GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“Totti ha ragione nel dire che ho reso il 30-40% del mio potenziale”
Una penna che scrive del romantico pallone deve conservare, sempre, un delicato e insensibile distacco, lasciando da parte i favoritismi che, il normale tifo, potrebbe spingere verso scelte di giudizio più o meno sindacabili.
E siccome le grandi firme vengono spesso prese ad esempio dal pensare universale, come nel caso del compianto Brera, giornalista influente e diretto, mi avvalgo dell’insindacabilità di una classifica stilata da un giornale riconosciuto tra i migliori, nel variegato e infinito panorama calcistico.
La dimostrazione che non solo l’unico a pensarla così arriva, con improvvisa tempistica, da France Football, rivista francese che da più di 50 anni decide, più o meno discutibilmente, i trionfi personali dei singoli calciatori.
Al primo posto tra i “talenti sprecati” di ogni tempo c’è lui, Antonio Cassano da Bari.
La mia visione del calcio è salva, soprattutto da un punto di vista prettamente tecnico.
Di campioni che hanno fatto grande l’Italia ce ne sono stati di ogni tipo e con ogni numero, almeno fino a quando i numeri hanno rappresentato qualcosa. Quello che palesò la sua infinita classe in un giorno di Dicembre del 1999, però, aveva qualcosa di speciale. Un tocco delicato alla Baggio, le movenze ciondolanti alla Romario, la tecnica sopraffina alla Diego. E non me ne vogliano i puristi se l’azzardo sembra essere senza fondamento. Quel ragazzino di Bari Vecchia pareva esser nato per deliziare l’esigente platea calcistica, salvo poi accorgersi che nel calcio contano soprattutto testa e fortuna.
Le stesse componenti delle quali sembrava esser privo il grandissimo Paul Gascoigne, il diamante più puro prodotto nella centenaria storia di football d’oltremanica. Per lui soltanto “la consolazione” del secondo posto, davanti a quel Stan Bowles che seppe costruirsi un mito paragonabile al più famoso Best.
Convinto anche io della bontà del credo che definisce un campione nell’insieme, rimango comunque a guardarmi i gol di punta da fuori area in corsa, le giocate in stile manga nipponico contro la Lituania (in quel di Napoli), le difese “spostate” in solitaria in epoca doriana, l’impossibile controllo col tacco della notte più bella.
Il restante 60% posso solo immaginarlo.
L’articolo su Cassano del nostro Danilo Sandalo: “V’è nostalgia delle cose che non ebbero mai un cominciamento”