LA GAZZETTA DELLO SPORT (Maurizio Nicita) – Ciro Ferrara, su La Gazzetta dello Sport, ha risposto ad alcune domande in relazione alla presentazione del suo libro dedicato a Maradona, “Ho visto Diego e dico ‘o vero”.
Di seguito alcuni passaggi dell’intervista:
“Quando di notte sentivo rombare la sua Ferrari capivo che il giorno dopo non lo avrei visto all’allenamento… Per questo ho pensato di mostrare il suo lato migliore. E allora ho voluto raccontare il Maradona dello spogliatoio. Quello che non si è mai messo sul piedistallo, nonostante sia il più forte di tutti i tempi, e ha sempre aiutato ogni compagno».
“Avevo 17 anni e certe cose non le avevo nemmeno sognate. Quando arrivò e all’inizio gli davo del Lei. mi ha fatto crescere come giocatore e uomo”
“… Diego è stato nella mia vita una presenza immensa. Quando arrivò ero un ragazzino più tifoso che giocatore. Quando andò via, nel 1991, ero un padre e un uomo più maturo. Avevo vinto tutto quello che si poteva sognare col Napoli ed ero entrato nel giro della Nazionale. Maradona era diventato un mio grande amico e le nostre vite si erano intrecciate in modo così saldo che non si possono più slegare. Non posso dimenticare quando tornò in città dopo 14 anni per il mio addio al calcio al San Paolo, disse semplicemente: “Come potevi pensare che non venissi in un momento così importante per te?”
Sulla fuga nel 1990 dal ritiro di Imola …” in quella occasione Diego c’entrava poco. Altri avevamo organizzato quella fuga. Ma quando esplose il caso sui giornali e temevamo ripercussioni, lui mi disse: “Non ti preoccupare. Dirò che la colpa è mia, che vi ho costretto a portarmi in discoteca”.
“… Ancora non si spiega come abbia segnato quel bel gol in finale della Coppa Uefa a Stoccarda, nel 1989, su suo assist di testa. Gli ribatto che lui a Napoli non ha vinto nulla prima che diventassi titolare io in difesa. Restano anni incredibili».