Angelo Domenghini, un palmares da fare invidia: tre scudetti, due con l’Inter e quello storico con il Cagliari, una Coppa Italia con l’Atalanta, una Coppa dei Campioni e due Intercontinentali con l’Inter e con la Nazionale un Campionato Europeo, “what else?”, si direbbe oggi. Ha rilasciato un’intervista a Cagliarinews24.com in cui ricorda il periodo a Cagliari e la conquista dello scudetto nel 1970.
Di seguito alcuni passaggi.
Dapprima Domenghini racconta il passaggio dall’Inter al Cagliari:
«… Ho contestato un po’ il presidente dell’Inter ma ho dovuto accettare, il passaggio allora mi sembrava un po’ declassante […] Poi a Cagliari mi sono trovato benissimo, ho trovato dei compagni stupendi. C’era Scopigno, un allenatore che è riuscito a darci grandi responsabilità ma senza grandi obblighi: ricordo che non andavamo in ritiro, per noi fu una cosa bella. Cagliari non era una città come adesso, era molto piccola, poche vie. Facevamo da casa all’Amsicora per allenarci, per mangiare ci vedevamo al Poetto o al ristorante».
Poi ricorda il giorno di Cagliari-Bari, dello scudetto matematico…
«E’ tutto un bel ricordo, quasi nessuno da fuori credeva che si potesse vincere uno scudetto a Cagliari. Invece noi ci abbiamo creduto ed abbiamo meritato ampiamente il titolo. Poi è stato tutto una festa, tutta la città fu travolta da un enorme entusiasmo per settimane: la gente ci seguiva, non ci si poteva muovere… […] Vincere uno scudetto a Cagliari è una cosa che succede una volta nella vita. […] Oltre all’infortunio di Riva, se non ci avessero spostati al Sant’Elia avremmo potuto lottare per vincere lo scudetto per altri tre o quattro anni: all’Amsicora potevamo anche giocare male, ma la partita poi la vincevamo. Era un ambiente sfavorevole per gli ospiti: chi veniva a Cagliari andava sempre in difficoltà. Ma per noi che ne conoscevamo ogni angolo era tutto più semplice».
Poi la Nazionale: «[…] Di quel periodo in Nazionale ho bei ricordi tra Europeo ’68 e Mondiale messicano. Nel ’68 abbiamo vinto gli Europei, e quando vinci hai sempre bei ricordi…[…] A Roma sfidammo in finale la Jugoslavia, squadra più forte di noi. Nella prima partita un mio gol su punizione un po’ fortunoso ci ha mandato alla ripetizione della finale, in cui siamo stati superiori tecnicamente e tatticamente. Con l’innesto di Anastasi e Riva, che poi hanno segnato, abbiamo vinto».
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