GLIEROIDELCALCIO.COM (Antonio Capotosto) – Il viaggio dal Dall’Ara a Campo di Marte è un insieme di ricordi indelebili per chi li ha vissuti. Un bagaglio ricco di racconti e testimonianze per i più piccoli, figli di quei ragazzi deliziati dalle magie di un fuoriclasse veneto di nome Roberto. Se è facile ricordare Fulvio Bernardini anche per il settimo tricolore felsineo, quattro scudetti della storia rossoblù portarono la firma di Hermann Felsner, il tecnico austriaco tornato sotto le Due Torri per vincere ancora. Dopo l’arrivederci a Bologna andò a Firenze, assieme ad Alfredo Pitto e Antonio Busini. In riva all’Arno conobbe Giuseppe Galluzzi, futuro allenatore del Bologna per una stagione. Negli anni Sessanta le tre grandi del Nord conquistarono otto scudetti, con il ‘Dottore’ che vestiva ancora i panni del guastafeste… Come la Fiorentina di Bruno Pesaola, il quale nel 1974 avrebbe regalato al club felsineo la seconda Coppa Italia. Con Pecci e Roberto Vieri: Eraldo vestirà la maglia gigliata per quattro stagioni, mentre l’altro è cresciuto nelle giovanili viola. Il papà di Christian non riuscì però a trovare spazio in campionato, a differenza di Chiarugi. E ‘Cavallo Pazzo’ salutò la massima serie con la casacca rossoblù. Nella stagione 1992/93 Luciano (con Antognoni) avrebbe sostituito Aldo Agroppi, il quale era subentrato a Gigi Radice. E nell’annata successiva al Totonero il tecnico dell’ultimo scudetto granata condusse il Bologna al settimo posto: il quinto, senza la penalizzazione di cinque punti… L’incipit della retrocessione felsinea è ricordato anche per la prima stagione da titolare di Roberto Mancini: il mister della sesta Coppa Italia viola, ‘trainato’ da Chiarugi. Era l’ultima stagione di Giovanni Piacentini, il quale ha chiuso la carriera nel Bologna: vestì anche la maglia gigliata, con i trofei del 1996. Quelle coppe festeggiate anche da Daniele Carnasciali, altro doppio ex. Quando nel 1986 Pecci ripartiva da Bologna nella serie cadetta, Roberto Baggio debuttava (finalmente) in A: se le prestazioni in viola gli regalarono il palcoscenico iridato, in rossoblù staccava il pass per l’ultimo Mondiale. Sotto le Due Torri lo aveva portato Gabriele Oriali. ‘Piper’ -soprannome coniato da Gianni Brera-chiuse la carriera da giocatore in riva all’Arno. E nel 1957 il Bologna acquistò Humberto Maschio, uno degli “angeli dalla faccia sporca”. Disse addio all’Italia nel 1966, dopo tre annate in maglia gigliata.