Il sito Storie di Calcio ripercorre la carriera di Angelo Carbone, cresciuto nel Bari come attaccante e poi esploso da centrocampista nel Milan di Arrigo Sacchi. Proprio il tecnico emiliano lo ha voluto fortemente nel 1990, grazie alle ottime prestazioni con la squadra pugliese in massima serie. Il Milan è stata la sua ciliegina sulla torta: vince uno scudetto e soprattutto una Coppa dei Campioni (Milan 1993-94) e un’intercontinentale (1990). A scuola era soprannominato “Scapocchione”, ovvero, colui che non studia tanto e cerca di cavarsela con il minimo sforzo. In campo, però, un cambio radicale dava tutto: lavoro e sacrifici fino a prendersi le meritate soddisfazioni.
Il percorso vincente a Milano sponda rossonera:
“Sacchi era un professore. Capello uno psicologo. Il primo preparava le partite pensando solo alla propria squadra, il secondo anche agli avversari. Berlusconi? Un presidente indimenticabile. Veniva a Milanello, scherzava, raccontava barzellette. Pareva uno di noi”
Il gol storico in Coppa dei Campioni al Bruges e poi l’infortunio: “ Assurdo. Ma che la dice tutta su come prendevamo le cose. Stavamo giocando a calcio-tennis prima di un allenamento. Per recuperare un pallone sono finito contro il bordo di cemento del campo: mi hanno dato 50 punti e mezza stagione è volata via”.
Era nel Milan definito degli “Invincibili”: “Erano serietà e desiderio di imporsi: non ho mai trovato altrove allenamenti fatti così seriamente”.
Dopo il calcio giocato una sua riflessione : “Sei uno qualsiasi. Bisogna avere testa. E bisogna avere la salute, che poi è la cosa più importante. No? Già, la vita non è cosa che puoi scapocchionare”.
FOTO TWITTER MILAN
Vai all’articolo originale