GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Alirón, alirón, el Athletic es campeón!
Ero poco più che un ragazzino quando il San Mamés mi accoglieva con quel suo calore tipicamente basco. Non conoscevo quello stadio e, ancor di più, ignoravo la storia della sua squadra, quell’Athletic Club che aveva disegnato i passati cento anni del calcio spagnolo.
40.000 persone vestite di rosso e di bianco che pronunciavano, senza sosta, una frase in Euskera: “Athletic, Athletic, gori ta zuria!”.
La Cathedral era la poetica esaltazione dell’orgoglio di un intero popolo, un popolo fiero e culturalmente differente. L’avevano costruita nel 1913 per fare da casa a quella squadra, nata soltanto un decennio prima, per volere dei 33 soci fondatori decisi a portare in patria quello sport imparato dagli amici inglesi.
Sugli spalti mi aveva colpito la statua di un calciatore, al secolo Rafael Moreno Aranzadi, da tutti conosciuto come Pichichi. Era stato il primo a realizzare un gol su quel terreno ed era entrato nel mito dopo la sua morte, avvenuta nel 1922. Quella statua, rispettata ed omaggiata da ogni avversario che per la prima volta giocava in quel campo, rappresentava il simbolo dell’Athletic.
Avrei compreso col tempo che i Rojiblancos continuavano a simboleggiare la tradizione e la storia di un intero territorio.
Una tradizione fatta di soli giocatori baschi, da sempre.
Una storia di gloria che parte da quell’8 Febbraio del 1931, il giorno del 12-1 al Barcellona, la vittoria più ampia mai registrata in Spagna. Una storia che racconta le gesta dei formidabili Panizo, Iriondo, Venancio, Zarra e Gainza, artefici della vittoria nella Liga del 1943. Quell’anno, il pubblico cantava un ritornello destinato a rimanere nella memoria collettiva basca: Aliron, Aliron el Athletic es Campéon, empezando por Panizo terminando por Bertol.
E poi ancora la prima Coppa dei Campioni contro il Manchester United. Il San Mamés innevato che si trasforma in un campo quasi impraticabile, con il pallone dipinto di rosso per volere dell’arbitro e una storica vittoria per 5-3.
La sconfitta in finale di Coppa Uefa contro la Juventus, omaggiata a fine partita da tutto il pubblico sugli spalti. Un giro di campo che Zoff e compagni faranno con le maglie dell’Athletic cucite addosso. La “partita più calda” nella carriera del portierone azzurro.
Infine l’apoteosi calcistica e sociale del 1983. Il primo dei due campionati vinti da Javier Clemente. L’esaltazione del concetto di società che si fonde con lo sport. Un intero popolo sulle rive del fiume Nervìon, quasi un milione di persone. In mezzo, la mitica Athletic, la barca rossa e bianca che ospiterà i simboli del trionfo più atteso.
L’Athletic Club, l’ultima romantica in un calcio senza romanticismo.