Bobby Charlton …
Se c’è stato un giocatore che, nella storia, ha incarnato il ruolo di centravanti, questi non poteva che essere inglese e rispondere al nome di Bobby Charlton.
Come nel romanticismo che caratterizza la vita avventurosa di quanti hanno visto questa sbocciare immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, era nato nel 1937, anche in quella di Bobby si possono ritrovare queste caratteristiche. La sua famiglia di calciatori ne avrebbe visti tanti, molti rampolli dei Charlton riuscirono a sottrarsi alla dura vita dei minatori grazie al calcio, diventando professionisti anche quattro fratelli del padre, Robert, così come il suo primogenito Jack che, diversamente da Bobby, e quasi a completamento famigliare, avrebbe raggiunto la fama e la gloria come difensore, più o meno arcigno, come erano i difensori dell’epoca.
Talentuoso, invece, Bobby, schierato inizialmente quale ala d’attacco, spesso con funzionalità anche tattiche, ma il più delle volte utilizzato come centravanti di manovra svolse, in pratica, tutta la sua carriera agonistica nel Manchester United, dal 1953, anno del suo ingresso nelle giovanili del club, al 1973, anno del suo ritiro dallo United, anche se avrebbe sporadicamente giocato ancora qualche anno, prima di indossare, con scarso profitto per la verità, la tuta di allenatore e diventare, infine, dirigente ambasciatore del suo Manchester.
Venti anni in cui avrebbe collezionato più di seicento presenze con la maglia dei Red Devil e centonovantanove gol, che hanno contribuito alla vittoria di tre campionati e di una FA Cup. Talento, ma anche tragedia, perché Bobby Charlton era rimasto ormai l’ultimo dei sopravvissuti al terribile incidente che falcidiò quasi tutto il Manchester United nello scalo d Monaco di Baviera nel 1958, di ritorno da una trasferta in Jugoslavia nella Coppa dei Campioni, che sembrava destinato a vincere.
Sempre lui, nel 1968, dieci anni dopo quella tragedia, faceva ancora parte dei Busby Babes, rinati dalle ceneri proprio di quel disastro, che si presero la rivincita sul destino vincendo la prima Coppa dei Campioni per il Manchester, contro il Benfica e a Londra, due anni dopo, tra l’altro, che gli era stato riconosciuto il Pallone d’Oro del 1966 quale miglior giocatore continentale. Non solo vittorie in maglia United, ma anche con quella, in genere bianca, dei Tre Leoni della nazionale, con cui vinse l’unico titolo internazionale, finora, dell’Inghilterra, la Coppa del Mondo del 1966, sempre a Londra, sempre a Wembley, premiato dalla Regina Elisabetta.
Un uomo, un giocatore che fino all’ultimo ha saputo incarnare l’animo britannico del gioco del calcio.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Raffaele Ciccarelli)