Nel 1935, sulle pagine del quotidiano belga Le Petit Vingtième, appare a puntate la nuova avventura a fumetti di Tintin, il personaggio disegnato da Georges Rémi – per tutti Hergé – con il titolo L’orecchio spezzato. Il giovane e intraprendente reporter, in compagnia del suo inseparabile cagnolino Milù, si ritrova nel bel mezzo di una disputa armata tra le immaginarie repubbliche sudamericane di San Teodoro e Nuevo Rico.
Come già accaduto in passato, l’autore del fumetto ha tratto ispirazione da un reale conflitto, esploso tre anni prima a Sud della fitta giungla del Mato Grosso, nell’arido e semidisabitato territorio del Chaco, che per questo motivo aveva preso il nome di Guerra del Chaco. Per il possesso di quel tratto di regione conteso tra Bolivia e Paraguay, gli unici due Stati dell’America latina privi di sbocco sul mare, i confinanti si puntano contro le armi al fine di occupare la zona, sotto cui si sospetta la presenza di ricchi giacimenti di petrolio.
Un territorio conteso
Gli Stati Uniti del neo eletto Franklin Delano Roosevelt restano a guardare. Il presidente rinuncia a un intervento militare nell’America del Sud, inaugurando così la politica del «buon vicinato». Ha finalmente preso coscienza che alcuni Paesi «odiano» gli Stati Uniti, constatato che la politica del «big stick»non ha prodotto i risultati sperati e sposato l’ideologia secondo cui con i paesi latinoamericani ci si dovrebbe relazionare sul piano dell’uguaglianza politica e commerciale. Tuttavia, i due colossi petroliferi statunitensi, Standard Oil e Shell, partecipano al conflitto fornendo armi, rispettivamente a boliviani e paraguaiani, e aspettando che passi il cadavere per poi accaparrarsi il ricco bottino. Al macello, per tre lunghi anni, sul campo di battaglia, ci andranno i poveri contadini. Centomila di loro non faranno ritorno a casa.
09/05/2017 Soldados paraguaos en fila. El 10 de mayo de 1933 Paraguay declaró oficialmente la guerra contra Bolivia por el control del Chaco Boreal. Este miércoles se cumplen 84 años del inició de una guerra que duró tres años y que causó muchas bajas en ambos bandos. SUDAMÉRICA SUDAMÉRICA BOLIVIA PARAGUAY POLÍTICA WIKIMEDIA COMMONS
La guerra di Erico
La grave crisi umanitaria chiama in causa la Croce Rossa. I volontari portano farmaci e ristoro nelle zone martoriate dalla guerra, ma le condizioni sono talmente disperate che servirebbero più fondi. Con il campionato di calcio fermo a causa del conflitto, a qualcuno viene l’idea di mettere in piedi seduta stante una squadra al fine di rastrellare pesos durante alcune partite amichevoli da giocare in giro per il Sudamerica. Il conflitto permette dunque al calcio paraguaiano di prosperare e attingere dalle varie scuole calcistiche del subcontinente. A siglare il maggior numero di gol durante questi incontri di beneficenza, destinati «ai molti feriti che cadono senza rifugio in un deserto dove non cantano gli uccelli né ci sono tracce di uomini», è un giovane calciatore di origine italiana, il suo nome è Arsenio Erico. È un attaccante che ha iniziato a tirare i primi calci nel Club Nacional de Asunción, capace di far gol in tanti modi diversi: destro, sinistro, di testa e persino di tacco, con il suo famigerato «colpo dello scorpione».
Quando con la squadra della Croce Rossa giunge in Argentina, gli emissari dell’Independiente lo “rapiscono” per fargli firmare un duraturo contratto. Con Los Diablos Rojos giocherà per tredici anni segnando 293 reti, record assoluto per il calcio argentino. Venerato come un vero e proprio Dio del calcio, nella Buenos Aires di fine anni Trenta gli dedicheranno oltre quaranta soprannomi. Tra gli altri: «L’uomo di plastica», «l’aviatore», «el malabarista», il «giocoliere» e così via. Nel 1938, prima dei Mondiali francesi, la Federazione argentina gli offrirà una cospicua somma per accettare la nazionalità e giocare per sempre con la maglia biancoceleste. «No, grazie», risponde educatamente Arsenio, «prima di tutto sono paraguaiano».
Nel frattempo si combatte, e lo scrittore paraguaiano Justo Pastor Benítez nei suoi scritti incensa i martiri del conflitto, che comunque considera «una necessità» di cui il Paese aveva bisogno. «Un punto di riferimento per indicare la fine della decadenza» e per concludere il processo di demarcazione territoriale. Tra Paraguay e Bolivia si giunge ad un armistizio. Anche perché, dopo tre anni di guerra, si sono accorti che sotto il territorio conquistato non c’era alcun giacimento petrolifero. Ciò nonostante, la fine del conflitto nel Chaco verrà celebrata con una partita amichevole tra Bolivia e Paraguay, disputata tra i soldati paraguaiani e gli ex prigionieri boliviani.
Alla fine del match, gli avversari si abbracceranno, mentre a Stoccolma il Ministro degli Esteri argentino Carlos Saavedra Lamas alzerà il Premio Nobel per la Pace, vinto per la sua mediazione volta a porre fine al conflitto. Dopo la lunga parentesi argentina, Erico tornerà a tirare gli ultimi calci nella sua prima squadra, il Nacional, prima di appendere le scarpette al chiodo. Da anni inserito tra i primi dieci nella classifica dei più forti calciatori sudamericani del ventesimo secolo, diventerà anche il mito del giovane Alfredo Di Stéfano, che nel giorno del suo funerale gli dedicherà queste parole di stima: «Non sono stato altro che un tuo imitatore».