GLIEROIDELCALCIO.COM (Danilo Comino) – “Ultimo club romantico”, “anomalia”, “utopia calcistica”, sono molti i modi in cui è stato descritto l’Athletic Club di Bilbao che, com’è noto agli appassionati di calcio, schiera solo giocatori che sono nati o si sono formati calcisticamente in Euskal Herria (la regione storica basca comprendente i Paesi Baschi spagnoli, la Navarra con altre località, nonché i Paesi Baschi francesi). In sostanza, l’Athletic Club di Bilbao incarna un’idea romantica di football che ci ricorda l’epoca dei pionieri, quando era normale che le società avessero un legame stretto con il loro territorio e che schierassero solo giocatori che lì erano nati, o che vi si erano trasferiti per lavoro come, ad esempio, quei britannici che ritroviamo nelle fasi fondative di varie associazioni calcistiche nel mondo (e dello stesso Athletic Club). Questa relazione calcio/territorio è progressivamente sfumata con l’avvento del professionismo, fino a scomparire quasi del tutto nelle più importanti leghe europee.
L’unico club militante in un grande campionato d’Europa a essere rimasto fedele a questa tradizione è l’Athletic Club di Bilbao; una scelta coraggiosa che non ha impedito ai baschi di conservare una posizione di prim’ordine nel calcio spagnolo: a tutt’oggi l’Athletic Club di Bilbao è l’unica società spagnola – con Real Madrid e Barcellona – a non essere mai retrocessa in seconda divisione e occupa la terza posizione – dopo Real Madrid e Barcellona – per numero di titoli nazionali in bacheca (sono ben trentatré sommando gli otto campionati, le ventitré Coppe del Re e le due supercoppe di Spagna).
L’Athletic Club ha però un’altra caratteristica che lo rende interessante per questa rubrica dedicata alle opere d’arte sul calcio; infatti, sin dai suoi primi anni di storia ha avuto una relaziona piuttosto stretta col mondo dell’arte che non è venuta meno nel corso del tempo: non a caso nel 1998 celebrò il suo primo secolo di vita con una mostra – Athletic Club 1898-1998. Arte en la Catedral – che esponeva le opere che hanno dedicato al club vari artisti, baschi e non solo. Qui di seguito mi occupo delle più antiche opere d’arte dell’Athletic Club di Bilbao, che furono eseguite in anni in cui la squadra basca dominava il calcio spagnolo.
Partiamo proprio da quella “Catedral” che compare nel titolo della su citata mostra del 1998, ossia il vecchio stadio San Mamés, teatro di numerose vittorie del club. Per quanto fosse stato fondato nel 1898, l’Athletic Club riuscì a trovare in Bilbao un terreno disponibile per uno stadio solo nel 1912. Il progetto del nuovo impianto fu affidato all’architetto Manuel María Smith Ybarra – di chiare origini britanniche – e fu finanziato dai soci del club e da ricche personalità di Bilbao. Lo stadio, intitolato a San Mamés in onore di una vicina cappella dedicata a questo santo, fu inaugurato il 21 agosto 1913 con un derby basco tra l’Athletic Club e il Racing Club de Irún, squadra campione di Spagna in carica. L’incontro terminò 1 a 1 e la prima rete nel nuovo stadio fu segnata dall’attaccante dell’Athletic Club Rafael Moreno Aranzadi detto Pichichi, su cui tornerò nelle righe successive.
José Arrúe, Primer campo de fútbol en San Mamés, 1913-14. Bilbao, Athletic Club de Bilbao
Il San Mamés poteva ospitare più di settemila spettatori, tremila dei quali in posti a sedere; per i nostri standard sono pochi, ma nella Spagna del 1913 era un pubblico di tutto rispetto; si ricordi che all’epoca il calcio era praticato solo da pochi benestanti ed era seguito soprattutto da esponenti della buona società. Grazie alla sua elegante tribuna coperta in legno chiaro – in puro stile inglese – e il suo impeccabile manto erboso, così diverso dai terrosi campi spagnoli del tempo, il San Mamés era unanimemente considerato lo stadio più bello di Spagna. Fu forse per questo che la dirigenza del club pensò di immortalarlo in un’opera d’arte e incaricò il pittore basco José Arrúe di dipingerne una veduta. Per quel che ne so, Primer campo de fútbol en San Mamés – una tempera su cartone di cm 69×109,5 – è la più antica opera d’arte dedicata interamente a uno stadio di calcio, il luogo in cui questo gioco si trasforma in un fenomeno sociale, in uno spettacolo che coinvolge migliaia di persone.
Nel dipinto Arrúe diede la massima importanza al terreno di gioco – un vero e proprio vanto per l’Athletic Club – il cui verde domina la composizione. Sulla sinistra vediamo la tribuna vip e, più sotto, un’altra fascia di posti; il settore più popolare sta sul lato opposto, mentre piccole strisce di pubblico sono presenti lungo i lati brevi del campo. Ai lati della tribuna vip ci sono due aree verdi; in una di queste s’innalza un’asta con una grande bandiera dell’Athletic Club, che fu donata da ricche signore di Bilbao. La presenza femminile agli incontri di calcio era spesso messa in evidenza nelle cronache del tempo; le donne, infatti, contribuivano a dare un’aria rassicurante e un certo prestigio sociale al football, che gli ambienti più conservatori della società basca vedevano ancora con un certo sospetto perché era un gioco violento d’origine inglese totalmente estraneo alle tradizioni locali. Non a caso, un’area della tribuna vip del San Mamés era espressamente riservata alle signore. Per evidenziare l’alto livello sociale del pubblico abituale di questo settore, Arrúe dipinse varie automobili parcheggiate poco fuori del recinto dello stadio in alto a sinistra. Per quel che riguarda la partita, si noti che i giocatori dell’Athletic Club di Bilbao indossano una maglia a strisce verticali bianco-rosse e pantaloncini bianchi: sulla divisa dei primi anni di storia del club tornerò a breve.
Di poco successivo è Idilio en los campos de sport, un pastello su carta di cm 69,5×49,5 opera di Aurelio Arteta, un grande della pittura spagnola della prima metà del secolo XX. Secondo la tradizione raffigura il su citato Pichichi – il miglior goleador del calcio spagnolo del tempo – con la sua futura sposa. Idilio en los campos de sport è forse la prima opera d’arte sul calcio in cui compare una donna con un ruolo da protagonista. Certo non siamo ancora al cospetto di una calciatrice, una figura praticamente sconosciuta nella Spagna del tempo (sono a conoscenza solo di due partite disputate a Barcellona nella primavera del 1914 che non lasciarono alcun seguito nell’immediato); a ciò si aggiunga che la signorina qui effigiata pare svolgere nel dipinto un ruolo rilevante non tanto sul piano calcistico, ma su quello amoroso come, del resto, suggerisce la parola “idillio” del titolo. Ciononostante, si può considerare quest’opera una testimonianza indiretta dell’importanza del pubblico femminile per l’accettazione sociale del football.
Aurelio Arteta, Idilio en los campos de sport, 1913-15. Bilbao, Athletic Club de Bilbao
Osservando il protagonista maschile, notiamo che indossa una maglia a strisce verticali bianco-rosse e pantaloncini azzurri, una divisa che oggi pare molto simile a quella dell’Atletico di Madrid (che all’epoca era una filiale dell’Athletic Club di Bilbao fondata nel 1903 per i giovani baschi emigrati nella capitale per studio o lavoro).
Torniamo sul terreno di gioco del San Mamés per andare a conoscere i protagonisti di quell’epoca ricca di vittorie per l’Athletic Club di Bilbao. Nel 1915 la società si rivolse di nuovo a José Arrúe per fargli ritrarre la squadra che quell’anno vinse per la seconda volta consecutiva la Coppe del Re. A chi ha poca dimestichezza con la storia del calcio spagnolo faccio notare che la Coppa del Re era allora l’unico trofeo nazionale; chi la vinceva si fregiava del titolo di campione di Spagna. Con le sue sei Coppe del Re, nel 1915 l’Athletic Club era la società più vincente del calcio spagnolo. Equipo del Athletic Club (tempera su cartone, cm 52,5×103,5) raffigura i giocatori in piedi davanti a una delle porte del San Mamés come in una foto ufficiale; a sinistra ci sono anche l’allenatore e il preparatore atletico. Arrúe rappresentò l’aspetto e la personalità di ciascun calciatore ricorrendo alla caricatura, una tecnica di cui era uno stimato maestro. Il su citato Pichichi è il quarto da destra. I calciatori indossano la divisa che oggi consideriamo tipica dell’Athetic Club di Bilbao, ossia una maglietta a strisce verticali bianco-rosse e pantaloncini neri. Giunti a questo punto, pare opportuno descrivere brevemente le prime divise dell’Athletic Club.
José Arrúe, Equipo del Athletic Club, 1915. Bilbao, Athletic Club de Bilbao
Fino al 1902 il club giocò con maglia e pantaloncini bianchi, in seguito passò a una casacca a quarti bianchi e blu con calzoncini blu, solo a partire dal 1910 adottò l’attuale maglia a strisce verticali bianco-rosse; all’inizio la abbinò con i pantaloncini delle precedenti divise, quelli bianchi e quelli blu, ma dopo qualche tempo li sostituì con dei calzoncini neri: questo progressivo approdo alla divisa ufficiale odierna del club si può cogliere nei tre dipinti su analizzati.
Nell’articolo ho più volte parlato di Rafael Moreno Aranzadi detto Pichichi; per questo vorrei concludere con un’opera d’arte a lui dedicata. Dopo aver contribuito alla vittoria della Coppa del Re del 1921 – l’ottava della storia dell’Athletic Club – Pichichi si ritirò dal calcio giocato; ma pochi mesi dopo, il primo marzo 1922, morì di tifo a soli ventinove anni. Nel 1926 l’Athletic Club commissionò allo scultore Ricardo de Irezábal Goti un busto del calciatore recentemente scomparso per disporlo nello stadio San Mamés. Da allora esiste una romantica tradizione che rispettano tutti i club che esordiscono al San Mamés: prima della partita, il capitano (o il presidente) rende omaggio al busto di Pichichi con un mazzo di fiori. Nel 1953 il quotidiano sportivo Marca istituì il Trofeo Pichichi, un premio annuale destinato al capocannoniere del campionato: è questo il motivo per cui ancora oggi, in Spagna, il massimo goleador della Liga è chiamato “el Pichichi”.
Ricardo de Irezábal Goti, Rafael Moreno “Pitxitxi”, 1926. Bilbao, Estadio de San Mamés