Bruno Conti ha rilasciato una lunga e bella intervista a Luca Valdiserri, Corriere della Sera, relativamente al Mundial 1982 …
«Venivamo da tre pareggi non certo esaltanti (contro Polonia, Perù e Camerun; ndr) e da una qualificazione stentata. Il problema, però, aveva radici più profonde: le polemiche erano iniziate ben prima dell’inizio del Mondiale. Eravamo passati dal calcio scommesse, Bearzot aveva convocato Paolo Rossi e lasciato a casa Pruzzo, che era stato capocannoniere per due anni di fila. Si era scatenata una vera gogna mediatica. Alla fine, però, furono polemiche benedette perché, come diceva Bearzot, contava il gruppo e il gruppo fu “cementato dal sentirsi tutti contro […] l’Italia veniva da un brutto periodo anche fuori dal campo di calcio. Due anni prima, Ustica. L’anno prima, l’attentato al Papa. Eravamo ancora dentro gli Anni di Piombo. Nel nostro piccolo abbiamo dato un motivo agli italiani per sorridere. Il secondo: se guardi oggi quelle partite, vedi che abbiamo battuto via via tutti i migliori. Maradona, Zico, Boniek, Rummenigge…».
29 giugno 1982 … Italia-Argentina 2-1
«E’ la partita che ci permette di sbloccarci e Maradona dimostra la sua grandezza anche nella sconfitta. Nessun difensore ci andava leggero con lui, ma Diego non si è mai lamentato. Nasce tra me e lui un rapporto fortissimo. A ogni Roma-Napoli mi diceva: vieni a Napoli a giocare con me, tu sei il calcio […] lo ero lusingato, però, volevo restare a Roma. C’era in discussione il contratto da rinnovare con il presidente Viola e ci incontrammo al ristorante Quadrifoglio. Spesso portavo i miei figli all’allenamento e in quella occasione c’era Daniele, che per Maradona aveva una venerazione. Viola gli chiese: “dove giocherà papà l’anno prossimo?” E Daniele: `va a Napoli da Maradona”. Non so cosa pensò Viola, però firmai subito dopo il contratto per restare».
Italia-Brasile 3-2, 5 luglio, 1982, tripletta di Paolo Rossi
«Fu la vittoria di Bearzot, anche se rischiò di pagarla cara. Dopo quel 3-2 indimenticabile ci diede un giorno libero e in molti lo passammo nella piscina dell’albergo. Passò a trovarci in tuta e con la pipa in bocca, io e Ciccio Graziani lo gettammo in acqua per scherzo. Non pensavamo che non sapesse nuotare…».
Come gestì, una volta tornati a Roma, quella vittoria con Falcao?
«Semplicemente non ne parlai mai con lui. Non potevo dirgli che mi dispiaceva, perché non era vero. Prima della partenza per la Spagna, a Trigoria, facemmo una foto io, Paulo, Liedholm e Viola. Il presidente ci disse: uno di voi due mi deve riportare indietro la maglia da campione del mondo».
La semifinale con la Polonia di Boniek (2-o, 8 luglio 1982) anche nel ricordo sembra quasi una formalità …
«Non abbiamo commesso l’errore di pensarla così. Non abbiamo mai mancato di rispetto a nessun avversario».
Nella finale con la Germania (3-1, u luglio 1982) vi permettete di sbagliare un rigore sullo o-o: come andò?
«Credo dovesse tirarlo Paolo, che però chiese a Cabrini: te la senti? All’intervallo Bearzot prese Cabrini per il collo e urlò a lui per dirlo in realtà a tutti noi: i rigori si possono sbagliare, adesso entriamo in campo e vinciamo questo Mondiale! Così è stato».