GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – “Griphus ut has angit, sic hostes Ianua frangit (“Come il grifone artiglia questi animali, così Genova distrugge i nemici”) è forse il più antico motto latino della Repubblica di Genova, risalente al XIII secolo. Tale iscrizione costituisce la didascalia di una raffigurazione in cui un grifone – simboleggiante la città di Genova – artiglia contemporaneamente un’aquila – che rappresenterebbe l’Impero – e una volpe – indicante Pisa, fino ad allora la rivale più agguerrita. Alcuni secoli più tardi – esattamente nel 1580 – due grifoni furono collocati ai lati opposti della croce rossa in campo bianco (il vessillo di San Giorgio, adottato all’epoca delle Crociate) affinché reggessero lo stemma della Repubblica, in sostituzione degli angeli che fino a quel momento apparivano su talune raffigurazioni.
Più recentemente – nel 1938 – un Grifone dorato fu invece inserito all’interno dello stemma araldico della Società del “Genova 1893” (denominazione autarchica del Genoa Cricket and Football Club) affinché reggesse il fascio littorio, simbolo del regime fascista. Il medesimo stemma, e in quello stesso anno, fu cucito per la prima volta sul quarto blu anteriore della maglia di gioco, sulla sinistra all’altezza del cuore…” (Cit. I racconti del Grifo, di Massimo Prati. Estratto dalla prefazione di Aldo Padovano).
Maglia e Cuore… un binomio imprescindibile per chi ama una squadra. Maglia e Cuore è la passione di un tifoso come Andrea Ardone, che su questo binomio ha creato la sua passione e la sua collezione che il termine “strepitosa” non riesce a descrivere davvero quanto lo sia.
Andrea ha cinquant’anni, sposato con Monica e padre di Chiara e Christian. Svolge la sua attività professionale come promoter in un consorzio che raggruppa alcuni concessionari di Genova e provincia. Lo abbiamo raggiunto e ci ha raccontato la sua storia.
“Sono nato da “genoani”, ci dice, “mio padre, seppur natio di Massa Carrara, ha sempre tifato Genoa, come mia madre del resto. Da piccolo, anzi da piccolissimo, mio padre ha cominciato a portarmi in Gradinata Nord, avrò avuto sei anni la prima volta. Mi ricordo poi, quando ne avevo intorno i dieci di anni, che mi metteva in piedi sul muretto dove c’era una ringhiera e lui sotto che mi controllava. Io diventavo “pazzo”, con quei cori e i fumogeni. Credetemi, impazzivo. Una volta pretesi di portare sino allo stadio una bandiera di un amico di mio padre, era più grande di me con il bastone in legno, era pesantissima… rimasi con il braccio bloccato, ma che soddisfazione. Quindi il Genoa mi è entrato sotto la pelle… A scuola, quando facevo le medie, nei primi anni ’80, il Genoa offriva gli abbonamenti alle scuole proprio per i ragazzi, e la nostra professoressa di Educazione Fisica ne faceva “dono” a chi si distingueva appunto nell’attività fisica… agli anelli sembravo Juri Chechi. Insomma, quell’abbonamento era spesso il mio… Non ricordo la mia “prima” allo stadio sinceramente, troppo piccolo, ma ricordo Genoa – Foggia 4-0 del gennaio 1981, ci hanno anche negato un rigore…”. L’animo del tifoso non si smentisce mai, una partita vinta 4-0 e dopo 39 anni rimane impresso nella mente un rigore non concesso…?
“Mio figlio mi chiede spesso”, prosegue Andrea, “Papà vuoi più bene al Genoa o a noi? E io ogni volta dico “prima voi figli, poi il Genoa e poi la mamma” (ride…) “Qualche tempo fa ho incontrato dei vecchi compagni di scuola e la prima cosa che mi hanno chiesto è stata “ma sei sempre malato di Genoa?”. Da ragazzino scrivevo Genoa e Fossa dei Grifoni persino sui Jeans”.
Qui il tono da scherzoso diventa più serio… “Per me il Genoa rappresenta la passione, l’amore, la fratellanza. In Gradinata Nord ci incontriamo con un gruppo in cui siamo più o meno gli stessi non so più nemmeno io da quanti anni… ci conosciamo tutti bene. A cavallo degli ‘80/’90, sino al ‘94 direi, ho anche militato nella Fossa dei Grifoni. Poi la vita, gli impegni lavorativi ti allontanano. Ricordo che in quel periodo appunto lavoravo in una tipografia e quindi potevo facilmente reperire dei cartoncini che utilizzavamo nelle coreografie come in un Genoa-Juventus nel 1990/91 terminato 2-0, in cui facemmo la bandiera dell’Europa per festeggiare il quarto posto e l’ingresso in Uefa. Alla guida Capitan Signorini e davanti il Bomber Skuhravy… che stagione. Sempre con i miei cartoncini partecipai anche alla coreografia dell’aereo al Derby del 1992”.
E nella quotidianità? “Con il collezionismo ricevo telefonate di persone e amici collezionisti che mi propongono qualcosa oppure mi chiedono informazioni sulle maglie. Anche quando sono dai clienti è normale parlare di calcio e del Genoa quindi. Insomma, per rispondere alla domanda, il Genoa entra molto nella mia quotidianità”.
“Mio nonno materno”, prosegue Andrea, “collezionava monete e medaglie, ancora le posseggo. Probabilmente il collezionismo è un gene che viene trasmesso ho pensato. Colleziono maglie e dico che posseggo circa l’80% delle maglie utilizzate dal Genoa dagli anni ’50 ad oggi. Dall’89 poi posso dire di averle tutte. Da ragazzo, diciamo dai 17 ai 22 anni, collezionavo sciarpe ultras, proprio per quel gene di cui parlavo prima. Poi 25 anni fa circa conobbi un collezionista e la cosa mi “prese” molto vedendo quelle maglie. E cominciai”.
Chiediamo ad Andrea di mettere in un ipotetico podio le sue maglie. Ci pensa un po’ e dice… “Ho avuto un passato da portiere in “prima categoria”, quindi in un ipotetico podio metterei al primo posto la maglia di Da Pozzo, del 1964/65. Grande portiere che nella stagione 1963/64 mantenne inviolata la propria porta per 791 minuti, record per l’epoca, battuto poi da Zoff nel 1972/73 con 923 minuti consecutivi. Oggi è comunque ancora in quarta posizione dopo il primatista Buffon (974 min.), Sebastiano Rossi (929 min.) e appunto Zoff. Al secondo gradino del podio inserirei la n. 9 di Julio Abbadie del 1956/57 e al terzo la n. 3 di Rivara, una maglia bianca davvero molto molto bella, del 1967/68″.
Quale il pezzo a cui sei più legato? “Come detto sono sempre alla ricerca di un “pezzo” mancante. Una volta avevo ricevuto il numero di un ex calciatore, Sergio Rossetti, Capitano dal 1975 al ‘77 con 221 presenze. Lo chiamai e mi rispose la moglie. Mi presentai e lei molto gentilmente mi passò il marito. Lui mi disse subito che non avrebbe ceduto nessuna maglia perché voleva lasciarle, giustamente, ai nipoti. Rimanemmo comunque d’accordo che ci saremmo visti per un caffè; io amo farmi raccontare episodi e aneddoti di un calcio che non c’è più. Così fu. Un giorno ci incontriamo in un bar e rimaniamo a parlare per parecchio tempo. Alla fine ci salutiamo e lo ringrazio per quanto mi ha raccontato. Lui prende una busta di carta e porgendomela dice: “Deve ringraziare mia moglie, evidentemente le ha fatto una buona impressione…”. Nella busta c’era una maglia. Ecco, a questa maglia sono molto legato”.
Cosa cerchi ancora, cosa vorresti assolutamente avere? “Ho tre pallini in testa: la maglia utilizzata tra il ‘69 e il ‘71, anni non belli in cui la squadra fece la B e la C, in cui il Genoa adottava una maglia con i laccetti. Ho la bianca da trasferta, 1968/69, appartenuta a Roberto Derlin, n.14. Ecco mi piacerebbe avere quella classica, la prima maglia di quella stagione.
Poi ce n’è un’altra utilizzata in poche partite, come in un’amichevole con il Benfica del 1971, tutta bianca con due righe rossoblù trasversali. Poi ancora vorrei avere quella Rossoblù con il colletto tipo coreana utilizzata nel 1974/75”.
“Non ho solo maglie”, afferma Andrea, “ma anche dei biglietti, tessere, gagliardetti, spille, fotografie, quotidiani, riviste e scarpini. Insomma, tanta roba. Ne approfitto per ringraziare per la pazienza mia moglie Monica”.
Cosa prova un collezionista… “Collezionare è una forte emozione. Mi permette di provare i brividi della storia. In particolare quelle maglie in lanetta… indossate da uomini che giocavano per passione. Certo era un lavoro ma non guadagnavano le cifre di oggi. Erano mossi prevalente dalla passione. Inoltre, da quando colleziono, ho conosciuto tantissime persone e collezionisti in tutta Italia e non solo. Con molti siamo proprio amici ormai, mi hanno aiutato ad allargare amicizie e conoscenze in maniera positiva. Non c’è posto in Italia in cui vado e in cui non mi fermo per salutarne qualcuno o per conoscerlo di persona, visto che con qualcuno spesso ci si sente per anni ma non ci si conosce”.
Un consiglio a chi voglia oggi intraprendere una collezione come la tua… “Ho conosciuto tante persone che hanno iniziato a muoversi in questo, per me, affascinante mondo. Con il tempo o alle prime difficoltà si sono arresi e hanno perso entusiasmo. Ecco, se mi posso permettere, dico di iniziare piano, con calma, pezzo per pezzo. Ma serve tanta passione… se si pensa poi di guadagnarci allora dico… lasciate stare”.