesena si racconta a Gaetano Mocciaro di Tuttomercatoweb, di seguito un estratto:
[…] Sei il primo Atleta di Cristo in Serie A, all’epoca una novità assoluta
“Sono una persona credente, la Bibbia fa parte della mia vita. Mio papà era un pastore evangelico, sono cresciuto in questa famiglia. Quando avevo 12 anni mio papà è morto e ho iniziato a lavorare vendendo frutta, aiutando i meccanici e a 18 anni sono diventato un calciatore professionista. Ho imparato subito che per avere una relazione con Dio dovevo leggere la Bibbia e questo mi dà tanta gioia”.
[…] In Serie A eri noto per regalare la Bibbia ai giocatori
“Era un modo per far conoscere alla gente che io credevo in un Dio che ha cambiato la mia vita. Ero un ragazzino molto povero e sono diventato calciatore professionista, parlo 4 lingue. La Bibbia era la mia amica e la portavo nello spogliatoio”.
[…] Il tuo nome è legato anche all’espulsione per la testata a Manfredonia
“Alla vigilia della partita diedi la bibbia a Tempestilli. La domenica mattina esce sui giornali questa storia, il titolo: ‘Amarildo regala la bibbia a Tempestilli: derby della pace’. Entro in campo, Manfredonia mi provoca, inizia a dirmi: ‘Qui non c’è Dio’. Ho aspettato finché ho potuto, poi ho chiesto a Dio 5 minuti per dargli una lezione. Ma ho fatto solo il gesto di dargli la testata, lo volevo semplicemente spaventare”.
Momento più bello in biancoceleste e in carriera?
“Senza dubbio la doppietta al Napoli primo in classifica e imbattuto. E un altra partita importante nella mia carriera l’ho fatta con la maglia del Celta Vigo, segnando due reti al Real Madrid e ponendo fine anche lì alla loro imbattibilità. Il giorno dopo mi chiama Calleri per portarmi alla Lazio”.
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