Una simpatica ricostruzione di Donato Claudione, al suo esordio con GliEroidelCalcio, vede l’Inter e i suoi “bidoni” (o presunti tali) che hanno trovato spazio e gloria altrove …
Tra le società italiane più attive sul calciomercato, negli ultimi 30 anni, troviamo l’Inter di Massimo Moratti, Presidente dei nerazzurri in due periodi diversi, dal 18 febbraio 1995 al 19 gennaio 2004 e dal 6 novembre 2006 al 15 novembre 2013, nonché presidente onorario fino al 23 ottobre 2014.
Tanti sono i campioni passati da Appiano Gentile; da Ronaldo il fenomeno – forse, il brasiliano è stato il calciatore più forte della serie A dopo un certo Diego Armando Maradona – a Zlatan Ibrahimovic, soprannominato Ibracadabra per le sue magie dentro e fuori dal campo. Per Massimo Moratti non tutte le ciambelle – gli acquisti – sono uscite col buco, nonostante i tanti milioni spesi – spesso bruciati – durante l’era morattiana. Infatti, a Milano e Hinterland, alcuni potenziali campioni in erba non sono stati compresi fino in fondo; bollati troppo frettolosamente come potenziali bidoni ma diventati grandi campioni, andando via dall’Inter.
Quali sono stati gli scarti dell’Internazionale di Milano?
Angelo Peruzzi: All’Inter ha giocato, soltanto, una stagione 1999-2000. Acquistato dalla Juve per la modica cifra di 28 miliari di lire, voluto fortissimamente da Marcello Lippi per sostituire un mito come Gianluca Pagliuca. Ottima stagione per il portierone, ex Juventus, al netto di tutte le difficoltà della squadra nerazzurra, ma è appena sufficiente per il palato fine dei dirigenti nerazzurri. Andrà via da Milano a fare la fortuna della Lazio, dal 2000 al 2007. Angelo Peruzzi sarà ricordato come uno dei portieri italiani più forti della storia, ma no all’Inter. Mistero della fede calcistica.
Mikaël Silvestre: pochissimi tifosi dell’Inter si ricorderanno del calciatore francese. Acquistato dal Rennes, con tante aspettative, per una cifra vicino ai 14 miliardi di lire. All’inizio della sua nuova avventura, nel cielo cupo di Milano, viene subito classificato come un oggetto misterioso. È costretto a volare via dalla metropoli meneghina, dopo una sola stagione, a causa delle numerose contestazioni da parte dei tifosi nerazzurri. Etichettato, troppo, frettolosamente come un bidone si riscatterà, a pieni voti, col Manchester United, diventando una colonna portante della difesa degli inglesi per una decina di anni. Ha vinto praticamente tutto: 5 Premier League, 2 Community Shield, 1 Coppa di Lega inglese, 1 Coppa Intercontinentale e 1 Champions League. Non era un UFO nei cieli di Milano, ma era semplicemente un fenomeno di pareidolia, ovvero la tendenza degli interisti a interpretare uno stimolo vago – potenziale bidone – come qualcosa di già noto a chi osserva. E.T. telefono, casa.
Roberto Carlos da Silva: il più forte terzino sinistro – sulla destra c’è Cafu con merito – della storia del calcio brasiliano è stato, poco più, di una meteora ad Appiano Gentile. Roba da scomunica diretta per i dirigenti nerazzurri di allora. Una sola stagione a Milano bollato dal prof. Roy Hodgson come bravo, ma troppo indisciplinato tatticamente. Ma allenarlo, no? Per la serie è un ragazzo intelligente, ma non si applica come dovrebbe. Al suo posto l’inglese gli preferisce Alessandro Pistone, uno che non ha vinto nulla in carriera; il difensore italiano resterà nella storia del calcio mondiale, soltanto, perché preferito al forte terzino brasiliano. Sembra una barzelletta, ma non fa ridere a nessuno. Ceduto al Real Madrid per sette miliardi di lire – una miseria – farà la storia del club madrileno e della nazionale brasiliana. Con il Rea Madrid porta a casa 4 campionati spagnoli, 3 Supercoppe di spagna, 3 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali e una Supercoppa Uefa. Infine, campione del mondo 2002. Fenomeno incompreso a Milano.
Fabio Cannavaro: caso ingarbugliato quello del capitano della Nazionale italiana Campione del mondo. Una storia da raccontare da Franca Leosini, in Storie Maledette. Fabio Capello, passato dalla Roma alla Juventus, individua in Cannavaro il pilastro difensivo della sua nuova squadra. Moggi – da vecchia zebra spelacchiata qual è – non se lo farà dire due volte. Fa di tutto per portarlo alla Juventus con la complicità di Mino Raiola e si racconta dello stesso calciatore, lusingato dalla corte serrata della Vecchia Signora. Per la serie, ogni scopata è persa. Alla fine, fu scambiato con Carini – portiere uruguagio di belle speranze – dopo appena due sole stagioni alla corte dell’Inter. Lontano da Appiano Gentile, Fabio vincerà il Pallone d’oro grazie alla vittoria del Mondiale con l’Italia. E’ una storia maledetta per i tifosi del biscione interista. Guai a ricordarla, non aprite quella porta.
Leonardo Bonucci: con furore dalla Primavera dell’Inter in prima squadra, grazie a Roberto Mancini. Soltanto una manciata di presenze con la maglia nerazzurra. Leonardo troverà fortuna altrove, lontano dalla Darsena. Qualcuno lo ha definito, ingenuamente, più forte di Franco Baresi. E’ soltanto un buon calciatore che non è in grado di spostare gli equilibri da nessuna parte.
Andrea Pirlo: sarebbe più facile sincerarsi dietro un no comment. Acquistato dal Brescia (estate del 1998) il ragazzo resta a Milano – sponda nerazzurra – per appena tre stagioni, ma non sfonda a causa di un grande equivoco tattico mai risolto dagli allenatori interisti. Andrea Pirlo non è un trequartista e nemmeno una mezzala. Mazzone prima e Ancelotti poi lo trasformano in un regista davanti alla difesa. Da quel momento esatto inizia la leggenda di Andrea Pirlo, uno dei centrocampisti più forti di tutti i tempi. L’Inter lo rimpiangerà per il resto dei suoi giorni.
Clarence Seedorf: l’olandese è membro onorario del Gotha del calcio mondiale. All’Inter è arrivato in pompa magna con la nomea di grande campione grazie all’esperienza da vincente con l’Ajax e il Real Madrid. In quasi tre anni con la maglia nerazzurra colleziona zero titoli. Con l’Ajax e il Real Madrid ha vinto praticamente tutto, anche la Coppa Campioni. Nell’estate del 2002 si trasferisce sull’altra sponda del Naviglio, scambiato con una noce di Coco. Ricordate Pistone? Per la serie, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Nel giro di pochi mesi, Clarence guarisce dalla terribile malattia interista della sconfitta e riprende a vincere, tutto, come i bei vecchi tempi. Col Milan vince due campionati italiani, 1 coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppa Uefa e una Coppa del mondo per club.
Coutinho: altro calciatore, alla Pirlo o alla Roberto Carlos, di difficile collocazione tattica. Il brasiliano nasce trequartista alla Zico, ma è più efficace come mezzala in un 4-3-3. Nel calcio moderno non c’è più spazio per i numeri dieci da quando Roberto Baggio non gioca più. Lascia l’Inter – dopo appena tre stagioni condite da poche presenze – per passare al Liverpool dove diventerà un pilastro del centrocampo dei Reds con 41 reti in 152 presenze. A Milano resta un rimpianto, ma nemmeno così tanto a sentire i tifosi interisti.
Dennis Bergkamp: uno dei calciatori più talentuosi della storia del calcio olandese. Inspiegabile la sua nomea di “potenziale bidone” a Milano e hinterland. Acquistato dall’Ajax dove in 232 partite ha siglato ben 122 marcature. In due stagioni all’Inter non brilla, come dovrebbe, soprattutto per una questione caratteriale. L’ambiente interista è insoddisfatto dalle prestazioni negative della punta olandese. Nonostante tutto, grazie al suo immenso talento, riesce a essere decisivo in Coppa UEFA, aiutando i nerazzurri con 7 marcature a vincere il trofeo europeo. Dopo appena due stagioni con la maglia nerazzurra, viene ceduto all’Arsenal dove entra nella storia dei Gunners e della Premier League. Dal 1995 al 2006, segna 120 reti in 423 partite. Vince tre campionati inglesi, 4 coppe d’Inghilterra e 4 Charity/Community Shield. Con merito, inserito nell’Hall fame del calcio inglese.
Marco Delvecchio: Per la serie Nemo propheta in patria che significa: “Nessuno è profeta nella [propria] patria”. Milanese originario di Barletta, cresciuto nel settore giovanile dell’Inter. Moratti lo considera incedibile, un po’ come lo è il Gigante per la città di Barletta. Marco Delvecchio è il futuro dell’Inter che, di lì a qualche anno, avrebbe dovuto fare a meno di campionissimi del calibro di Matthäus e Brehme. Il 9 novembre 1995 passa alla Roma scambiato con Marco Branca – attaccante di buona fattura – di otto anni più vecchio. Sensi baratta con Moratti, il futuro col passato. La storia dimostrerà che il Presidente della Roma aveva ragione. A Roma, dopo un periodo di ambientamento, passando dalle cure di Zeman a quelle di Capello, Delvecchio diventa super Marco, uno dei calciatori più importanti e amati della recente storia romanista. Con i giallorossi vince uno scudetto e una Supercoppa italiana.
Robbie Keane: Uno dei calciatori irlandesi più forti di sempre, assieme a Roy Keane, viene acquistato dall’Inter per una somma vicino ai 31 miliardi di euro. Dopo l’esonero di Marcello Lippi, Marco Tardelli gli spezza le ali sul nascere. Con le sue gambe robuste e talentuose, ritorna mestamente in Inghilterra dove segna una valanga di goal col Tottenham, diventando una bandiera senza tempo. Calciatore fantastico, completo in tutti i fondamentali dalla finalizzazione – ottimo marcatore – all’assist per i compagni di squadra. In 737 match disputati con diverse squadre di club, sono 325 le reti messe nel suo curriculum vitae. Valle a buttare.
All. Luciano Spalletti: A Milano soltanto per due stagioni, giusto il tempo per incontrarlo in Zona Isola e farci quattro chiacchere. Luciano è un uomo alla ricerca di affetto. Sostituito da Antonio Conte ed esonerato, come un pirla qualsiasi, dopo aver centrato la qualificazione alla Champions League. L’esperienza milanese resta un brutto ricordo per gli interisti e il diretto interessato. Un amore destinato a non sbocciare, due destini che si dividono e forse non si incontreranno mai più, per fortuna del Napoli.
In panchina:
Adrian Mutu: uno dei calciatori rumeni più forte degli ultimi vent’anni. 4 volte miglior calciatore rumeno dell’anno 2003, 2005, 2007, 2008. Molto duttile tatticamente, capace di giocare in tutte le posizioni d’attacco. In questa Serie A avrebbe fatto la fortuna di tantissimi club, compreso l’Inter di Simone Inzaghi. Acquistato dalla Dinamo Bucarest, poco più che un diciannovenne, all’Inter ci rimane una sola stagione timbrando soltanto dieci presenze con la maglia nerazzurra. Gioca col Parma, Chelsea, Juventus e Fiorentina. Con i viola, forse, abbiamo visto il Mutu migliore. Calciatore di grande potenzialità, limitato dagli infortuni e da un carattere molto spigoloso.
Cristian Brocchi: Centrocampista tuttofare con propensione all’attacco. Un Florenzi venuto dal passato per la gioia degli esteti del calcio. Mezzi tecnici molto limitati, due De Fonseca al posto degli scarpini dell’Adidas, ma il ragazzo non manca di grande personalità. La corsa è il suo pane quotidiano. Nell’estate del 2000 passa all’Inter dal Verona – dopo due ottime stagioni con gli scaligeri condite da 8 reti – ma è subito ceduto dopo un solo campionato, scambiato con Andrés Guglielminpietro. Col Milan vince tutto, anche se con un ruolo da comprimario. È la prima scelta dopo i vari Pirlo, Gattuso e Seedorf. Mette in bacheca uno scudetto, 1 UEFA Champions League, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana e una Supercoppa UEFA. Brocco solo per l’Inter, per il Milan è stato soltanto Brocchi.
João Mário: il terzo acquisto più costoso della storia dell’Inter non riesce a sfondare dopo vari tentativi fallimentari con la maglia nerazzurra. Calciatore universale può giocare ovunque a centrocampo, anche come trequartista, grazie a un’ottima tecnica individuale. Quest’anno con la maglia del Benfica è in uno stato di grazia assoluto; In 52 presenze, 20 sono le reti messe a segno dal forte centrocampista portoghese. Forse, la sua migliore stagione in carriera. Ai quarti di finale della Champions League incontrerà la sua ex squadra, ricoprendo il ruolo dell’ex col dente avvelenato. Sarà il crimine perfetto da consegnare alla storia del calcio nerazzurro, oppure João sarà ricordato dagli interisti come il più classico dei bidoni pagato a peso d’oro? Ai posteri l’ardua sentenza.
Matteo Politano: poco più di due stagioni con la maglia dell’Inter, sedotto e abbandonato. Voluto fortissimamente da Spalletti, dopo pochi anni alla corte di Antonio Conte, ritornerà da Luciano al Napoli. Per la serie, il primo amore non si scorda mai. Con Matteo il Napoli vola sulla fascia destra, avvicinandosi al terzo scudetto della storia e stabilendo il record della qualificazione ai quarti di finale di Champions League.
Nicolò Zaniolo: zero presenze con la maglia dell’Inter, viene ceduto alla Roma con l’operazione sciagurata di Radja Nainggolan. In pochi anni, nella capitale diventa l’enfant prodige del calcio italiano. La sua carriera è in forte ascesa, nulla e nessuno lo può fermare. E’ l’affare del secolo per la Roma che fiuta una plusvalenza monstre. Si parla insistentemente della Juventus e di altri top club europei. Sul più bello, la carriera di Zaniolo è condizionata dalla rottura del crociato. Dopo l’infortuno, Nicolò segna il goal decisivo a Tirana nella finale di Conference League, riportando in Italia una coppa europea dopo circa vent’anni. L’ultima l’aveva vinta proprio l’Inter, per la serie: il destino non esiste. Certo, non esiste.