GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
Il Postino
Se la saeta rubia ti consegna l’appellativo di “postino”, per la tua grande capacità di fornire palloni giusti al momento giusto, significa che qualcosina di buono il tuo calcio lo produce. Luis Del Sol è stato uno di quei calciatori speciali, testimoni dell’epoca romantica di un pallone che diventava sempre più bello, tremendamente bisognoso di miti.
Il mito del Grande Real lo aveva anche costruito quel ragazzone spagnolo dal fisico resistente e dalla corsa smisurata. Aveva origini italiane ma era cresciuto nella sua penisola iberica, quella tutta calcio e tradizione. E dalla sua Siviglia aveva saputo costruirsi un nome in grado di attirare le sirene della squadra più forte del decennio, forse della storia.
La Coppa dei Campioni del 1960, in fondo, è anche sua. Titolare nella finalissima di Glasgow contro i tedeschi dell’Eintracht. Un 7-3 leggendario, con tripletta del suo amico argentino dal cognome italiano e poker dell’immenso fantasista magiaro di nome Ferenc. Poi una Coppa Intercontinentale contro il Penarol, prima degli 8 anni passati alla corte della nobile italiana a strisce bianconere. La Juventus di Amaral lo aveva acquistato per l’incredibile cifra di 350 milioni, per quello che sarebbe stato il primo spagnolo nella storia del club torinese; in quasi un decennio, Del Sol ebbe anche tempo per trionfare nel campionato 1966/67, contro la fortissima Inter di Herrera, il mago che avrebbe incontrato nel primo dei suoi due anni romanisti.
Luis ci lascia subito dopo Boniperti. Destino comune di due grandi juventini.