(RIVISTAUNDICI.COM di Valerio Moggia – Foto ATHLETIC-CLUB.EUS)
Rivista Undici realizza un articolo sul mitico Athletic Bilbao, l’unico club che gioca ancora con calciatori baschi. Riuscirà a mantenere questa tradizione? Ecco un estratto.
[…] È dal 1912 che l’Athletic Club accetta nella sua squadra solo giocatori baschi, ma si fa sempre più strada l’idea che questo atteggiamento, oggi, sia divenuto anacronistico. Ai profani potrà sembrare una decisione abbastanza semplice da prendere. […] Ma la tradizione dell’Athletic ne ha fatto uno dei club più iconici del mondo, e ha profondi risvolti politici.
[…] Durante la dittatura franchista, l’Athletic divenne il principale baluardo per la difesa dell’identità basca; poi, il suo valore è divenuto quello di resistenza contro i cambiamenti del mondo del calcio e lo sviluppo di un business sempre più invasivo e da molti ritenuto contrario agli interessi dei tifosi. L’autarchia basca, a lungo, ha dato i suoi frutti. L’Athletic Bilbao non è solo uno dei tre club spagnoli – assieme a Barcellona e Real Madrid – a non essere mai retrocesso, ma ha anche vinto diversi titoli.
[…] Nella nazionale del 1934, la migliore Spagna della storia dei Mondiali fino al trionfo del 2010, erano dodici su ventidue convocati, e l’Athletic Club era la squadra che dominava il calcio locale; nei decenni successivi, la regione basca è stata talmente prolifica da sostenere addirittura due club di prima fascia
[…] Il ‘grande dibattito’ è stato sempre rimandato, mitigato da piccole correzioni di rotta. Il club si è via via aperto a un concetto di “basco” molto più ampio: prima agli stranieri figli di baschi (il venezuelano Fernando Amorebieta e il riojano Fernando Llorente, nel 2005), poi ai baschi figli di stranieri (l’angolano Jonás Ramalho, nel 2011, e il ghanese Iñaki Williams, nel 2014), e infine ai nipoti di baschi (l’aquitano Aymeric Laporte, nel 2012). E ogni qualvolta le cose andavano male, l’Athletic è stato capace di reagire.
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