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Citeroni, il raccattapalle che fermò il gol di Beppe Savoldi

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“Abbiamo assistito ad un fatto clamoroso, forse mai accaduto nella storia del calcio.

Un raccattapalle, evidentemente impietosito dalla fine verso cui ormai si avviava l’Ascoli, accostandosi alla rete difesa da Masoni metteva la punta del piede accanto al palo, dalla parte esterna, giusto sulla traiettoria di un tiro di Savoldi: il pallone, battendo all’interno del legno, veniva ricacciato in campo.

La palla ha urtato contro il “corpo estraneo”. Riprendeva Castoldi e mandava in angolo.

Stava per scadere il 90°. Senza l’intervento del ragazzino (identificato per il figlio di Citeroni, custode del campo) la palla sarebbe schizzata in rete, considerata la posizione di Savoldi e l’angolazione. E sarebbe stata la quarta rete di questo risorto Bologna. Il caso, insolito, deve essere sfuggito a Barbaresco il quale, a Bulgarelli che gli faceva subito notare l’irregolarità, ha risposto di non aver visto niente. Naturalmente non lo scriverà sul rapporto.

Pensate se l’episodio si fosse verificato sullo 0-0. O peggio ancora, sull’1-1 per l’Ascoli. Finita come è finita, tutto si è concluso con una risata generale. Il Bologna non farà ricorso. Avendo vinto largamente, al di là del risultato, il ragazzino che ha respinto il tiro di Savoldi verrà ricordato forse solo dall’interessato per via della classifica cannonieri. Adami, presente in tribuna, ha dichiarato che a lui, nella lunga carriera di arbitro e di dirigente di arbitri, non era mai capitato un fatto del genere. L’episodio, rimasto senza strascichi e polemiche, vi dice anche come sono andate le cose durante la partita, che è stata dominata quasi da capo a fondo dagli uomini di Pesaola” (Cit. La Gazzetta dello Sport, 13 gennaio 1975).

Così “La Gazzetta” raccontava l’incredibile episodio che ha visto protagonista un raccattapalle.

Il 16enne Domenico Citeroni entra così nella storia del nostro calcio, era il 12 gennaio 1975.

Nessuno riuscirà a fare di più … intervistato anni dopo disse “… fu un gesto istintivo. Facevo il raccattapalle, perché non avevo i biglietti per assistere alle partite: mi mettevo in fila alle 10 del mattino, assieme ad altri ragazzi, sceglievano i primi 12… Diventai famoso al punto che, qualche domenica più tardi, prima della partita fra l’Ascoli e la Lazio campione d’Italia in carica, mi portarono nello spogliatoio dei biancocelesti, mi dissero che Chinaglia voleva parlarmi. Entrai e il centravanti laziale era sulla lettiga per farsi massaggiare: mi prese il braccio e mi sussurrò all’orecchio: ‘Niente scherzi, se fai a me quello che hai fatto a Savoldi, ti stacco la testa’, e giù una risata. Insomma, ormai mi conoscevano”.

Allora vediamola questa sua “prodezza”.

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