Basta la parola Derby per infiammare i cuori di ogni tifoso … e il derby di Torino non fa eccezione …
Anche in questo caso, come in tutte le stracittadine, sono due diverse concezioni che si sfidano, due modi di vivere e concepire il calcio.
“… la Juventus, la squadra dei gentlemen, dei pionieri dell’industria, dei gesuiti, dei benpensanti, di chi aveva fatto il liceo: dei borghesi ricchi… il Toro, la squadra degli operai, degli immigrati dai vicini paesi o dalle province di Cuneo e di Alessandria, di chi aveva fatto le scuole tecniche: dei piccoli-borghesi e dei poveri”, scriveva Mario Soldati ne Le due Città, libro del 1964.
Differenze che a partire dagli anni ’60 si modificarono ancora: i flussi migratori verso Torino, Fiat e indotto, fecero sì che la Juventus perse il contatto con il territorio e divenne un fenomeno più nazionale, che nulla aveva a che vedere con l’estrazione sociale. è la squadra che vince!!! Il Torino invece diventa più espressione della città.
“La Juve degli Agnelli, ma anche degli immigrati siciliani e calabresi, il Toro di Pianelli e degli impiegati piemontesi, di quelli che parlavano il dialetto duro e puro. La Juve dei tanti scudetti e il Toro che portava nelle vene, e porterà per sempre, il mito di capitan Valentino e degli altri eroi scomparsi nel rogo di Superga, e il rimpianto per la farfalla granata, Gigi Meroni. Due modi di essere” (Darwin Pastorin, l’Unità 2008).
Noi omaggiamo questa sfida con due splendidi gagliardetti che appartengono al (solito) grande Marco Cianfanelli. Ah … non perdete mai di vista la sua unica e inimitabile rubrica domenicale …