Per il mondo calcistico messinese il 20 aprile è una data da ricordare assolutamente. In questo giorno ricorre l’anniversario della morte di una delle più grandi memorie storiche del calcio messinese: il massaggiatore Ciccio Currò.
Ciccio viene considerato dal popolo messinese come una vera e propria leggenda. Dal 1947 fino ai suoi ultimi giorni di vita ha lavorato per la squadra cittadina (l’ACR Messina), ricoprendo il ruolo di massaggiatore.
Ciccio non era solo un massaggiatore, ma era soprattutto un padre, un amico, il vicino della porta accanto che in tutti questi anni di carriera si è preso cura dei giocatori, degli allenatori e delle loro rispettive famiglie diventandone un vero e proprio punto di riferimento.
La sua storia d’amore con la maglia biancoscudata inizia nel 1947, quando lui era poco più di un ragazzino, e dal suo villaggio di Cumia (famoso a Messina per i fiori) si fece una camminata fino al “Campo” (che nel gergo messinese fa riferimento allo storico stadio messinese Giovanni Celeste), dove si presentò alla società di allora chiedendo di lavorare per loro. Fu cosi che i dirigenti di allora lo affiancarono al massaggiatore storico Maddaloni, di cui ne divenne il suo vice e ne apprese tutti i trucchi del mestiere, fino al 1971 quando Maddaloni andò in pensione e divenne il massaggiatore-capo della squadra peloritana.
Ciccio era ben voluto da tutti, dai giocatori agli allenatori fino ai dirigenti e ai tifosi stessi per la dedizione e la passione che metteva quando svolgeva il suo lavoro.
A lui sono legati 65 anni di storia biancoscudata nei quali ha lavorato con tantissimi giocatori, che hanno fatto la storia nella città dello stretto e che hanno avuto una brillante carriera calcistica. Tra questi ricordiamo Ciccolo (detto Lumumba che dopo Messina farà la fortuna dell’Inter di Herrera); gli eroi della prima serie A come Fascetti (che fece bene da allenatore con Lazio e Bari), Stucchi, Landri, Benitez e il loro allenatore Mannocci (che sapendo della sua grande passione per l’ACR Messina, gli fece uno scherzo pubblicando un articolo su un quotidiano sportivo che aveva come titolo: “Ciccio Currò vuole comprare l’ACR Messina per 50 milioni di lire). Non dimentichiamoci anche degli eroi degli anni 70/80 a cui i messinesi sono molto legati, per il bel calcio espresso come Musa, Repetto, Catalano, Protti, Ficcadenti, Cambiaghi, Schillaci (al quale Ciccio spesso faceva cucinare una fetta di carne in più come gesto scaramantico ogni volta che segnava), Bellopede (Che racconta come Ciccio durante i ritiri veniva a controllarli la sera in camera, per verificare se dormissero) e il leggendario allenatore Scoglio ( Con lui si era instaurato un rapporto di amicizia che va al di la del “Campo”, infatti il professore di Lipari tentò di portarselo in tutti i modi nelle sue esperienze a Genova, in Libia e in Tunisia, ma lui rifiutava gentilmente preferendo restare nella sua amata Messina).
Ciccio era molto dedito al suo lavoro, tantoché era solito vederlo al “Campo” anche d’estate quando la stagione calcistica era finita. Ogni giorno dopo pranzo si recava allo stadio Celeste, dove passava il tempo nella sua stanzetta, dove potevi trovare un sacco di foto e di maglie appartenute ai giocatori del Messina a cui era molto legato, ma anche a giocatori avversari venuti a giocare al Celeste. Cimeli gelosamente custoditi come se fossero dei ricordi di famiglia. Per questo motivo si diceva che Ciccio possedesse due case, la sua a Minnisale (quartiere di Messina a un tiro di schioppo dallo Stadio Celeste), e lo Stadio Giovanni Celeste.
Svolgeva il suo lavoro con la stessa grinta e passione che i tifosi mettono sugli spalti, quando incitano la squadra. Infatti Ciccio era un grande tifoso della squadra della sua città, e sentiva le partite come un tifoso. Infatti non conosceva nessun risultato che non fosse la vittoria. Quando il Messina perdeva o pareggiava si chiudeva in sé stesso e non parlava con nessuno dei suoi familiari.
La passione per il Messina è stata ereditata dal nipote Luigi Grifo (che a Messina conoscono tutti come il ragioniere), che Ciccio ha cresciuto come un figlio. Infatti il nipote è un grande tifoso del Messina che segue da sempre la squadra in casa e in trasferta, trascinando i tifosi presenti sugli spalti a sostenere la squadra che gioca in campo. È un punto di riferimento allo stadio, che cerca di trasmettere la passione ereditata allo zio alle future generazioni di tifosi messinesi.
Ciccio è la memoria storica della Messina calcistica, che meriterebbe una riconoscenza maggiore per ciò che ha dato nei suoi 65 anni di carriera con la maglia Biancoscudata.